Manuel Frattini, re del musical
«Fare accoglienza e donare al prossimo è un segno di grande civiltà». Abbiamo intervistato il protagonista di “Robin Hood, principe del Nulla”. «Porto con me la passione di questa terra. Ricordo con affetto la Puglia, il “Pinocchio” in un palasport, poi “Aladin” e “Peter Pan”: è sempre un bel tornare da queste parti. Vorrei giocare a vita, divertirmi all’infinito, dare e prendere dai miei personaggi».
«Fare accoglienza nel massimo rispetto è un dovere di tutti, come aiutare chi ha bisogno di una mano tesa: parlo delle migliaia di migranti arrivati sulle nostre coste, in cerca di aiuto, come per quanti hanno problemi di salute e sono in “sala d’attesa” per ricevere un organo che li restituisca a una vita normale».
Fosse un cantante, sarebbe una rockstar. Manuel Frattini, a Taranto con il musical “Robin Hood, principe del Nulla”, parla della sua attività artistica, ma anche di accoglienza e di una missione che lo vede impegnato nella campagna promossa dall’Aido, l’Associazione donatori organi. «Penso che l’Italia – dice il popolare artista – stia gestendo al meglio le sue risorse in fatto di ospitalità per quanti chiedono asilo: come per gli italiani emigrati negli Stati Uniti per necessità, anche chi fugge da guerre e persecuzioni politiche deve essere accolto fraternamente: poi anche il resto d’Europa dovrà fare il suo, ormai tutti abbiamo bisogno di tutti, è bene entrare in questo ordine di idee».
DALLA PUGLIA A BROADWAY
Diretto da Mauro Simone, in scena con Fatima Trotta (Lady Marian), Frattini è il principe della foresta di Sherwood. Nel suo genere, quello più completo al quale assistiamo in teatro, il musical, più che essere un principe ne l’indiscusso re. Numero uno del musical, l’artista di origine lombarda, non rinuncia all’accento romano quando si tratta di fare una battuta. «Sono stato in Puglia diverse volte, conservo un grande ricordo sulla passione del pubblico: con “Pinocchio”, musical firmato dai Pooh, fu l’apoteosi, un intero palazzetto a Taranto (Palamazzola, ndr) pieno in ogni ordine di posto: era l’ultima data della tournée, ricordo, ben cinquecento repliche: qui ci fu il “rompete le righe”, qualche lacrima sui titoli di coda e l’orgoglio che avremmo rappresentato l’Italia cinquant’anni dopo il “Rugantino” di Garinei & Giovannini, a Broadway, qualcosa che al debutto non avremmo mai pensato».
Dopo “Pinocchio”, “Aladin”, altro grande successo di pubblico, “Peter Pan”, “Cercasi Cenerentolo”. Quando si parla di Frattini e di numero di repliche, lo si fa sempre nell’ordine delle centinaia.
«Lusingato, ma forse sarà perché so scegliere – sorride – e in questo ho anche un pizzico di fortuna». E, invece, non è così. Non dovremmo svelarlo, ma Stefano D’Orazio, ex batterista dei Pooh, autore di fortunatissimi musical, ogni volta che si siede davanti a un pc per “comporre”, fa una telefonata. «Manuel – dice l’autore di “Pinocchio”, “Aladin”, “W Zorro”, “Mamma mia!” – sto provando a scrivere una storia, posso contare su di te?». «Stefano è un grande – replica Frattini – sono io, invece, a sentirmi fortunato nell’avere la sua stima; ha il dono della scrittura: straordinario; poi la capacità organizzativa, sembra il signor Wolf di “Pulp fiction”, il personaggio che “risolve problemi”; quando lui orbita intorno a un musical, puoi stare tranquillo: dedicati espressamente a fare il tuo, al resto ci pensa lui».
«MI SENTO PETER PAN»
Fosse uno dei suoi personaggi, Frattini a chi somiglierebbe. «Peter Pan, per la sua indole: il non voler crescere; qualcuno, saggio, ha detto: giocare, sempre giocare, il giorno in cui avrai smesso di giocare, avrai smesso di vivere; credo che per me sia proprio così». Ogni favola è un gioco, per citare Bennato. «Per questo riesco a sentirmi Pinocchio e Aladin in momenti diversi; faccio un passo avanti quando mi si chiede di metterci del mio nel carattere del personaggio che porto in scena, e uno indietro quando la storia portata richiede un altro tipo di lettura: è comunque sempre un bel misurarsi in questo lavoro».
“Robin Hood, principe del Nulla” è anche l’occasione per incontrare fan. All’uscita di un accogliente albergo nel cuore della Città vecchia, a Taranto, c’è chi attende il suo beniamino per uno selfie: missione compiuta. Rossa come un peperone, Martina finalmente tiene stretto per qualche istante l’eroe di numerosi musical. «Non scherzo quando dico che ho questa terra nel cuore», ripete Frattini. Si è parlato di un tema impegnativo, quello legato all’accoglienza, infine una cosa alla quale tiene. «La promozione alla campagna Aido, l’Associazione donatori organi: ogni sera in apertura e chiusura di spettacolo ricordiamo quanto sia importante il contributo di ognuno di noi, anche modesto, non importa, purché sia fatto con il cuore; ogni anno decine di migliaia di persone attendono una soluzione ai propri problemi di salute: proviamo a fare il possibile per dare massimo sostegno all’Aido, è un fatto di cuore e un grande segno di civiltà».