
Migrazione condivisa e sostenibile, ecco le proposte di Costruiamo Insieme
C’era anche Costruiamo Insieme al tavolo tematico “Politiche della Salute” che si è tenuto lo scorso 7 marzo a Bari. L’incontro, organizzato dalla Regione Puglia e finalizzato a varare il Piano Triennale delle Politiche per le Migrazioni attraverso un processo partecipativo, ha richiamato associazioni, organizzazioni sindacali e datoriali e gli Enti che operano nel settore dell’immigrazione.
Partendo dal presupposto che diventa sempre più necessario ragionare all’interno di una prospettiva di sistema per superare il vincolo dell’emergenza, Costruiamo Insieme ha proposto offerto ai partecipanti una serie di spunti di riflessione:
- Le pratiche di accoglienza, che pure a distanza di decenni necessitano di una rivisitazione per l’ottimizzazione delle procedure, rappresentano il momento dell’arrivo, dell’incontro con i migranti su un territorio che non può più essere considerato terra di approdo e di passaggio, ma deve essere riletto come luogo di stanzialità.
- La necessaria presa di coscienza che la società nella quale viviamo è una società meticcia, condizione intrinseca alla storia dell’uomo che da sempre ha moltiplicato gli intrecci culturali di fronte ad una persistente riduzione delle distanze geografiche. È necessario, quindi, porre l’attenzione sul tema della convivenza che comporta il fondamentale superamento del modello “occidentalocentrico” che rappresenta, di per sé, un “muro”, una barriera nella prospettiva di un processo di convivenza e di integrazione. Non si è più di fronte ad un rapporto ospite/ospitante, ma si è già dentro una dinamica di rapporto fra persone che impone il confronto e il rispetto dei portati culturali differenti.
- Questa premessa rappresenta il punto di partenza per ragionare in termini di sistema sulle politiche per la salute dei migranti (tema specifico del tavolo tecnico), ma riguarda tutti gli ambiti di intervento. Restando sul tema della salute è stato evidenziato che:
- Il problema della conoscenza della lingua, da sempre al centro di ogni riflessione, è un problema bilaterale: se è vero che i migranti non conoscono la lingua italiana, è altrettanto vero che nei nostri Presidi Ospedalieri, nei Pronto Soccorso, nei Distretti Socio Sanitari, fra i Medici di Medicina Generale è raro incrociare qualcuno che conosca perlomeno l’inglese o il francese.
- Il deficit rappresentato dalla conoscenza della lingua introduce un ulteriore argomento di riflessione relativo alla mediazione rilanciando una questione fondamentale: la mediazione è solo un problema linguistico (ovvero di traduzione) o anche culturale?
- Ricucire un taglio, fare un’appendicectomia o praticare interventi di routine magari abbisogna di un semplice traduttore. Prendere in carico e curare patologie diverse, sviluppare la capacità di comprenderne gli esordi per evitare cronicizzazioni è un’altra storia, che trova l’ulteriore ostacolo della diffidenza nei confronti della medicina occidentale a medicalizzare e a curare farmacologicamente tutto. Nel caso specifico della Salute Mentale, assolutamente non secondario nella fattispecie di persone che hanno un portato esistenziale “pesante”, filoni quali l’etnopsichiatria, l’etnopsicologia sono, a differenza che in altre Regioni italiane, assolutamente estranee al sistema sanitario pugliese. E sono branche specifiche che, per svilupparsi qualora introdotte nel SSR, necessitano di due elementi:
- Formazione congiunta fra operatori sanitari e operatori a vario titolo impegnati nella filiera delle migrazioni;
- Creazione di una rete distrettuale/territoriale che ponga in stretto contatto, attraverso protocolli operativi, operatori sanitari e operatori a vario titolo impegnati nella filiera delle migrazioni.
Tutti gli elementi di riflessione proposti da Costruiamo Insieme sono stati unanimemente condivisi dai partecipanti al tavolo tematico, compresi i rappresentanti della ASL che non solo hanno confermato l’esistenza di questo deficit complessivo nell’erogazione delle prestazioni sanitarie, ma hanno sottolineato la necessità di costruire percorsi cogestiti riconoscendo la debolezza di eventuali azioni unilaterali.