Una grande storia, fatta di studio e sogni, coronata dal successo

Direttore della protezione planetaria, guida un team che progetterà tutti i sistemi di sicurezza. Gli studi ai Politecnici di Milano e Torino e in Francia, all’Institut Supérieur de l’Aéronautique et de l’Espace di Tolosa. Studente, ha vinto un concorso per l’Accademia americana. Fra i suoi impegni futuri: l’esame dei campioni prelevati da Marte

Ma che storia la storia di Giuseppe Cataldo, trentasei anni, non una ma più lauree raccolte in giro per l’Europa e poi negli Stati Uniti, dove è capitato non per caso, ma per intuizione. Cataldo non è un giovane qualunque, ma uno degli uomini di punta della Nasa. Uno di quegli ex ragazzi che ti scatenano l’orgoglio di appartenenza, uno di quegli esempi di come si possa sognare anche in una cittadina di diecimila abitanti come Lizzano, in provincia di Taranto, ed arrivare a capo di uno dei progetti miliardari della Nasa. Non una qualsiasi organizzazione di studi, ma la Nasa, National Aeronautics and Space Administrations, agenzia governativa civile responsabile del programma spaziale e della ricerca aerospaziale degli Stati Uniti. I sentimenti e le emozioni, il percorso di studi compiuto da Giuseppe Cataldo, sono stati ripresi in un interessante articolo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno che bene ha fatto ad indicare una dei maggiori studiosi pugliesi più impegnati al mondo. Detto che gli americani non fanno regali e promuovono solo quelli capaci, mai i raccomandati (o segnalati, se preferiti), perché è qui che si fa la differenza, ecco che lo studioso partito da Lizzano si racconta al quotidiano pugliese che in queste settimane ha ripreso con successo le sue pubblicazioni, unendo la tradizione del cartaceo alla modernità dell’informazione “on line”.

Dunque, parte il racconto. “Dalle stelle che guardava da bambino durante i campi scout, nei boschi di Lizzano dove è nato, a quelle osservate dal «James Webb Space Telescope», la più potente «macchina del tempo» mai progettata per scoprire finalmente le origini dell’universo e studiare la composizione chimica dell’atmosfera dei pianeti fuori dal nostro sistema solare, che potrebbero forse ospitare qualche tipo di vita”.

Foto Il Piccolo

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QUESTA E’ LA STORIA…

E’ l’incipit della storia sulla quale il quotidiano si orienta immediatamente. E lo stesso Cataldo ad intervenire e raccontarsi. Un percorso non semplice, fatto di scelte, talvolta coraggiose, altre volte ambiziose. Viene segnalato lo sforzo congiunto tra le agenzie spaziali americana, europea e canadese che ha richiesto dieci miliardi di dollari di investimento.

Giuseppe, trentasei anni, parte da una cittadina di diecimila abitanti, si diceva, per arrivare alla Nasa, giovanissimo, ancora prima di laurearsi in Ingegneria aeronautica al Politecnico di Milano, realizzando il primo sogno che coltivava fina da bambino.

Aveva ventitré anni, era il 2009. Oggi è l’unico italiano ad avere ricevuto tre riconoscimenti importanti per la realizzazione del telescopio «Webb», rispettivamente per il contributo essenziale al progetto, per i risultati in fase di collaudo e per l’innovazione nei modelli matematici. Praticamente la conferma di trovarci al cospetto di un genio. Gli esami che non finiscono mai, si infittiscono di sfide, come quella, accettata, nella veste di direttore della protezione planetaria inversa. Giuseppe sarà alla guida del team che progetterà tutti i sistemi di sicurezza necessari a portare sulla Terra i campioni prelevati da Marte e a isolarli durante l’analisi, senza che un’eventuale presenza di microrganismi alieni contamini il pianeta.

Non prima del 2027 l’inizio della missione, quando i campioni da porre sotto analisi arriveranno almeno sette anni dopo. Giuseppe Cataldo arriva alla Nasa dopo aver compiuto gli studi ai Politecnici di Milano e Torino e in Francia, all’Institut Supérieur de l’Aéronautique et de l’Espace di Tolosa. Ancora studente, ha vinto un concorso bandito dall’Esa per la Nasa Academy e dopo aver conseguito le lauree, nel 2010, è tornato nell’Agenzia aerospaziale americana dove lo aspettavano un ufficio al Goddard Space Flight Center, una borsa di studio messa in palio dal Nobel John Mather, lo scienziato a capo di «Webb», e la possibilità di frequentare in simultanea il MIT di Cambridge.

Foto Repubblica

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GIUSEPPE, UNA FAVOLA

«Ho sempre desiderato studiare astrofisica – ha raccontato Cataldo – i miei genitori mi hanno sostenuto senza riserve, anche se questo significava trasferirmi a Milano. Dopo la maturità al liceo scientifico-tecnologico “Oreste Del Prete” di Sava, uno dei primissimi in Italia, mi iscrissi alla Statale. Proprio di fronte c’era la residenza Torrescalla di Fondazione Rui, che mi piacque subito: fortunatamente riuscii a entrare e a ottenere una borsa di studio per merito, poi confermata per 4 anni. Pensavo che nel mio futuro ci fosse la ricerca pura, invece un incontro di orientamento con un universitario che frequentava il quarto anno di ingegneria aerospaziale al Politecnico cambiò la mia vita: l’entusiasmo, la passione con cui ci parlò della missione, purtroppo fallimentare, dello Space Shuttle Colombia mi conquistarono. Ecco cosa volevo fare: progettare, costruire, sporcarmi le mani come mi avevano insegnato mio padre e mio nonno, entrambi meccanici. Presa la decisione, occorreva trovare la maniera per cambiare ateneo e facoltà senza perdere l’anno».

Ecco l’importanza della Fondazione Rui, scrive la Gazzetta del Mezzogiorno. La Fondazione gestisce dodici Collegi universitari di merito che non forniscono solo vitto e alloggio, ma anche progetti formativi personalizzati: lezioni interdisciplinari del progetto JUMP-Job University Matching Project, incontri di orientamento con professionisti, serate e incontri con ospiti. «La vita in residenza e la dimensione comunitaria e internazionale, insieme alle iniziative di volontariato, fanno il resto», aggiunge.

I collegi di Milano, Roma, Bologna, Genova e Trieste, sono accessibili a tutti grazie ad agevolazioni sulla retta che raggiungono il 90% dei residenti, borse di studio e convenzioni con le università. «Gli incarichi in residenza sono determinanti – spiega – io al terzo anno sono stato nominato Direttore Studi e questo mi ha fatto crescere moltissimo sotto il profilo della leadership: dovevo coordinare l’attività di una trentina di tutor, tra cui me stesso, studenti più avanti negli studi che aiutano gli altri a dare il meglio, a mantenere la rotta anche nei momenti di fatica e di difficoltà. Ero uno scout, avevo già avuto la responsabilità di guidare dei gruppi, ma quell’investitura ha accelerato moltissimo la mia realizzazione personale».

Foto Pugliain

Foto Pugliain

A LIZZANO, SPESSO

Qualcuno a Lizzano dice di averlo intravisto. Scappa a trovare i suoi genitori, fa un po’ di vacanza, assapora il verde e i vigneti, la costa, il mare che da queste parti non ha eguali. Di questo ragazzo-prodigio ne parlavano già diversi anni fa. Non erano in molti a dare peso alla storia. Qualcuno, forse, pensava che quel coraggio giovane fosse a tempo, che alla fine a Giuseppe sarebbe arrivata quella botta di nostalgia e al girare il mondo avrebbe preferito restarsene a casa, creandosi un futuro rispettabile, ma mai così importante. Il nostro, oltre all’italiano parla e scrive correntemente l’inglese e il francese. Non chiosiamo la sua storia con un “…da non crederci”. Intano perché crediamo fermamente che tutto possa accadere e che i sogni vadano inseguiti, accarezzati, sostenuti, unico sistema per vederne concretizzare almeno uno, importante. E’ la sintesi della storia di Giuseppe Cataldo, lizzanese, che da piccolo faceva voli con la mente e, alla fine, anche se è solo l’inizio, è davvero volato negli Stati Uniti, destinazione Nasa, per diventare uno degli uomini di punta dell’Agenzia aerospaziale americana.