Debora Cinquepalmi, presidente Associazione Onlus “Simba”
«Non riusciamo a trattenere la gioia quando rivediamo i piccoli con un centimetro di capelli in più. I genitori dei piccoli di Oncoematologia ci regalano sorrisi e la forza per spenderci quotidianamente per il prossimo. Un solo uomo nel nostro gruppo, non sappiamo spiegarcelo. Organizziamo feste, dentro e fuori ospedale»
Questa settimana poniamo ancora una volta l’accento sul volontariato. Per sito, web radio e canale youtube di “Costruiamo Insieme”, abbiamo incontrato Debora Cinquepalmi, presidente dell’Associazione Onlus “Simba”. Fare associazione e volontariato sul nostro territorio non facile.
«Da dieci anni mi occupo di volontariato. Parlo in prima persona, ma in realtà alle spalle ho un numero nutrito di volontari: ventotto donne, un solo uomo; questa attività è diventata la nostra vita, specie per alcune di noi; prestiamo assistenza al SS. Annunziata in diversi reparti: Pediatria, Oncoematologia pediatrica, Terapia intensiva neonatale, Ortopedia e Pronto soccorso».
La vita degli altri è diventata la vostra vita.
«Confesso che, alla fine, siamo più noi ad attingere in termini di insegnamento, emozioni, rispetto a quello che diamo, che è tanto, ma riteniamo sempre poco rispetto a quello che vorremmo e ci sarebbe da fare. Il nostro è un impegno quotidiano, presidiamo i reparti restando ogni giorno accanto ai bambini e alle loro famiglie; in questi dieci anni abbiamo tratto lezioni di vita; per alcuni di noi è diventato un vero lavoro, non retribuito, è bene sottolinearlo; Oncoematologia pediatrica è diventato il nostro chiodo fisso, da quando è stato aperto; ci spendiamo giornalmente per stare accanto a genitori e piccoli pazienti, cercando di dare loro – ove possibile – un po’ di sollievo».Ventinove volontari, un solo uomo. Le donne più sensibili.
«Non riusciamo a spiegarci questo sbilanciamento in fatto di partecipazione. Forse non attecchisce il nostro modo di operare, anche se va detto che esistono altre forme di volontariato in cui l’uomo numericamente supera le donne; devo dire, però, che in alcuni casi, l’uomo fa la differenza: i bambini si rapportano più con il nostro unico volontario in modo superlativo; un approccio bellissimo…”.
Figura paterna, forse.
«Non se sia proprio così. Abbiamo avuto anche ragazzi fra i nostri volontari: bene, i bambini con i giovani hanno un feeling straordinario; non riusciamo, però, a spiegarcene il motivo, ma ragazzi e uomini non rispondono all’invito della nostra associazione e questo è motivo di rammarico».
Come si affrontano volti provati dal dolore con il sorriso?
«Il nostro atteggiamento è cambiato. Per otto anni avevamo fatto solo pediatria, rispetto agli altri reparti in cui, oggi, prestiamo assistenza; abbiamo anche incontrato patologie importanti, anche se in Pediatria i bambini non sostano a lungo; diverso quanto accade con Oncoematologia pediatrica, dove i bambini vengono ospitati quotidianamente».
Il rapporto più importante.
«Con i genitori, che avrebbero tutte le ragioni per manifestare dolore; hanno la forza del sorriso, ogni giorno ci insegnano qualcosa, a volte ci tradiamo con una lacrima, quando non dovremmo abbandonarci a una simile emozione: a volte ci troviamo impreparati, ma non è semplice spiegare certe circostanze a chi non le vive; la nostra più grande soddisfazione: vedere i bambini tornare alle visite di controllo con un centimetro di capelli in più. Non riusciamo a controllare la gioia». Dove trovate l’entusiasmo che trasmettete a bambini e genitori.
«Cerchiamo di inventare situazioni; giorni fa, per esempio, abbiamo organizzato una festa di compleanno: un nostro piccolo paziente non poteva farlo a casa, era sotto osservazione in ospedale, e non poteva avere contatti con altri bambini: allora abbiam invitato una mascotte, abbiamo fatto un po’ di “baccano” e al bambino abbiamo dato un momento di felicità.
Abbiamo anche organizzato il Carnevale all’esterno dell’ospedale. I piccoli non sempre possono andare a festeggiare altrove e, allora, per quel giorno hanno indossato le maschere in un salone del Circolo ufficiali: è stato bellissimo, l’amministrazione militare non ha voluto un solo centesimo; i militari sono rimasti affascinati dalla bellezza di questi bambini, succede sempre qualcosa di solidale intorno a questi piccoli che combattono la sofferenza. I ringraziamenti dei genitori, poi, sono la cosa più imbarazzante: vorremmo fare sempre di più, ma evidentemente per loro è già tanto».
Personaggi famosi hanno realizzato spot per sensibilizzare il vostro lavoro e i reparti del SS- Annunziata nel quale prestate assistenza.
«Ce ne sono talmente tanti di artisti generosi, che è difficile farne un elenco: è stata una straordinaria corsa alla solidarietà: i primi che mi vengono in mente, Chiara Ferragni, Alessandra Amoroso, Andrea Bocelli, che ha voluto regalarci una lettera di grande spessore emotivo composta per noi; Diodato, per esempio: si è messo in viaggio, è venuto a cantare solo in cambio di un abbraccio. I bambini tarantini sono diventati tristemente famosi, ma noi e i loro genitori facciamo attenzione perché nessuno strumentalizzi il loro dolore, che poi è anche il nostro».