Tony Cannone, consigliere al Comune di Taranto

«Africani che si spingono sulle nostre coste per necessità. L’Italia non deve essere l’unica a farsi carico della speranza di migliaia di profughi. Possono però diventare la nostra forza-lavoro». Attività politica. «Contatto costante con il territorio e un sito nel quale mi confronto con i cittadini, tutti, non solo i milleduecento che mi hanno votato»

 «La gente che arriva dall’Africa e sbarca in Italia in cerca di una vita decorosa, va aiutata, può seriamente diventare la forza-lavoro del domani». Tony Cannone, consigliere comunale e provinciale con il movimento “Taranto nel cuore” e vicepresidente del Consiglio comunale, ospite negli studi di Costruiamo Insieme manifesta il suo punto di vista sul tema dell’accoglienza. «Naturalmente, l’Italia non deve essere l’unico Paese nel bacino del Mediterraneo a farsi carico dei flussi migratori; detto questo, a torto si generalizza sugli sbarchi che introdurrebbero nel nostro Paese solo malviventi: sbagliato, c’è, infatti, tantissima gente che viene in Italia spinta da motivi di sopravvivenza, desiderosa di rendersi utile volendo stare nel perimetro della legalità; dobbiamo fare il possibile per aiutare chiunque abbia voglia di spendersi per l’Italia; allo stesso tempo, dobbiamo fare attenzione, non abbassare la guardia nell’individuare quanti approfittano dei viaggi della speranza dei propri connazionali per compiere loschi affari una volta giunti sul nostro territorio».

Cannone, consigliere comunale, come si sta all’opposizione in modo ragionato, senza ricorrere alle urla, ad azioni di disturbo?

«Non sono mai stato per un “no” a prescindere: se il mio impegno è per il bene comune della città, non posso attaccare un’Amministrazione che in alcuni punti del suo programma manifesta le stesse intenzioni dello schieramento che rappresento; detto questo, però, dobbiamo anche ricordare il ruolo che ogni consigliere dovrebbe avere all’interno del Consiglio comunale, delega assegnataci dai cittadini: dobbiamo pertanto agevolare e non complicare la vita dei tarantini»

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Vicepresidente del Consiglio comunale, un attestato di stima.

«La nomina a vicepresidente la considero tale per la mia attività politica svolta in questi anni, con una presenza costante in Consiglio e nelle Commissioni: per questo, al momento della nomina, mi sono sentito lusingato; se qualcuno ha pensato per un attimo che questo fosse un contentino, ha preso una cantonata: sarebbe un insulto all’intelligenza di chi, invece, ha indicato il sottoscritto l’impegno profuso in questi anni con un confronto politico svoltosi sempre con lealtà e rispetto».

Uno dei consiglieri più votati, il percorso politico.

«Dopo una prima elezione a consigliere comunale, ai cittadini feci una solenne promessa: nel caso fossi eletto, non sparirò come è abitudine di qualche personaggio prestato alla politica: non dismetterò il comitato elettorale, creerò piuttosto un punto di incontro: nella sede di viale Magna Grecia svolgo infatti un costante confronto con la gente; tutta, non solo quanti mi hanno onorato della loro scelta: un consigliere comunale ha l’obbligo di sentire chiunque; così tutte le sere, dopo il Consiglio, le Commissioni, il mio lavoro pomeridiano, incontro amici e gente interessata a un confronto sereno sui problemi della città: mai fuggito davanti alle mie responsabilità, lo testimoniano presenza e impegno costanti in Comuene, Provincia e all’interno delle Commissioni; avere milleduecento voti con il movimento “Taranto nel cuore”, dunque senza un soggetto politico alle spalle, la ritengo una grande soddisfazione».

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Fosse andato in giunta, quale assessorato le sarebbe piaciuto ricoprire?

«Non nascondo che mi sono posto questa domanda; la mia storia professionale comincia con il ruolo di educatore di portatori di disabili, cui segue l’impegno all’interno di quella che un tempo veniva chiamata “Anffas”; sono successivamente passato all’interno dei ruoli Asl, occupandomi di tematiche minorili, ricoprendo per dieci anni il ruolo di giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Taranto; va da sé che la mia logica collocazione sarebbe stata quella ai Servizi sociali».

Taranto, industria, turismo, futuro.

«Non riusciamo ad allontanarci dalla logica dell’acciaio, un concetto dal quale difficilmente questa città riuscirà a smarcarsi; il nostro futuro potrebbe chiamarsi turismo, porto, viste le enormi potenzialità che il territorio offre in queste due direzioni; il porto, purtroppo, è ancora un esempio di immobilismo: potrebbe funzionare come alternativa alle logiche dell’industria siderurgica, invece si temporeggia, un esempio fra gli altri: si perde tempo per effettuare i dragaggi che consentirebbero l’accoglienza di navi dal carico importante. Ma Taranto è questa, lenta, pigra, quando ci vorrebbe poco per imprimerle una svolta per ripartire con un futuro più sereno e meno inquinante, in tutti i sensi».