Origine marocchina, da venti anni in Italia, vittima di un incidente sul lavoro

«Profondo dolore per la scomparsa della donna; anche il nostro territorio e la nostra comunità vengono rattristati da una morte durante l’attività lavorativa», la parole del vescovo di Modena, Erio Castellucci. Solidarietà ai familiari, ma non è sufficiente l’indignazione del momento: occorre l’impegno di tutti affinché questi drammi non si ripetano

 

Di Laila El Harim, la quarantenne deceduta mentre lavorava nell’azienda di packaging “Bombonette” di Camposanto, in provincia di Modena, ne avevamo scritto all’interno di quello che, in gergo, si chiama “pastone” sulle morti sul lavoro nello scorso agosto. Ci eravamo documentati, seguendo la vicenda sulle pagine del quotidiano il Resto del Carlino, edizione di Modena. Non se ne abbiano a male, gli altri colleghi, ma il giornale emiliano, oltre a stare sul pezzo quotidianamente, ha mostrato passione nel raccontare, mediante gli stessi concittadini, la scomparsa della povera Laila in circostanze drammatiche.

Fatte le debite premesse, pare che la procura di Modena avrebbe iscritto nel registro degli indagati il legale rappresentante dell’azienda stessa. Un atto dovuto, se non altro per chiarire come siano andate le cose quel maledetto martedì mattina di agosto, quando Laila fu trascinata e schiacciata da una fustellatrice (un macchinario di grosse proporzioni utilizzato per sagomare il materiale da imballaggio).

Laila avrebbe compiuto quarantuno anni a breve distanza da quell’infausto giorno. Originaria del Marocco, da circa vent’anni risiedeva nel nostro Paese. Ma era nel Modenese, che la donna aveva costruito la sua vita e la sua famiglia, con dentro al cuore il matrimonio con il compagno dal quale  quattro anni fa aveva avuto una bimba. Nel paese in cui viveva, non distante dalla sede dell’azienda, era indicata da tutti persona gentile e solare. Alla “Bombonette” era stata regolarmente assunta pochi mesi fa e, secondo testimonianze, era entusiasta per il lavoro che faceva.

 

 

QUEL MACCHINARIO PERICOLOSO

In seguito ad un documento circostanziato e predisposto dagli ispettori del lavoro di Modena è stato possibile accertare quanto segue: «La dipendente era stata assunta con contratto di lavoro subordinato a tempo pieno e indeterminato e che aveva iniziato il proprio turno di lavoro presso la sede della ‘Bombonette’ alle 5.50; la fustellatrice a cui lavorava Laila era provvista di un doppio blocco di funzionamento meccanico, purtroppo azionabile da parte dell’operatrice soltanto manualmente e non automaticamente, quanto cioè ha generato un’operazione non sicura cagionandone la morte della donna per schiacciamento», si legge nella relazione. Circa la dinamica dell’infortunio e alla conformità del macchinario, secondo i principi della massima sicurezza tecnicamente possibile, sono state svolte indagini da parte degli ispettori Upg della Usl di Modena. Ulteriore documentazione acquisita sull’organizzazione della sicurezza, verrà esaminata dal direttore dell’Ispettorato del lavoro che ne informerà le istituzioni “per definire, secondo le competenze, le azioni da intraprendere dopo aver stabilito l’esatta dinamica e le relative responsabilità”.

 

IL DOLORE DEL VESCOVO

Sulla tragedia di Camposanto era anche intervenuto il vescovo di Modena, Erio Castellucci. «Condivido questo profondo dolore e sono vicino alla famiglia di Laila El Harim. Purtroppo – riporta una nota della Diocesi di Modena – anche il nostro territorio e la nostra comunità vengono rattristati da una morte sul lavoro, una piaga che pare non si riesca a debellare nel nostro Paese visti i numeri, drammatici, di questo 2021. Ora piangiamo la perdita di Laila, una donna, una mamma: esprimiamo solidarietà ai familiari, con sincerità e commozione, ma questo non basta, come non è sufficiente l’indignazione del momento. Occorre l’impegno di tutti affinché questi drammi non si ripetano».