Lo studente egiziano, tifoso del Bologna, si scaglia contro la Juventus

«Non hanno smesso di pagare», ha scritto alludendo alla squadra bianconera e Calciopoli. Nella sua posizione, da arrestato in Egitto e ancora in attesa di giudizio dal tribunale del Cairo, avremmo evitato di offendere una passione con frasi moralizzatrici. Come se la sofferenza autorizzasse a bacchettare chiunque su qualsiasi argomento. A partire dal calcio, che in un Paese come l’Italia va sempre maneggiato con cura

«Hai ragione. Se vieni incolpato di qualcosa, evidentemente è vero. Giusto o no, Zaki?»; «Chissà quanto sei costato alla Farnesina, serviranno più rate che per Locatelli»; «Beh, almeno hai fatto capire che sei un uomo qualunque. Uno che si aggrappa alle minchiate, altro che paladino…magari visto quello che hai passato un poco più di rispetto e di morale la dovresti avere»; «Se non era pe’ i soldi degli juventini stavi ancora al gabbio zio». Questi alcuni commenti dei tifosi bianconeri in risposta a un post sopra le righe pubblicato sulla sua pagina Facebook da Patrick Zaki, lo studente egiziano trasferitosi a Bologna, ma tratto in arresto nel suo Paese di origine mentre faceva visita ai suoi familiari.

Non sono mancati anche i commenti di tifosi juventini che hanno saputo dividere i due diversi mondi, sport e politica, criticando chi aveva attaccato il ricercatore tirando in ballo questioni ben più grandi. E anche coloro che hanno risposto polemicamente ma soltanto in ambito sportivo, come è giusto che sia.

Insomma, lo sport, dicono, unisca. Ma il calcio, che pure dovrebbe far parte della stessa cultura, quella sportiva, come abbiamo letto divide. E in modo violento, pure. Non conosce limiti, barriere. Certo, uno come Patrick Zaki, egiziano trasferitosi a Bologna, avrebbe potuto evitare in un momento delicato come il suo certi commenti. Non sono state offese pesanti le sue, ma provocazioni che personalmente gli avremmo caldamente sconsigliato. Ma, evidentemente, a lui queste cose divertono – come scrive su uno dei suoi social – e, allora, ecco una lunga serie di commenti, molti dei quali, sia chiaro, inaccettabili. Ma, ripetiamo, essendo diventato, suo malgrado, personaggio pubblico, noi caro Patrick avremmo sorvolato. Poi, padronissimo di scrivere, sempre nel perimetro della massima educazione, quello che gli pare, comprendendo che sui social accade di tutto, anche beccarsi commenti sopra le righe. Così, da intellettuale, deve comprendere che lo sfogatoio social può diventare una sorta di sassaiola.

Foto Repubblica

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PATRICK, CHI E’…

Ma chi è Patrick Zaki. Zaki è un attivista egiziano, trentuno anni, ha fatto parte dell’associazione per la difesa dei diritti umani, con sede al Cairo. Nell’autunno del 2019 stava frequentando un master universitario in studi di genere all’Università di Bologna.

Il 7 febbraio 2020, tornato in Egitto per fare visita ai parenti, dopo l’atterraggio all’aeroporto del Cairo è stato arrestato dagli agenti dei servizi segreti. Solo il 7 dicembre 2021, al termine della terza udienza, il tribunale ne ordina la scarcerazione, che potrà rimanere in libertà per la restante durata del processo. La scarcerazione è stata eseguita il successivo 8 dicembre.

Dopo un commento sulla gara di calcio tra Juventus e Bologna, si diceva, lo studente egiziano è stato sommerso da una pioggia di insulti. Non è finita, Patrick, proprio come un “ultrà”, è tornato a replicare: «Due cartellini rossi – ha scritto – stanno ancora pagando. Forza Bologna». «Ho deciso di commentare – ha spiegato – la partita tra Bologna e Juventus, dicendo qualcosa che credo sia molto normale tra i tifosi di calcio di tutto il mondo. Mi sono trovato di fronte a decine di insulti e aggressioni, fino all’odio. Non mi dispiace avere regolarmente discussioni accese con i tifosi di diverse squadre, amo il calcio e apprezzo questo tipo di divertimento. Tuttavia, quando ho scoperto che la gente sperava che io tornassi in prigione e fossi messo a tacere, mi ha davvero colpito come il discorso d’odio possa essere innescato così facilmente. Sinceramente non capisco come questa escalation sia stata così rapida e perché dopo due anni di silenzio, vengo attaccato dalle stesse persone che una volta mi sostenevano, solo perché ho detto la mia opinione sulla partita. Non volevo offendere nessuno con le mie parole e accetto il diritto di ogni persona di esprimere la propria opinione, spero solo che le persone mi lascino esercitare il mio diritto fondamentale di dire la mia opinione su una partita», ha aggiunto.

Foto Virgilio.it

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NO ALLE BACCHETTATE

Non difendiamo i tifosi della squadra bianconera, ma a qualcuno, forse, non sarà andata giù quella sorta di moralizzazione, tipica di chi è convinto che la verità sia solo da una parte. Ma sentiamo ancora Zaki. «In un mondo pieno di ogni sorta di censura da parte di vari attori – continua – io scommetto sempre sulla gente per proteggere i diritti di libertà di parola degli altri anche se non sono d’accordo. Se non posso dire la mia opinione sul calcio senza essere attaccato, non sono sicuro di come dovrei recuperare la mia voce in questioni più importanti. Eppure, amo tutti i tifosi di calcio e capisco che a volte il nostro amore per la nostra squadra ci rende un po’ sulla difensiva, ma io traccio la linea per attaccare la vita personale di qualcuno e augurare cose cattive su di loro. Alla fine, voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno sostenuto in qualsiasi momento e quelli che ancora mi sostengono, voi riaccendete la mia fede nell’umanità. Forza Bologna», la conclusione del post. Ecco perché gli consigliamo di impegnarsi su cose, come ritiene lo stesso studente egiziano, «molto più importanti che non su una gara di calcio». Quello di cui questo Paese non ha bisogno, sono i moralizzatori, i bacchettatori “a prescindere”. Non esiste cosa più bella della libertà, così anche il rispetto della passione altrui. Alla prossima, perché abbiamo la sensazione che la cosa non finisca qui.