Astutillo Malgioglio, “numero uno” nel sociale

Lunedì diventa Cavaliere della Repubblica. Premiato per il suo impegno a favore dei bambini affetti da distrofia. Centinaia di gare da professionista, ma il suo pensiero dopo gli allenamenti andava ai suoi pazienti. Un giorno, il suo compagno all’Inter, Jurgen Klinsmann, colpito dal suo straordinario lavoro gli staccò un assegno di settanta milioni di lire…

 

La storia di Astutillo Malgioglio è una grande storia. Lui stesso, sua moglie Raffaella, sono grandi. E bene fanno a raccontarne le gesta, in questi giorni, quotidiani come il Corriere della sera e Il Fatto, che riprendono la nomina dell’ex portiere di Roma, Lazio e Inter, a Cavaliere della Repubblica «per il suo costante e coraggioso impegno a favore dell’assistenza e dell’integrazione dei bambini affetti da distrofia».

E come se avesse parato cento rigori tutti d’un fiato. Anzi, Astutillo, che ai collezionisti di figurine e ai più attenti “ascoltatori” di calcio, non passa inosservato quantomeno per un nome singolare, quello più impegnativo. Un pallone afferrato con le unghie e con i denti, e sferrare un calcione a una ipotetica sfera per allontanare il più lontano possibile una sciagura come la distrofia muscolare.

La storia di Astutillo. Straordinaria. Prima che ne parli lui stesso, attraverso dichiarazioni rilasciate alla stampa, è bene fare un passo indietro. Uno che gioca al calcio, in squadre professionistiche, è baciato dalla fortuna. Intasca stipendi importanti, potrebbe vivere nel lusso, ma al nostro eroe, quello dello scialacquare danaro non fa per lui. Viene folgorato da una, due, tante storie di persone sfortunate. Continua a fare il suo mestiere, a parare, ma la sua testa dopo il campo è ad una palestra, quella che ha visitato e gli cambierà la vita.

 

UN “GRAZIE”, AL PRESIDENTE…

Dunque, l’onorificenza al Merito che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella conferirà lunedì 29 novembre all’ex portiere di Roma, Lazio e Inter Astutillo Malgioglio. Astutillo Malgioglio ha sessantatré anni, ha giocato anche con Brescia, Pistoiese, per terminare il percorso sportivo all’Atalanta. Ma il portiere spesso scosso da opinioni esecrabili di tifosi, dirigenti e compagni di squadra, nel sociale raccoglie i successi più importanti della sua vita. Poco riconosciuto dal mondo del calcio, finalmente il Quirinale lo premierà per il suo impegno costante e coraggioso a favore dell’assistenza e dell’integrazione dei bambini affetti da distrofia.

Tutto accade nel ’77. Convinto da amici, Malgioglio fa visita a un Centro per bambini cerebrolesi. «Mi impressionò la loro emarginazione – racconta al Fatto Quotidiano – l’abbandono, il menefreghismo della gente; fu un’emozione fortissima, un pugno nello stomaco. I miei genitori si sono sempre impegnati nel sociale e mi avevano già insegnato il rispetto e la solidarietà verso gli altri, ma quel giorno tutto mi apparve chiaro».

Parallelamente al calcio, il portiere porta avanti gli studi e si laurea in Medicina ed è il 1980. Azeglio Vicini, grande tecnico della Nazionale, lo vuole nell’Italia Under 21, vice di Giovanni Galli. Quella chiamata potrebbe cambiargli la vita professionale, ma lui, Astutillo, ha nella testa calcio e sociale: parla con la moglie Raffaella. Ecco perché grande anche lei. Le mogli, le compagne dei calciatori spesso sono distratte dalla vita mondana, non hanno troppo tempo per guardarsi intorno. Raffaella si guarda dentro. Così, insieme con il marito decide di studiare una soluzione per quei bambini. «Acquistammo i macchinari e aprimmo a Piacenza un centro per la riabilitazione motoria dei bambini. Chiamai la palestra “Era77”, dalle iniziali del nome di mia figlia Elena nata nel 1977, di mia moglie Raffaella e del mio. Offrivamo terapie gratuite ai bambini disabili. Li aiutavamo a camminare, a muoversi da soli».

Per lui la vita non è solo una palla di cuoio. «Quello pensa agli handiccapati anziché parare», gli dice qualcuno. «In tutta la carriera – risponde a queste provocazioni – non ho mai saltato un allenamento: ero uno di quelli che si definiscono “professionisti esemplari”».

 

…E A LIEDHOLM, ERIKSSON E TRAP

Dopo un’esperienza al Brescia, lo chiama la Roma. Niels Liedholm, tecnico svedese, un signore, lo autorizza ad usare la palestra di Trigoria per assistere i suoi ragazzi. Seguirà l’esempio di Liedholm anche Eriksson, tecnico di Roma e Lazio. Nella capitale, purtroppo, una certa frangia di tifosi lo contesta aspramente. «Se stai sempre con gli handicappati, quando pensi al pallone?», gli rimproverano. La storia con la Lazio finisce male.

Finalmente arriva l’Inter di Giovanni Trapattoni. Cinque anni felici. «Con gli ingaggi dell’Inter rinnovai la palestra con attrezzature all’avanguardia; i ragazzi venivano da tutta Italia per fare rieducazione nel mio centro: allenamento al mattino ad Appiano, al pomeriggio lavoro nel mio Centro, a fare terapia con i disabili. Dicevano che questo impegno mi distraeva, invece a me dava una carica straordinaria». Un giorno porta con sé un compagno di squadra, Jurgen Klismann, che resta impressionato dal lavoro e dalla passione che Astutillo mette con i suoi ragazzi. Il grande attaccante di Inter e Germania gli staccherà un assegno da 70 milioni di lire.

Finita una carriera brillante, per mancanza di fondi chiude la sua palestra. «Offrivo assistenza gratuita, e il denaro per un’idea del genere, l’unica possibile, non lo avevo più, così ho regalato i macchinari; finché ho potuto, raggiungevo i pazienti a domicilio». «Ma ora ho ripreso ad aiutare gli altri, sempre con mia moglie Raffaella e sono molto felice – ha dichiarato al Corriere della Sera – di mettere a disposizione la mia e la sua esperienza. Io ho sempre usato le mani, il Signore mi ha dato questo talento e continuo a farlo…».

Oggi, scrive Corsera, Malgioglio è ancora in attività. L’ex portiere, Cavaliere della Repubblica, sviluppa progetti di sporterapia e continua a battersi per l’integrazione nello sport fra disabili e normodotati. Roba da presidente, altro che cavaliere.