Preghiere e spiccioli

«Raccogliamo monete per il fitto di locali in centro a Taranto», spiega l’imam Hassen Chiha. «Dieci, venti, cinquanta centesimi, ognuno dà quello che può. Vorremmo un luogo di culto più grande, le nostre preghiere saranno ascoltate». Incontri con sindaco, arcivescovo e Prefettura.

«In questa normale busta di plastica, del tipo di solito usato per la spesa, raccogliamo i piccoli contributi dei fratelli musulmani: monetine, ognuno dà quello che può». A colazione con l’imam, per parlare di partecipazione, anche di preghiera se vogliamo, ma stavolta di un tema principalmente indirizzato al desiderio di molti extracomunitari ospiti nei Centri di accoglienza e residenti in città.

«Del desiderio di avere una struttura accogliente ne parliamo da tempo – spiega l’imam Hassen Chiha, davanti a una tazzina di caffé – ci piacerebbe disporre di locali più grandi e accoglienti perché chiunque sia di fede musulmana e risieda in città o provincia, possa raccogliersi in preghiera nel miglior modo possibile».

Attualmente, il luogo di culto, impropriamente definito “moschea”, ha sede in via Cavallotti, angolo dia Mazzini. Il caso ha voluto che i locali presi in affitto dalla comunità islamica tarantina, fossero vicini alla sede di “Costruiamo Insieme”. Stessa via, stesso marciapiedi (tante volte le coincidenze). Nel Centro poco distante e allestito dalla cooperativa, è bene puntualizzarlo, trovano accoglienza migranti di fede diversa. Musulmani, certamente, ma anche cristiani, atei.

Precisazione a parte, torniamo alla “moschea”. Riprendiamo le due battute con l’imam, che a colazione riavvolge per noi il nastro della memoria. Ci racconta i passi compiuti negli ultimi due anni. «La moschea o luogo di culto che dir si voglia – spiega Chiha – non sarebbe più idoneo ad accogliere i tanti fedeli che ogni giorno rivolgono preghiere ad Allah; non sempre è possibile, infatti, riunirci tutti insieme lo stesso giorno, alla stessa ora».

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DA IPPAZIO STEFANO AL SINDACO RINALDO MELUCCI

Hassen Chiha ne parlò a suo tempo all’allora sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, che di lì a poco avrebbe concluso il suo mandato in veste di amministratore della città di Taranto. «Ospitale – ricorda l’imam – ricevette me insieme con una piccola delegazione, ascoltandoci e promettendoci che qualcosa per noi avrebbe fatto; saranno stati i pochi mesi a disposizione ad avergli impedito di fare in concreto qualcosa per noi; successivamente venne anche nella nostra sede a trovarci, una visita gradita: fu allora che prese un impegno che, però, non riuscì a condurre a termine».

Il nuovo sindaco Rinaldo Melucci ha mostrato interesse concreto. «E’ stato lo stesso primo cittadino – puntualizza Chiha – a chiedermi di fare visita al nostro luogo di culto: questa sua richiesta ha riempito di felicità me e l’intera comunità di fedeli per l’attenzione che un rappresentante le istituzioni abbia preso a cuore il tema della moschea in città». Melucci ha poi dovuto rimandare l’appuntamento. «E’ stato corretto: avrebbe potuto evitare, farmi telefonare da un collaboratore, visti gli impegni: invece, mi ha inviato un messaggio nel quale si scusava e rimandava l’incontro con noi; Ilva, viaggi a Roma, elezioni, Consiglio e il condurre un’Amministrazione, non deve essere compito facile, ma lo aspettiamo presto, sarà il benvenuto».

A proposito di rapporto con istituzioni e rappresentanze sul territorio. «Ho incontrato l’arcivescovo di Taranto, sua eccellenza Filippo Santoro: gli ho fatto dono della riproduzione di un Gesù Bambino, che lui ha gradito moltissimo: le nostre fedi non sono poi così lontane come vengono dipinte da certa informazione; alla base di tutto, deve sostanzialmente deve esistere il rispetto reciproco della fede; siamo tutti fratelli, predichiamo amore e uguaglianza».

UN «GRAZIE» ALLA PREFETTURA

Un sincero ringraziamento alla Prefettura. «Dobbiamo alla sua disponibilità l’autorizzazione alla preghiera che abbiamo svolto in passato, in occasione della fine del Ramadan, sulla Rotonda del lungomare: eravamo centinaia, pregammo di fronte al palazzo del governo; spazio ideale, non avendo, noi, altre location per accogliere tutti quei fratelli nella preghiera di ringraziamento; in quell’occasione la gente del posto, a fine preghiera, si fermò per parlare, confrontarsi; anche in quella circostanza, visto le insistenze, spiegammo la differenza, sostanziale, fra Islam e Isis, cioé fra chi prega e chi semina terrore; i cittadini presenti hanno poi apprezzato come, una volta conclusa la preghiera, ognuno di noi abbia fatto il suo, restituendo alla città la Rotonda così come l’avevamo trovata: bella, accogliente, pulita».

E torniamo a luogo di culto e monetine. «Ognuno dà ciò che può: c’è chi non lavora o lavora poco e offre monete da venti o cinquanta centesimi; chi due e chi cinque euro; quei soldi ci servono a pagare l’affitto del locale fino ad oggi da noi occupato: abbiamo un ottimo rapporto con il proprietario dell’immobile, lo stesso con i residenti della zona; non ci affolliamo all’esterno, non creiamo disagi, ci incontriamo fra noi al solo scopo di pregare, leggere e commentare la parola del Profeta».

Rinnova l’invito al sindaco. «Siamo in tanti, vorremmo una sede più accogliente con l’aiuto delle istituzioni locali, ma non un luogo lontano dalla città; la preghiera è anche integrazione, avvicinare due realtà ormai non più così lontane; i residenti sono i nostri datori e colleghi di lavoro, vicini di casa, amici che incontriamo per strada, al supermercato, al bar…».