Quando i grandi giocano a fare la guerra
“Allora Erode, vedendosi beffato dai magi, si adirò moltissimo, e mandò a uccidere tutti i maschi che erano in Betlemme e in tutto il suo territorio dall’età di due anni in giù” (Mt 2:16). Il gesto criminale di Erode è dettato dalla sua egoistica difesa del trono. Questa crudeltà corrisponde al suo carattere: per eliminare ogni ostacolo che mettesse in pericolo il trono, egli fece uccidere anche tre mogli e alcuni figli.
Sotto i colpi e le bombe americane e russe, governative e dei ribelli sono ormai migliaia i bambini che hanno perso la vita in Siria ed in particolare ad Aleppo sotto gli occhi abituati del resto del mondo. Bambini che non hanno avuto la fortuna di scappare, di sfuggire al massacro: “Dopo che furono partiti, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: ‘Àlzati, prendi il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e restaci finché io non te lo dico; perché Erode sta per cercare il bambino per farlo morire’” (Mt 2:13). Gesù, così, sfuggì a quella che è passata alla storia come “la strage degli innocenti”. Questa volta nessun angelo, come tante altre, nessun angelo ha steso le sue ali per proteggere quelle anime innocenti. Neanche il corridoio umanitario ha funzionato in quella che avevamo già definito come una tregua falsa, un tentativo fallito di dividere il territorio fra potenze estranee a quelle terre ma fortemente spinte dalla possibilità di fare soldi, tanti soldi e di consolidare posizioni strategiche nell’area mediorientale come stessero facendo una partita di Risiko. Quante vite vale un barile di petrolio? Non può non toccare nel profondo l’affermazione di una madre siriana che dice: “Preferisco mettere mio figlio su un barcone che forse va incontro alla morte piuttosto che lasciarlo ad una morte certa”.
Ma i morti, nel nostro quotidiano, non sono tutti uguali. Meno di tre mesi fa, a Nizza abbiamo visto le immagini di sandali e giocattoli abbandonati sul lungomare, magliette stracciate e intrise di sangue ai bordi della strada, qualche passeggino distrutto nelle fioriere spartitraffico: i segni evidenti della strage degli innocenti che si è consumata un giovedì sera sulla Promenade des anglais, la celebre passeggiata che ha reso Nizza una delle perle del Mediterraneo. Dieci bambini hanno perso la vita in un attentato terroristico. Tante le immagini di bimbi morti, feriti, in lacrime, in braccio ai genitori, che hanno fatto il giro del mondo. La più toccante ritrae una bambina priva di vita, riversa sull’asfalto della Promenade des Anglais coperta da un telo termico, con la bambola a pochi centimetri dalla mano. L’occidente si è indignato di fronte a tanto orrore, soprattutto alcuni Paesi europei che, cogliendo l’occasione o sbagliando il bersaglio, hanno subito puntato il dito sui flussi migratori, quasi sparando sulla Croce Rossa pur sapendo che tanto odio e tanta capacità di ammazzare è stata costruita in casa nostra, negli anni, con politiche discriminatorie e marginalizzanti. Ci sarà una giustificazione al fenomeno di quella che chiamano “radicalizzazione” di giovani nati e cresciuti in Europa o, in generale, in Occidente che non hanno mai visto una zolla di terreno del Paese di origine dei loro genitori o, addirittura, dei loro nonni?
Intanto “I bambini di Aleppo sono intrappolati in un incubo. E’ un calvario disumano che dura da sei anni, dove sono morti bambini innocenti nell’indifferenza mondiale” ha dichiarato Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia. “Niente può giustificare una tale violenza sui bambini e una tale noncuranza del valore della vita umana. La sofferenza e il suo impatto sui bambini è sicuramente la cosa peggiore che abbiamo visto” ha affermato.
e.c.