Michele Conversano, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL
«In arrivo ventiquattromila dosi settimanali. Priorità ad anziani, ricoverati e operatori sanitari. Poi le categorie più esposte al contagio. In prima istanza chi ha diabete, cardiopatie e broncopatie». E una novantasettenne si preoccupa della sua “primogenita” di dieci figli: «Vaccinate mia figlia di ottantuno anni, pensate a lei e agli altri miei “ragazzi”».
Domenica scorsa il “Vax Day” del quale abbiamo scritto a parte sul nostro sito, “Costruiamo Insieme”. un festivo dedicato alle prime vaccinazioni, il primo passo per debellare la pandemia che ha messo in ginocchio un intero mondo. Ci sono aspetti diversi, seri beninteso, anche se qualcuno di questi riesce a strappare un sorriso in questa prima giornata dedicata alla vaccinazione. Michele Conversano, direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto, parla di vaccinazioni, aspettative della somministrazione del medicinale anti-covid messo a punto dalla Pfizer, azienda americana con fabbrica europea in Belgio.
Prime vaccinazioni al personale sanitario, c’è un motivo. «Insieme agli anziani ospiti di istituti di ricovero – dice il direttore, Michele Conversano – gli operatori sanitari sono in cima alla lista delle persone da vaccinare. Quella di domenica scorsa è stata una vaccinazione simbolica fatta sul personale che si troverà a stretto contatto con quanti si sottoporranno al vaccino nei prossimi giorni».
Vaccino americano, decine di migliaia le dosi che arriveranno a breve. «E’ della “Pfizer”, un vaccino americano partito per l’Italia dagli stabilimenti belgi: 505 dosi per la nostra regione, 80 di queste destinate alla nostra provincia; a giorni comincerà ad arrivare un carico di 24mila dosi settimanali, facendo entrare nel vivo la campagna vaccinale, con le priorità ormai note a tutti, dunque anziani e ricoverati, operatori sanitari e, a seguire, rappresentanti delle forze dell’ordine, insegnanti e farmacisti, fra le categorie che per motivi di lavoro sono più esposte al contagio; in prima istanza, tocca a persone che per età o patologie croniche, hanno diabete, cardiopatie e broncopatie: questi soggetti, più di altri, possono accusare gli effetti più dannosi provocati dal Covid-19».VACCINAZIONE, MEGLIO FARLA
Vaccinazione obbligatoria, oppure volontaria. «Nel nostro Paese questa vaccinazione non è obbligatoria, dunque è su base volontaria; subito un distinguo: quando parliamo di operatori sanitari, dunque di medici, che hanno nel codice deontologico il “fare tutto il possibile per evitare contagi e il diffondersi di malattie”, esiste l’obbligo del vaccinarsi; come sottolineato da molti presidenti degli Ordini dei medici, per noi operatori sanitari la vaccinazione diventa obbligo deontologico ed etico prima che un obbligo di legge».
Perché è importante che i cittadini si sottopongano alla vaccinazione. «Intanto perché credo che sulla pericolosità di questa pandemia non ci siano più dubbi. Solo qualche matto può pensare che il Covid non esista; è una malattia grave che produce centinaia di morti al giorno: qualcuno dice “tanto sono anziani” – ed è bene ricordare che, fra questi, potrebbero esserci congiunti di chiunque, miei e suoi, i nostri affetti più cari che non meritano di morire così soltanto perché lo abbiamo deciso noi – ma non è vero, perché si ammalano persone con sintomatologie gravi, muoiono persone che non hanno novant’anni ma che sono più giovani, quindi è pericoloso; finora io e i colleghi abbiamo combattuto a mani nude contro questo virus, bloccando in casa, in isolamento, in quarantena tanta gente: adesso, finalmente, abbiamo un’arma e non utilizzarla sarebbe da folli».
Volessimo ricorrere a numeri e percentuale dei contagi. «Pensiamo a questo dato: nonostante la prima e la seconda ondata, il 90% della popolazione italiana non ha mai avuto contatto con il virus, pertanto non ha ancora il sistema immunitario per combatterlo; ecco, perché, non appena abbassiamo la guardia aumentano i contagi e, con questi, i morti; a seguire, intervengono lockdown più o meno decisi per cercare di evitare il contagio specie in queste giornate di festa: in questo momento tutto dipende dai nostri comportamenti; mano a mano che aumenterà la copertura vaccinale potremo riappropriarci di una vita più serena e tornare alle vecchie abitudini».OBIETTIVO: COPERTURA TOTALE
Di quanto ancora abbiamo bisogno per assicurare una copertura locale e nazionale. «Di questo vaccino ancora non conosciamo una cosa importante: sappiamo che questo è sicuro, efficace al punto che permette al 90-95% dei vaccinati di evitare che si manifesti la malattia: solo con il passare dei mesi comprenderemo quanto questa vaccinazione riuscirà ad impedire anche l’infezione; quindi, sapere che un vaccinato non solo non si ammala, ma non potendosi infettare non è contagioso per gli altri; è questo l’aspetto decisivo per capire di che percentuale di vaccinati avremo bisogno per avere la famosa “immunità di gregge”: in sostanza, se riusciamo ad impedire l’infezione, sarà sufficiente una copertura più bassa e debellare la malattia più rapidamente».
Conversano non vorrebbe pensare a contrattempi. «Speriamo di no, se la vaccinazione evitasse solo la malattia – ma anche questo sarebbe da considerare un passo avanti… – vuol dire che dobbiamo attendere ancora per assistere a una ulteriore modifica della curva del contagio».
Che sciagura è stato il Covid. «Ci ha insegnato tante cose, fra queste almeno un paio. Lo dico con il cuore: innanzitutto, dobbiamo vivere e godere di ogni minuto della nostra vita; eventi simili al contagio da Covid possono metterci in difficoltà in qualsiasi momento; seconda considerazione: ogni euro investito in prevenzione è fondamentale per vivere meglio, prevenire sulle malattie infettive, ma anche sullo stile di vita, è fondamentale».
E UNA 97ENNE, “PENSATE AI MIEI FIGLI”
Un episodio significativo semplifica un tema sul quale abbiamo appena dibattuto. «E’ accaduto domenica in una RSA, Residenza sanitaria assistenziale. Una volta vaccinata una donna di novantasette anni le ho chiesto se non fosse stata contenta per la copertura assicurata dal vaccino; bene, con estremo garbo e sorvolando qualsiasi convenevole, mi ha chiesto “Dottore, mi dice quando vaccinate mia figlia di ottantuno anni?”».
Anche questa vicenda ha un aspetto positivo. «La donna non solo voleva vaccinarsi per evitarsi problemi di salute, ma mentre le facevamo la vaccinazione si preoccupava della figlia ottantunenne, perché la somministrazione della vaccinazione avrebbe messo al sicuro anche la sua primogenita, prima di dieci figli e tutti viventi. Questo attaccamento alla vita è un insegnamento che deve valere per tutti noi». Quando tutto sarà passato, la prossima missione potrebbe essere lo studiare il DNA della novantasettenne e dei suoi figli.