Sadiki, da quattro anni in Italia, si racconta

«Da quando sono in Italia, accetto qualsiasi cosa, tranne che io o altri neri, rubiamo lavoro e donne. Vado nei campi, negli stabilimenti, perfino nel retrobottega di un ristorante, ma non dite che rubiamo occupazione e ragazze…»

«Niente elemosine, la cosa ci offenderebbe: siamo andati via dal nostro Paese per vivere dignitosamente e nessuno, compresi quanti chiedono monetine, siano essi neri, dell’Est o tarantini – perché anche i tarantini, mi risulta, chiedano spiccioli all’uscita di bar e supermercati – pensano che stendere una mano o un cappellino al prossimo, sia la soluzione a tutti i mali…».

Ne abbiamo parlato e scritto la scorsa settimana con il racconto di Mosi. Il tema è lo stesso, sfumature simili, il ragionamento non fa una grinza. Ne parla Sadiki. «Da quasi quattro anni sono in Italia, mi trovo bene, mai chiesto un solo euro, nemmeno quando ne avrei avuto bisogno: sono stato ospitato nel Centro di accoglienza “Costruiamo Insieme” e sono fiero di avere imparato molte cose, dallo studio, alla scrittura, a imparare nuovi mestieri».

Corsi di formazione che gli saranno serviti per cercare lavoro. «Il discorso è complicato: il lavoro manca anche ai tarantini, l’unica richiesta che perviene a noi neri è l’attività nei campi, a raccogliere ortaggi e frutta; con uno stipendio giusto, per noi, dal colore della pelle diverso, quanto per i bianchi, come noi impegnati nel raccolto nelle campagne; i corsi di formazione sono utili, lo sono stati per miei colleghi, chi lavora nel campo della ristorazione, chi fa il meccanico, le occasioni non sono mancate».

NON RUBIAMO LAVORO…

Non sono tante, ma ci può stare secondo Sadiki. «E’ un momentaccio – dice – specie ora che l’industria sta risentendo della crisi; speriamo che il Governo italiano possa risolverla questa crisi e tutto, almeno per i dipendenti dell’ex Ilva, torni sereno; così io e i miei fratelli, quelli che hanno grande volontà, ci diamo da fare; ma, attenzione, non rubiamo lavoro a nessuno».

Come Mosi, Sadiki torna su un ragionamento. «Gente dice che rubiamo lavoro e donne agli italiani e questo non è vero; sto in Italia da qualche tempo, dicevo, così la vostra lingua riesco a parlarla bene; insomma, mi faccio capire e dove non arrivo a farmi capire, mi aiuto con discorsi lunghi e con i gesti delle mani: perché dico questo? Perché a volte, quando entro in un bar, sono alla fermata in attesa di un bus, dopo aver comprato il biglietto sia chiaro, faccio finta di non capire l’italiano – che invece capisco bene, purtroppo… – e sento sempre le stesse cose, cattive il più delle volte; se prendessi la parola, per dire la mia so che scoppierebbe il caos…».

Ma fa male. «Certo che fa male – spiega Sadiki – sono arrivato in Italia con la speranza di fare una vita migliore rispetto a quella che facevo nel mio paese dove è un continuo conflitto etnico e c’è il pericolo reale che qualcuno a cui sei antipatico, con un pretesto qualsiasi ti ammazzi! E’ successo, succede, succederà, purtroppo, fino a quando fra anni non sarà ripristinato uno Stato democratico; sono venuto in Italia con lo scopo di rendermi utile al Paese del quale sono ospite: a raccogliere nei campi, tinteggiare una casa, fare il lavapiatti in un ristorante, svuotare camion e sistemare merce pesante in un supermercato, va anche bene; poi sarà il tempo a dire che sono capace a fare altro o incapace anche a spolverare un tavolino a pulire il banco di un bar; per ora va così…».

…E NEMMENO RAGAZZE

Altro argomento, le donne. «Altro tasto dolente: la gente che pensa questo, credo manchi di rispetto intanto alle stesse ragazze, come se queste non avessero un cervello tale da scegliere da sole con chi fare amicizia, chi tenere per mano; io la trovo la cosa più normale al mondo e chi, oggi, fa ancora distinzioni fra il colore di pelle – come se questo autorizzasse una classifica di meriti – penso abbia ancora da studiare per confrontarsi con un’epoca che spiega che il nero ha gli stessi diritti del bianco, sempre con il dovuto rispetto: non voglio niente in regalo, tantomeno assistenza, denaro; sapessero che faccio una cosa simile, quei parenti che hanno cercato in tutti i modi di trattenermi nel mio Paese, mi allontanerebbero definitivamente; non accetterebbero nemmeno un euro di quelli che invio per far studiare una sorella più piccola e un nipote che, diversamente, non avrebbero avuto la possibilità di fare passi avanti nello studio, nella cultura».

Sadiki, adesso che fa. «Intanto non mi do per vinto: faccio sempre quello che c’è da fare – conclude – non mi tiro mai indietro, qualsiasi cosa ti chiedano da fare con decoro, non ci penso su due volte: ho una base più o meno sicura, fra raccolta nei campi e lavoro negli stabilimenti balneari, così non mi tiro indietro davanti a qualsiasi cosa: basta conoscere e rispettare le regole, non conosco altro modo per guadagnarsi stima e rispetto dal prossimo, che questo sia bianco o nero!».