Camara, maliano, vittima di un infarto

Ventisette anni, lavorava in un campo. Aveva chiesto ai colleghi di rovesciargli addosso secchiate di acqua fresca. Finito un massacrante turno di lavoro, temperatura a quaranta gradi, prende la strada di casa. Pedala sulla sua bicicletta, quando un altro malore gli è fatale. Un automobilista prova a prestargli soccorso. Diverse le vittime in questi giorni, fra cantieri edili e campi per raccogliere frutta e angurie.

 

«Ragazzi, ho un capogiro, qualcuno prenda dell’acqua e me la versi sulla testa: il sole, oggi, non perdona». Impensierisce un fratello di colore, che in teoria sopporterebbe il caldo più e meglio di un bianco. Invece, quel maledetto giorno non è proprio così. La temperatura è intorno ai quaranta gradi, non si schioda da lì. Hai voglia che qualcuno dica “…al diavolo i soldi, smettiamo di lavorare, qui possiamo rimetterci la pelle”.

E a rimettercela è proprio lui, Camara Fantamadi, appena ventisette anni. E’ lui che aveva avuto uno, due capogiri mentre lavorava nei campi e chiedere ai colleghi dell’acqua fresca per riprendersi da quei giramenti di testa. «Non vorrei mi venisse un colpo di sole», dice agli amici, quasi avesse la sensazione che quel giorno qualcosa proprio non andasse. Il colpo di sole è l’anticamera dello svenimento, del collasso per disidratazione. Se non bevi costantemente, il sudore ti frega, tira fuori quelle forze residue che il caldo ti sta divorando.

Camara aveva 27 anni. Quel giorno aveva lavorato ore nei campi, sotto il sole del nostro sud, non lontano dalla sua Africa, lui che era maliano. All’improvviso un malore, mentre tornava a casa, in sella alla sua bicicletta gli è stato fatale. Camara si è accasciato sull’asfalto e per lui ogni soccorso è stato inutile.

 

BUTTATEMI ACQUA SUL CAPO…

Questa storiaccia, purtroppo non isolata, perché altro è accaduto e, purtroppo, accadrà, si è verificata nel Brindisino, dove il termometro in questi giorni raggiunge spesso i 40 gradi. Camara, che di cognome faceva Fantamadi, potrebbe essere morto per un infarto. Pare che, mentre era al lavoro, avesse accusato – come si diceva, provando a descrivere la dinamica degli eventi rivelatisi fatali – dei giramenti di testa al punto da chiedere ad alcuni colleghi di gettargli dell’acqua fresca sul capo.

Poco dopo, purtroppo, il malore. Gli inquirenti hanno immediatamente provato a fare ipotesi sul fatto che la tragedia fosse in qualche modo legata alla fatica e al forte caldo. Camara Fantamadi, originario del Mali ma residente a Eboli, era arrivato in Puglia da pochi giorni per raggiungere suo fratello e lavorare come bracciante per sei euro all’ora.

Una tragedia che si è verificata sulla strada che collega il quartiere La Rosa di Brindisi alla frazione di Tuturano. Ad accorgersi del giovane immigrato finito disteso a terra, il corpo esanime. E’ stato un automobilista di passaggio ad essersi fermato per prestare soccorso. Il ragazzo era già a terra, privo di sensi. A quel punto l’arrivo dei soccorritori del 118, ogni tentativo di rianimarlo risulta vano. Sul posto anche gli agenti della Polizia locale, mentre il Pubblico ministero dopo le prime indagini dispone la consegna della salma alla famiglia per l’ultimo saluto. Amici e conoscenti fanno una colletta per Camara, per fare in modo che quel ragazzone riposi in pace nel suo paese d’origine.

Intanto, è bene ricordare che solo pochi giorni prima, a Nardò (Lecce) era scattato il divieto di lavoro nei campi tra le 12.30 e le 16.00. Una decisione del sindaco, Pippi Mellone, a tutela dei braccianti, nei giorni considerati di particolare rischio. In questo periodo, proprio per la raccolta di ortaggi e angurie, sul territorio si registra un aumento notevole dei lavoratori.

 

PURTROPPO, NON E’ L’UNICO

Spesso le ore centrali della giornata, quelle più calde, sono potenzialmente più dannose per la salute degli stessi lavoratori, dicono. Attività che si svolgono all’aperto, sotto il sole, e spesso con l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale anti Covid, qualcosa che complica ulteriormente il quadro. Provate voi, con questo caldo infernale, a respirare con una mascherina sistemata su naso e bocca.

Nei giorni scorsi, sempre in Puglia, stavolta a Galatina, un’altra vittima. Un trenticinquenne che stava distribuendo volantini. Un collasso improvviso che non gli ha dato scampo.

A Taranto, invece, è scattata, veloce, la richiesta di bloccare il cantiere per la realizzazione dell’ospedale San Cataldo durante questi giorni di caldo. «Con temperature superiori ai 35 gradi stop all’attività», ha chiesto la Filca Cisl, che ha denunciato tra gli edili i casi di un operaio in coma e altri tre collassati.

«Il gran caldo e i ritmi di lavoro, inaccettabili, rischiano di provocare altre tragedie», dicono. Stando al sindacato, un operaio è risultato completamente disidratato: condizioni preoccupanti le sue, tanto che al momento pare sia ancora intubato. «Lavorare dalle 7.00 alle 16.30, in queste condizioni, è davvero impossibile, ne va dell’incolumità dei lavoratori. E se parliamo di un cantiere pubblico, fate voi stessi le debite considerazioni».