Ramadan, un’occasione per conoscersi

Questa mattina ero in una scuola elementare per festeggiare con un gruppo di studenti la vittoria di un importante premio teatrale. La genuinità dei bambini è tale da metterti spesso in imbarazzo per le domande che ti rivolgono alle quali spesso è difficile rispondere.

Non essendo io un attore (e lungi dall’intraprendere una strada di questo tipo), una bambina mi ha chiesto quale lavoro svolgessi veramente come attività primaria dato che con la scuola abbiamo offerto il supporto tecnico di una Associazione.

Fin qui, tutto bene: “Lavoro per una cooperativa sociale che si chiama Costruiamo Insieme e mi occupo di comunicazione e progettazione. Tra le altre cose, la Cooperativa gestisce le strutture che ospitano i migranti”.

Quindi –è intervenuto un altro bimbo- lavori con i musulmani?”.

Certo – ho risposto – non solo gli ospiti delle strutture, ma anche tanti miei colleghi di lavoro sono musulmani!”.

Un’altra bambina, con il braccio alzato che chiedeva di parlare, ha detto che il giorno prima la maestra (che era al mio fianco) ha spiegato che è iniziato il periodo del Ramadan e che era importante studiarlo perché “come noi festeggiamo le nostre ricorrenze e pretendiamo rispetto dagli altri, dobbiamo rispettare quelle degli altri!

Allora ho chiesto cosa avesse spiegato la maestra e qual era il risultato delle loro ricerche sul tema.

Subito, un biondino dagli occhi vispi, si è avvicinato porgendomi fiero la sua ricerca: era la stampa di wikipedia sulla quale, però, aveva sottolineato dei passaggi.

Nel corso del mese di Ramadan i musulmani debbono astenersi dal bere, mangiare, fumare e dal praticare attività sessuali. Particolarmente intensa deve essere la lotta contro i cattivi pensieri, le cattive azioni, la rabbia:

«Iddio Potente e Glorioso ha detto: “Ogni azione del figlio di Adamo gli appartiene, eccetto il digiuno, che appartiene a Me, ed Io ne do ricompensa; il digiuno è un’armatura, e quando sia giorno di digiuno per uno di voi, non nutra propositi osceni né vociferi, e se qualcuno lo ingiuria o lo combatte, dica: ‘Sto digiunando’; e per Colui nella Cui Mano è l’anima di Muhammad, l’alito cattivo che promana dalla bocca di colui che sta digiunando è migliore davanti a Dio del profumo del muschio. Chi digiuna ha due motivi di cui rallegrarsi: si rallegra quando lo rompe, e si rallegrerà del digiuno fatto quando incontrerà il suo Signore».

Poi ha continuato dicendo che le donne incinte o che allattano, i bambini e i malati cronici sono esentati dal digiuno e dovrebbero al suo posto, secondo le loro possibilità, fare la carità come ad esempio nutrire le persone bisognose indipendentemente dalla loro religione, gruppo etnico o dalle loro convinzioni.

In quel momento, come quando rimandi indietro un film, mi sono passate davanti tante immagini, prima fra tutte quelle dell’ultimo attentato a Bagdad.

È bello scoprire che, finalmente, anche nelle scuole e soprattutto con i bambini si ragiona in termini di convivenza e si sia rotto il meccanismo mediatico che induce a parlare di accoglienza che “sembra una parola senza futuro!” come ha detto saggiamente una bambina. Buon Ramadan a tutti!