Evitato l’incidente diplomatico
Il ministro della salute, Roberto Speranza, si era opposto al giro celebrativo della squadra di Mancini. Non voleva che i giocatori salutassero i tifosi circolando per le vie della capitale con il tetto del pullman scoperto. I vincitori dell’Europeo di calcio, trofeo che mancava da cinquantatré anni, hanno posto una condizione: «O mantenete la promessa, oppure non veniamo al Quirinale e a Palazzo Chigi!». Intervento di Mattarella e Draghi: «Siamo fieri di voi, è tutto risolto, vi aspettiamo…».
Il calcio è il più grande attrattore, un’ascensore sociale ha detto il Presidente del Consiglio, Mario Draghi. Promesse all’indirizzo dei calciatori azzurri alla vigilia degli Europei di calcio: «Se ci portate la Coppa vi festeggeremo per una settimana!». E più la nazionale allenata da Roberto Mancini bruciava le tappe, dal girone alle sfide toste con Austria, Belgio e Spagna, più il sogno (e la promessa) si avvicinava.
L’intero Paese comincia a crederci, anche i politici. «Se vincete contro l’Inghilterra, i padroni di casa e del calcio, festeggiamo per un mese intero!». La politica è fatta così. Promette, promette. Tanto non costa nulla. Ma spesso non si fanno i conti con l’oste, e poco importa se le promesse erano arrivate dallo stesso Draghi e confermate dallo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, volato in Inghilterra per assistere alla finale dalle tribune. In Italia, l’oste, il politico che si è messo di traverso è stato il ministro Roberto Speranza, tristemente noto non solo per un cognome sconfessato nonostante il suo impegno, ma per le misure eccessive assunte durante la pandemia.
Una mazzata inflitta al calcio per centinaia di milioni, per esempio: «Si gioca a porte chiuse, non ci sono ragioni, così è deciso e così sarà!». Come a dire, «Gliela faccio vedere io a questi eroi della domenica». Ma la vendetta, si sa, è un piatto che si gusta freddo, basta avere pazienza. Certo non sarà stata tutta questa soddisfazione aver giocato un intero campionato senza pubblico provocando gravi problemi economici alle società, ma alla fine avere avuto il coltello dalla parte del manico e prendersi una piacevole rivincita. Secondo quanto diffuso nelle ore precedenti al giro d’onore per la capitale con un bus scoperto e con i calciatori azzurri a mostrare, fieri, la Coppa d’Europa attesa per cinquantuno anni, non tutti erano d’accordo.
COME E’ ANDATA…
E veniamo ai fatti. L’Italia vincitrice degli Europei contro l’Inghilterra? La cosa lascia più o meno indifferente Roberto Speranza. Il ministro della Salute, da sempre ossessionato dalle misure anti-Covid, ha rischiato di far saltare la visita degli Azzurri a Roma e la festa a Palazzo Chigi.
Il pesantissimo retroscena è stato svelato dal sito Dagospia che ha raccontato addirittura di una lite tra Giorgio Chiellini e Speranza. «Il ministro – riportava dagospia – ha rimbalzato la richiesta della nazionale di noleggiare un pullman scoperto per festeggiare la vittoria agli europei». Timore del Ministero era quello che il pullman in questione, scoperto, favorisse nuovi assembramenti in città. «Il braccio di ferro – prosegue il sito – è stato così intenso che a un certo punto Chiellini ha perso le staffe». Da qui il “prendere o lasciare”: «O ci concedete il permesso, oppure non veniamo!».
COME E’ STATA RISOLTA
Ci pensa il premier Mario Draghi che incontra Speranza con l’obiettivo di convincerlo ad accettare la richiesta. Proprio il presidente del Consiglio aveva accolto l’intera squadra e fatto loro i più sentiti complimenti: «Un saluto collettivo e un ringraziamento profondo dal Governo, e anche da tutto lo staff di Palazzo Chigi che è affacciato alle finestre e vi guarda qui da sopra. I vostri successi sono stati straordinari». E non è finita: «Oggi lo sport segna in maniera indelebile la storia delle nazioni. Oggi siete voi a essere entrati nella storia, con i vostri sprint, i vostri servizi (l’allusione è a Matteo Berrettini, finalista a Wimbledon, ndc) i vostri gol e le vostre parate».
Dello stesso parere Sergio Mattarella: «Questo non è giorno di discorsi, ma di applausi e ringraziamenti. Complimenti! Ieri sera (riferimento a domenica…) avete meritato di vincere ben al di là dei rigori perché avete avuto due pesanti handicap: giocare in casa degli avversari in uno stadio come Wembley e il gol a freddo che avrebbe messo in ginocchio chiunque. Siete stati accompagnati e circondati dall’affetto degli italiani e li avete ricambiati rendendo onore allo sport. Così come ha fatto Matteo Berrettini. Arrivare alla finale di Wimbledon, ma la rimonta del primo set – che ho seguito personalmente prima di partire per Londra – equivale a una vittoria». Lo stesso presidente della Repubblica era in prima fila a Wembley per tifare il suo Paese. Speranza era rimasto a casa, non faceva parte della spedizione londinese. Ma, evidentemente, non voleva passare inosservato. Ce l’ha fatta, anche lui le ha “prese” dalla Nazionale, che evidentemente non conosce cosa sia una sconfitta.