Diciannove anni, egiziano, ammazzato e fatto a pezzi
Due suoi connazionali, uno titolare di una barberia, l’altro suo dipendente, hanno impedito che il ragazzo lasciasse il suo posto di lavoro per andare a prestare attività dalla concorrenza. Prima le minacce al ragazzo, poi al negozio concorrente, infine l’agguato, un punteruolo che trafigge il cuore, infine il cadavere fatto a pezzi
Mahmoud Abdalla ucciso con un punteruolo, più volte, dritto al cuore. Motivo: voleva andarsene dalla barberia dove lavorava, le ossa spezzate perché il suo cadavere stesse dentro una valigia, il suo corpo mutilato forse per scongiurarne il riconoscimento. Devono averne visti film o documentari nei quali raccontano di sciagurati assassini che ne commettono di “ogni” e, alla fine, scaltri come uno dei tanti serial-killer visti alla tv, la fanno pure franca.
Ma i due presunti assassini in questione – hanno confessato ogni addebito, ma hai visto mai potrebbe balenargli il guizzo della ritrattazione, dunque meglio proseguire la riflessione sulla “presunzione d’innocenza” – non l’hanno fatta franca. Gli inquirenti hanno inchiodato i due autori dell’efferato omicidio con mutilazioni, che nemmeno il peggior sceneggiatore di genere splatter ogore che dir si voglia, avrebbe mai pensato.
Mahmoud, diciannove anni, egiziano, infatti, non solo è stato letteralmente massacrato dal suo datore di lavoro e dal suo socio con i quali saltuariamente divideva la casa e il suo tempo, ma è stato mutilato di testa e mani. I due, anche loro di origine egiziana come la vittima, dopo un lungo interrogatorio ora sono “indagati per omicidio aggravato in concorso e distruzione di cadavere”.

FERMO E ACCUSE
Nelle motivazioni circa il fermo, l’importante e sofisticata attività di indagine coordinata dal pm ed eseguita dai carabinieri del Nucleo Investigativo e dalla Compagnia di Chiavari, c’è il racconto dei fatti dai quale scaturisce quella crudeltà incredibile cui accennavamo. Mahmoud lavorava nella barberia gestita dai due uomini, uno di ventisei, l’altro di ventisette anni. Un giorno, però, non pensando che la sua decisione scatenasse una ira cieca, la vittima ha confessato che voleva andare a lavorare altrove. Non solo l’ha detto, ma lo ha anche fatto, in quanto i pochi giorni di prova cui il ragazzo ammazzato in quel modo barbaro erano stati ripresi e postati sui social.
I due “soci”, evidentemente, non volevano perdere il ragazzo e la clientela che il giovane barbiere già esperto ed educato si era creato. Non solo, uno dei due si era spinto anche oltre, prima di commettere l’omicidio: aveva infatti minacciato il titolare della barberia dove il povero Mahmoud voleva andare a lavorare. Sempre il primo reo confesso, avrebbe raccontato come l’altro avesse ucciso Mahmoud, minacciandolo di non farne parola con nessuno se avesse voluto rivedere la sua famiglia ancora in Egitto. La lite, pare si sia accesa e sviluppata in una casa di Sestri Ponente.

ALLA FINE LA CONFESSIONE
Il ragazzo è stato ammazzato a colpi di punteruolo, una dei quali, più forte, deve avergli trafitto il cuore. Stando a quanto risulta dalle indagini, i due hanno posto il cadavere in una valigia e dopo averlo trasportato da Genova a Chiavari in taxi, l’hanno ridotto a pezzi in spiaggia, tagliando al povero Mahmoud prima la testa e poi le mani.
Alla ricostruzione degli inquirenti si è arrivati grazie ai tabulati telefonici della vittima e alle telecamere di videosorveglianza che avrebbero ripreso i due indagati in vari punti con valigie e borsoni. I due arrestati, di fronte al giudice, hanno ammesso la lite con la vittima ma si sarebbero accusati a vicenda del delitto. Il pm a fine interrogatorio ha contestato ai due l’omicidio volontario aggravato dai futili motivi.
Mahmoud era andato via dal suo Paese, l’Egitto, a causa della scarsa richiesta di artigiani. Lui sentiva di avere fra le mani un mestiere che lo avrebbe aiutato a farsi strada nel mondo del lavoro, non certamente dell’imprenditoria, posto che il poveretto aveva quale unica ambizione lavorare migliorandosi nella sua attività di parrucchiere. Purtroppo, il ragazzo non aveva previsto che non uno, bensì due connazionali, lo avrebbero prima minacciato, poi ammazzato e fatto a pezzi. Brutta storia, povero Mahmoud.