Parla l’amministratore accusato per “troppa indulgenza” con gli extracomunitari
«Regolamentare sì, ma nel frattempo dobbiamo essere ospitali: appartengo a una Destra sociale che non c’è più. Ho fatto solo il mio, poi i “leoni da tastiera” hanno fatto della normalità, cioè l’accoglienza, un caso mediatico». Scatenati quotidiani e tv nazionali.
Alessandro Scarciglia, vicesindaco di Avetrana, riceve offese e insulti sui social network. Unico torto, punti di vista – noi la pensiamo esattamente come lui – essersi prodigato nel dare accoglienza a settantatré migranti pakistani sbarcati nei giorni scorsi sulla spiaggia di Torre Colimena, Marina di Manduria. Sono in molti ad esprimere solidarietà a Scarciglia. Politici, sindacati, cittadini si schierano dalla sua parte, qualcuno parla di «vergognosa aggressione nei suoi confronti» e, invece, lo ringrazia «per l’impeccabile lavoro istituzionale svolto e avere interpretato nel modo più giusto il ruolo di amministratore».
“Costruiamo Insieme” ha fatto di più. Ha invitato Scarciglia in studio per farsi raccontare direttamente dal protagonista di un gesto normale, quello dell’accoglienza, diventato suo malgrado “speciale”. Tutto nasce da un equivoco. La formazione politica di appartenenza, passata attraverso diversi partiti che, però, non incarnavano lo spirito dell’amministratore.
Insomma, Scarciglia, una tempesta mediatica?
«Ho fatto quello che dovrebbe fare ogni essere umano, che sia di destra o di sinistra: aiutare il prossimo; mi meraviglia, invece, quanto si è scatenato mediaticamente nel giro di qualche ora. Ma andiamo per ordine: sono appena passate le sei e mezzo del mattino, mi chiama un brigadiere della Stazione dei carabinieri di Avetrana: settantatré persone, appena sbarcate, sono in fila indiana sulla strada, si dirigono da Torre Colimena – dove è avvenuto lo sbarco – verso Avetrana; non sono più in territorio di Manduria, così spetta a noi, avetranesi, darci da fare: è gente che da giorni – nove abbiamo saputo – viaggiava in mare».Scatta l’operazione-ristoro.
«Sollecita. Cominciano i carabinieri, un esempio in fatto di impegno, per proseguire con rappresentanti della Prefettura di Taranto che hanno svolto il lavoro di identificazione con la massima velocità; metto a disposizione di questi settantatré poveretti, stanchi, denutriti, con appena la forza di ringraziarti a mani giunte, lo stadio comunale: lì troviamo magliette, ciabatte, servizi igienici. Grazie infinite a un ristoratore del posto, al titolare di un negozio di casalinghi e alla generosità dei cittadini non solo di Avetrana – perché c’è stata una corsa alla solidarietà – i migranti hanno ricevuto pasto caldo, bottigliette d’acqua, bicchieri posate, indumenti e scarpe».
Lei, però, è di destra: non glielo hanno perdonato. Cosa fanno quanti appartengono a questa ideologia: mangiano i bambini, prendono a sassate o botte i richiedenti asilo, li respingono in mare e chi si è visto, si è visto?
«Sono orgogliosamente di destra, ho vissuto da ragazzo il Movimento sociale, poi Alleanza nazionale, infine Fratelli d’Italia, da cui sono poi uscito: attualmente sono sprovvisto di tessere di partito; mi manca la mia Destra sociale, all’interno della quale non si è mai parlato di dichiarare guerra a bisognosi e richiedenti ospitalità: regolamentare sì, respingere mai, siamo seri! Alla base di tutto deve esserci rispetto per chiunque sia un diverso, per pelle, religione, politica che sia; a casa, come in politica, mi hanno insegnato ad aiutare i deboli da qualsiasi parte del mondo arrivassero».
Veniamo all’attacco web.
«Il web è bello perché è democratico, ma andrebbe regolamentato: uno non può pensare di aggredire impunemente chiunque, sono contro i “leoni da tastiera”; sono stato oggetto di un “agguato mediatico” da parte di un rappresentante del centrodestra e di uno del centrosinistra, in perfetta par condicio: ognuno di questi diceva il contrario dell’altro, figurarsi io che ero al centro della vicenda; dei due, chi diceva che un uomo di destra deve usare il polso duro e respingere gli sbarchi; chi, invece, che il sottoscritto era in cerca di visibilità: hanno perso entrambi un’occasione per tacere».
Tutto è finito lo stesso giorno.
«Di più, a mezzogiorno in punto! La Prefettura aveva disposto il trasporto dei pakistani all’hot spot di Taranto per espletare le ultime formalità e definire per ciascuno di questi la destinazione. E’ stata una vera corsa di solidarietà, due ragazze si sono offerte da interpreti e tutto è andato nel verso giusto; in molti si sono complimentati per come ci siamo attivati all’interno della vicenda: amministratori, commercianti. Per dirla tutta, doveva finire tutto lì: soccorso, ristoro e trasferimento dei settantatré pakistani a Taranto».
Dei pakistani, i “leoni” non se ne sono occupati affatto.
«Due cose sono sfuggite ai più: la disperazione di questa gente in cerca di libertà e l’errore di rotta, perché non so spiegarmelo come sono stati “spinti” a Torre Colimena; magari si tratta di una nuova rotta, chi può dirlo?».
Tv e stampa nazionale, la sua vita per qualche giorno è cambiata.
«Continuo a fare l’amministratore nell’unico modo in cui mi è stato insegnato: il rispetto. Vuole sapere l’ultima? Da sempre mi spendo nel sociale, per formazione culturale: faccio clownterapia, in tasca sempre il famoso “naso rosso” (simbolo dei “clown di corsia”, ndr): con altri associati vado spesso a Brindisi, portiamo il buonumore in corsia, tanto ai bambini malati quanto agli anziani; sono stato a fare l’animatore, a portare il buonumore anche nei Centri di accoglienza; come vedete, non mi sono improvvisato, da sempre mi spendo per il prossimo, figurarsi se il colore della pelle può fermarmi…».