Nicola Sammarco, creatore di un cartoon alla conquista del mercato mondiale
«Funziona, ha un antagonista cattivo che lancia “plasticotti” in mare», spiega lo storyboarder e regista con Disney e Netflix. «Il nostro eroe vive nell’Isola, la Città vecchia, recupera i rifiuti e li ricicla. Nasce da una mia idea, successivamente trova amici e finanziatori. Contiamo sulla filiera produttiva: dai giocattoli al merchandising. Tutto realizzato in maniera ecosostenibile e riciclabile». A Costruiamo Insieme la prima intervista.
Da qualche parte un “virgolettato”. Nicola Sammarco, promotore del progetto “Nicopò”, del quale diremo a breve, rilascia la sua prima vera intervista a Costruiamo Insieme, un “botta e risposta”. Lui, storyboarder tarantino, noto in tutta Europa e negli Stati Uniti, per le sue collaborazioni con Disney, Netflix e Universal, circa un anno fa è tornato nella sua città. Nell’Isola, racconta fiero, per studiare e sviluppare un personaggio, Nicopò, appunto, un cartoon che raccoglie “plasticotti” lanciati in mare da gente distratta, piuttosto che cattiva. Questo personaggio combatte un cattivo, un omone, un certo Giunco Nero, che sta per antipatia fra il Bruto antagonista di Braccio di Ferro e Pietro Gambadilegno nemico giurato di Topolino. Sammarco ha un po’ di amici, fra questi Paolo Rusciano, socio e cofinanziatore del progetto. Come ogni società che guarda avanti, si avvale di un commercialista, anche lui un amico, Francesco Falcone. E’ quest’ultimo ad aver suggerito a Nicola e Paolo come andava perfezionato un accordo che mira ad andare lontano.
Dunque, Sammarco, intanto come nasce il nome della sua creatura animata?
«E’ un affettuoso nomignolo che il piccolo Nicola, figlio di un mio cugino, si è cucito addosso: il nome suonava bene, mi piaceva, dunque detto-fatto».
Come nasce e si evolve questo grazioso e coloratissimo giovanotto, difensore dell’ambiente?
«E’ un personaggio che avevo in mente per una serie a fumetti. Successivamente insieme con amici e il mio studio di produzione, “Nasse Animation Studio”, abbiamo pensato di sviluppare il progetto in una serie animata, la prima al mondo con indirizzo ecologico. Non solo tematiche a sfondo ambientale, cercheremo di avere tutta la filiera produttiva: giocattoli, merchandising e quanto scaturirà dal progetto, tutto realizzato in maniera ecosostenibile e riciclabile».
Da queste parti, si può dire, non mancano professionalità e coraggio.
«Sto investendo risorse personali, economiche e professionali. Penso di avere un curriculum di tutto rispetto, ho girato l’Europa, lavorato negli Stati Uniti, per Disney, Netflix e Universal Studios; l’amore per la mia città, prima di ogni cosa, e la voglia di creare qualcosa di mio, ha fatto in modo che tornassi a Taranto per realizzare questa serie. Sono qui da un anno ed è un po’ che sto lavorando a tempo pieno a questo progetto».
La sua creatura animata combatte l’inquinamento da quanti scambiano il mare con una pattumiera riempiendolo di plastica. Giunco Nero, altro personaggio della fantasia, è l’inquinatore seriale, l’esatto opposto di Nicopò.
«Giunco Nero rappresenta buona parte di questa tipologia di gente che se ne infischia dell’ambiente. Per ora è l’unico personaggio che Nicopò contrasta, più avanti vedremo. Incarna in qualche modo l’italiano un po’ distratto e un po’ indolente, che getta rifiuti in mare disinteressandosi del grave danno che, invece, provoca; la cosa singolare è che i rifiuti, quelli che nel racconto animato chiamo “plasticotti”, prendono vita in mare: dispettosi perché abbandonati, “rifiutati” dall’uomo, una volta ripescati da Nicopò e il suo team, i “plasticotti” vengono riciclati e riutilizzati così da tornare felici e nuovamente utili. L’idea di fondo è contrastare i danni provocati dall’uomo».
Come nasce una storia? Schizzi, bozze, profili dei personaggi, caratteri compresi.
«Non esiste una formula matematica, purtroppo e per fortuna, aggiungo. La creatività nasce dall’esperienza che conduce a creare ed inventare. Di solito per i film di animazione chi fa questo lavoro attinge dalla realtà, qualcuno riprende da storie accadute a se stesso: l’idea, in buona sostanza, diventa credibile in quanto vissuta in prima persona dall’autore, oppure perché ripresa dalla cronaca di tutti i giorni. Informarsi è il primo step, poi le idee bisogna farle camminare a passo lento o più speditamente, a seconda del tempo di cui si dispone».
Lei ha due nonni, che in qualche modo rientrano nella storia.
«E nel cartoon diventano i nonni di Nicopò, pescatori che, per tradizione, rispettano il mare, conoscono le maree, nonostante non siano biologi o studiosi: gente che grazie all’esperienza riportano aneddoti e storie ai più giovani, ai nipoti».
Dove pensa possa arrivare un progetto così, qual è il suo sogno di autore? Lei insiste sulla sua Puglia come “California del Sud”.
«Ho sempre sognato in grande. Questo mi ha condotto a lavorare per grandi realtà, multinazionali. Sognare in grande significa volere fortemente arrivare al massimo. Non ho la sfera magica, ma sono certo che con Nicopò io e i miei amici arriveremo ovunque. Ho intenzione di portare il progetto negli Stati Uniti, dove ho numerosi contatti. La California sarà una delle prossime mete dove, Covid permettendo, presenterò il progetto».
…E fare della California, la Puglia d’America.
«Wui abbiamo potenziale e, mi permetto di dire, anche qualità superiori rispetto ad altri».
Che idea si è fatto di Taranto stando all’estero?
«A Hollywood, parlando con produttori, amici miei, mostrai Taranto, in particolare l’Isola, dunque la Città vecchia; sembrava si fossero messi d’accordo: “Vivi in un’isola, allora sei ricco!”, mi dissero insieme in coro. Questa è l’idea che hanno buona parte degli stranieri sulla nostra città, ed è questa l’idea che provo a riportare all’estero: il potenziale esiste, solo che non so dove questo possa portare; forse perché non è ancora chiaro nella mente come usarlo. Intanto spero di poter fornire il mio contributo proprio con questo progetto. Insieme a quanti sostengono il progetto sto cercando di formare nuove leve per poter contare in un prossimo futuro di gente che ami e sappia fare questo mestiere».
Da tarantino, invece, che percezione ha su cosa possano pensare di Taranto, “fuori”, all’estero?
«Non saprei, posso pronunciarmi sulla percezione lavorativa. Continuo a lavorare con americani, inglesi, anche se qualcuno pensa che mi sia fermato e non abbia più intenzione di proseguire con questo progetto. In realtà è tutto l’opposto: sto andando avanti e sto facendo quanto non avrei potuto fare stando all’estero. Sono convinto e orgoglioso di questa mia scelta, tanto che mi auguro che questa mia sensazione si avverta anche “fuori”».
Passato il Covid, ripartirà per gli Stati Uniti?
«Prima degli Stati Uniti, un giro in Europa. Ci sono un paio di fiere nelle quali presentare il progetto “Nicopò”, poi volerò gli States…».