Michele Cassetta, tarantino, protagonista di “Flow”

«Alterno il lavoro alla mia passione: docente, autore, attore, spiego la medicina con Gianluca Petrella, miglior trombonista al mondo. Vado in scena, ignoro i rituali, studio il cervello che cambia forma, ostacolo formatori e motivatori, vi spiego perché»

Nei giorni scorsi, ospite allo Yachting Club di Taranto, Michele Cassetta, tarantino, professionista da trent’anni a Bologna, ha portato in scena lo spettacolo teatrale “Flow – La mente latente”. Produttore discografico, divulgatore scientifico, docente, autore e conduttore di programmi di informazione sanitaria in una tv regionale dell’Emilia Romagna, attore teatrale, si racconta per noi.

Quando hai sentito, forte, il richiamo dell’arte?

«Ho sempre ascoltato musica, sono stato produttore discografico con una mia etichetta, piccola, che vendeva esattamente il numero di copie che ognuno dei miei soci comprava. Battuta a parte, ho pubblicato il primo disco di Tullio Ferro, autore di alcuni dei testi di successo di Vasco Rossi, “Vita spericolata” per dirne uno: abbiamo venduto quanto Vasco? Neppure per idea. Sensibilmente qualcosa in meno, in compenso ci siamo divertiti molto.

In teatro porto la mia professione, la medicina, facendo divulgazione scientifica, spiego – accompagnato da Gianluca Petrella, musicista straordinario che “DownBeat”, rivista americana, ha considerato per tre anni consecutivi il miglior trombonista jazz al mondo; nello spettacolo parlo di come funzioniamo, come funziona il nostro cervello».

Come fai a dividerti fra professione e palcoscenico?

«Il lavoro è la mia vita, il teatro la mia passione. E quando sei animato da una passione, risorse e tempo li trovi sempre. Nella facoltà di Medicina dell’università di Bologna insegno comunicazione medico-paziente, materia affascinante: spiego ai colleghi, per esempio, come comunicare le cattive notizie e, sia chiaro, non solo quello; la Medicina è un mondo che mi entusiasma, affascina. Inoltre, da sei, sette anni, conduco un programma di informazione sanitaria su una tv regionale dell’Emilia Romagna; attraverso questa esperienza sono migliorato, ho conosciuto colleghi: la vita è fatta di relazioni che non possono che arricchirti, così il tempo lo trovi facilmente».Articolo Cassetta 01 - 1

Cosa ricavi dalle tue opere, i tuoi lavori.

«Insegnamenti dalle persone che mi circondano; dico qualcosa di impopolare: stiamo conoscendo in questo momento una deriva, fatta di formatori e motivatori che spiegano come tutti possiamo osare tutto; e, invece, non è proprio così: tutti possiamo fare il meglio che possiamo, che è molto diverso. Personalmente faccio tutta questa roba distaccandomi da questa tendenza, formazione e motivazione in primis, troppo generaliste; preferisco, invece, parlare di come funziona il cervello: ognuno di noi agisce inconsapevolmente in base a convinzioni che ha su se stesso, sugli altri, che non mette mai in discussione, perché quasi incapace di rivedere, ridiscutere quelle convinzioni che talvolta ci limitano. Tutto questo parte da uno studio: come funziona il nostro cervello, fatto di relazioni fra neuroni che sostengono comportamenti, ricordi e identità personali».

Fra teatro e jazz, la tua ultima rappresentazione è motivo di orgoglio.

«Ho dato tanto alla musica, soprattutto in termini economici – scherza Cassetta – quando suono il piano la gente intorno a me si dilegua; così ho rivisto il progetto, musica sì, ma eseguita da altri, e teatro: con Antonio Lovato, regista di “Flow – La mente latente”, e Petrella; godimento unico ascoltare Gianluca: quando sembra che io sia solo sul palco a parlare a settecento, ottocento persone, non vedo l’ora che lui suoni il suo trombone per ascoltare standogli accanto la sua musica. E’ appena tornato da un tour con Jovanotti, è lui ad aver curato gli arrangiamenti della sezione-fiati: come accade spesso, Petrella sta diventando famoso dopo un’incursione nella musica pop».

Altra passione, il calcio.

«La mia vita di tifoso del Taranto è legata a ricordi straordinari. L’ultima partita della squadra rossoblù in serie B, credo, nel ’92, a Ferrara, dove avevo anche uno studio medico. Un collega mi invitò a vedere Spal-Taranto, coda del campionato cadetto: noi già retrocessi da settimane, a loro bastava un punto per salvarsi. Bene, unica vittoria esterna dell’anno del Taranto, inguaiammo anche questi poveretti che, fortunatamente, oggi, sono vivi, vegeti e giocano in serie A. Per qualche tempo il collega “spallino” non mi rivolse parola».
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Artisti con i quali ti relazioni.

«Oltre ai già citati Ferro e Petrella, conosco anche Paolo Fresu, grande rapporto di amicizia, abitiamo a cinquecento metri uno dall’altro; a Bologna capita, poi, di incontrare molti artisti impegnati con la stessa agenzia con la quale lavoro, dunque incontro normalmente Maurizio Crozza, Fabio Fazio, Luciana Littizzetto».

Quando stai per andare in scena, un rituale.

«Rilassatissimo, il rituale è non avere rituali, parlo di “fesserie” fino all’ultimo secondo, poi salgo sul palco: è il bello di non essere attore. Condivido con il pubblico ciò che conosco bene: medicina, neuroscienza, sono estremamente rilassato con un sottofondo musicale continuo, esistono video che fanno capire quale sia il gusto musicale all’interno di questa rappresentazione, una bella atmosfera».

Come funziona il cervello rispetto gli Anni 70, 80, 90.

«Potrei dirti come lavora il cervello di un uomo e di una donna: centocinquanta anni fa si pensava che il cervello servisse per raffreddare il sangue; invece è profondamente diverso, oggi si scopre che è destinato a studiare se stesso; si pensava che il cervello arrivasse a una potenza massima a una certa età della nostra vita, invece si è scoperto che è neuroplastico, cambia continuamente connessioni e forma: è completamente diverso rispetto a dieci anni fa, aumenta connessioni, se accettiamo sfide nuove, facciamo nuove esperienze e ne aumentiamo le potenzialità; non dobbiamo fermarci, avere paura del futuro anche se imprevedibile: a torto, consideriamo fallimenti le cose che non ci riescono, se invece le considerassimo informazioni da utilizzare, forse la qualità della nostra vita cambierebbe in meglio».