Pugliesi, fanalino di coda secondo l’Istat

Al Sud si sorride sempre meno. In buona compagnia, fra campani e lucani. Non ci sono strumenti per favorire il dopo-studio o il dopo-lavoro. Percentuali incoraggianti, ma lo diamo per scontato, arrivano da chi ha un’occupazione, specie per chi ha un lavoro ben pagato. Rispetto allo scorso anno? Più o meno la stessa cosa: dobbiamo pensare positivo

 

I pugliesi sarebbero i più infelici d’Italia. E’ una inchiesta singolare, una chiave di lettura non condivisibile, ma rispettabile. Come se vedessimo la stessa gara di calcio: uno dalla gradinata, l’altro dalla tribuna. La partita è la stessa, ma uno vede una squadra attaccare la parte inversa rispetto al suo dirimpettaio di stadio. Per non parlare dei falli fischiati, della direzione arbitrale. Eppure la gara è la stessa.

Così è per le inchieste. Un sociologo, che viene da studi, letture e campioni diversi, avrà sempre idee diverse da quelle del collega. Ma che vogliamo fare allora di uno studio ripreso dal Nuovo Quotidiano di Puglia, giornale fra i più autorevoli del Sud? Cestinarlo, trattarlo con superficialità? Certo che no, e allora, sentiamo quali sono gli indizi che fanno dei pugliesi il fanalino di coda in fatto di felicità. Insomma, fosse capovolta, i pugliesi sarebbero primi. Ma siamo ultimi, che possiamo farci. Allora, infiliamoci nella disamina attenta, come è giusto che sia. Fornisce elementi di discussione e, alla fine, secondo una sua logica, non ci porta nemmeno tanto lontano dal risultato.

 

 

IN BUONA COMPAGNIA…

Dunque, i pugliesi sarebbero i più infelici d’Italia. Insieme con i “cugini” campani, sarebbero i meno soddisfatti del nostro Paese quando si parla del tenore di vita.  In Italia, secondo il Nuovo Quotidiano di Puglia, il giornale più letto della regione, sono – abbandoniamo per un po’ il condizionale… – quelli meno contenti delle relazioni con amici e parenti.

Chi lo dice. Il dato emerge dall’ultimo report dell’Istat sul grado di soddisfazione della vita. Ma è attendibile? Non scherziamo: l’Istat è l’Istituto nazionale di statistica, un ente di ricerca, presente in Italia da un secolo (nel 2026 compirà cento anni) ed è il principale produttore di statistica ufficiale a supporto dei cittadini e dei decisori pubblici.

Secondo quanto racconta l’Istat, dunque, i pugliesi che dicono di essere poco o molto poco contenti delle proprie condizioni rappresentano il 13,3% del totale. Quelli, invece, che sono molto felici rappresentano il 44,2%. Insomma, la media del voto, scrive il Nuovo Quotidiano, che i pugliesi assegnerebbero – torna il condizionale… – alla propria esistenza è di 7,1 (da 0 a 10). Solo la Campania è messa peggio. Anche in questo caso il distacco tra Sud e Nord è evidente. In provincia di Bolzano, ad esempio, “solo” il 9% dei residenti è scontento.

Ma, allora,Perché i pugliesi sono i più infelici d’Italia?”. Pare siano quelli che più spesso hanno problemi in famiglia o con gli amici: solo uno su quattro, da Foggia a Lecce, passando per Bari e Taranto, è “molto soddisfatto” del proprio rapporto con gli altri familiari. Se a Bolzano registrano il 41%, da queste parti, con tutta la buona volontà, non si va oltre 25,7%. Campania, Sicilia e Calabria hanno numeri migliori. Nell’ambito di uno dei temi esaminati, le amicizie, i pugliesi risultano “per niente o poco soddisfatti” al 22% del totale degli over 14. Molto soddisfatti, invece, il 16,1%, che poi è il dato peggiore d’Italia.

 

 

TEMPO LIBERO: CHE FARE?

Altro punto debole della disamina: l’utilizzo del tempo libero. Pochi svaghi o poche opportunità. Un pugliese su tre non è contento di come impiega il tempo nel quale non lavora. La quota di quelli “molto soddisfatti” raggiunge appena il 10,3%, ed è anche questo un record negativo, superato solo dai vicini lucani.

Altro aspetto dell’indagine Istat. Chi vive in città sarebbe mediamente più felice, anche a livello nazionale. A seguire, i piccoli centri (con meno di duemila residenti), poi tutti gli altri.

L’Istat, però, evidenzia il fatto che “il quadro dei giudizi espressi dalle persone in relazione alle caratteristiche socio-demografiche rimanga inalterato”. Permangono le differenze di sesso: la quota di persone “fortemente soddisfatte” per la vita si stabilizza sia per gli uomini sia per le donne: i primi restano più soddisfatti delle seconde con una differenza del 4% (quasi, per la precisione il 48,7%, rispetto al 44,8%).

A livello generazionale, invece, come riporta il Nuovo Quotidiano di Puglia nella sua disamina, “la soddisfazione diminuisce tendenzialmente con il progredire dell’età: la quota di molto soddisfatti è più elevata nella classe 14-19 anni (56,6%) fino a toccare il valore minimo del 39,4% tra le persone con 75 anni e più”.

 

 

E COME L’ANNO SCORSO…

Rispetto al 2022 la soddisfazione cresce nella forbice 25-34 anni, la cui quota di “molto soddisfatti” per la vita sale dal 45,1% al 48,6% (+3,5%).

Persone occupate o studenti esprimono più frequentemente giudizi positivi di soddisfazione per la vita rispetto a chi si dichiara in cerca di occupazione o in altra condizione. Il 50,5% degli occupati e il 52,0% degli studenti, rispetto al 41,5% in media di chi è in diversa condizione o perché in cerca di occupazione (35,7%) o casalinga (42,9%) o ritirato dal lavoro (45,0%).

Tra chi è occupato, infine, la posizione nella professione incide. Dirigenti, imprenditori e liberi professionisti (54,5%), insieme ai quadri e agli impiegati (51,3%) dichiarano livelli di soddisfazione più alti rispetto agli operai (48,7%) e ai lavoratori in proprio (47,6%).

Qualcuno si interrogherà ancora. Ma rispetto all’anno precedente, c’è stato un miglioramento o un peggioramento? Rispetto all’anno precedente non si sono registrate variazioni significative.