Rimbamband e il “segreto” del successo

Intervista esclusiva con la formazione musicale barese. Via alla Stagione teatrale sostenuta da “Costruiamo Insieme”. La collaborazione con Renato Forte, direttore artistico della rassegna di Teatro leggero “Angela Casavola”. Ragazzi e operatori della cooperativa ospiti all’Orfeo. 

Una serata esilarante, come non capita spesso quando un evento viene strombazzato come comico e tranne qualche traccia di sana ironia, per carità va bene anche quello, di risate scatenate dal palco alla platea se ne avvertono davvero poche. La Rimbamband, gruppo musicale di adorabili svitati, ha aperto la Stagione di Teatro leggero dell’Associazione “Angela Casavola” magistralmente curata da Ranato Forte, da ventotto anni al timone di una rassegna che coniuga diverse anime teatrali, dal comico al musical, passando per balletti e “dialettale” di lusso.

Raffaello Tullo, Renato Ciardo, Francesco Pagliarulo, Vittorio Bruno, Nicolò Pantaleo, sono loro la Rimbamband, formazione pugliese da anni nota in tutta Italia, anche in quella tv che fa gag a tutto andare, da Costanzo a Zelig. Con loro abbiamo fatto quelle “quattro chiacchiere” esclusive, da quando Forte e “Costruiamo Insieme” hanno allacciato un reciproco rapporto di collaborazione e stima. Ospiti, come sempre, operatori e ospiti del centro di accoglienza della nostra cooperativa.

«La Rimbamband racconta la musica nel suo aspetto più folle e surreale», attacca Raffaello Tullo, intervistato insieme con Renato Ciardo poco prima dello spettacolo al teatro Orfeo di Taranto.  «La formazione – prosegue – nasce in un garage, facciamo delle prove, ci improvvisiamo street-band per la prima volta a Trani; avevamo messo in piedi alcune invenzioni, gag che acchiappavano il pubblico; poi ci chiamò Costanzo e da lì è arrivato tutto il resto».

«La Rimbamband – secondo Tullo e Ciardo – usa il linguaggio della musica a supporto di un contenuto comico; volendola fare breve: è la musica che si dilata e che si fa guardare, oltre che ascoltare».

Fatto sta che i cinque ragazzi pugliesi ci mettono poco a farsi apprezzare con quel tratto che fa del loro repertorio uno dei più godibili da ascoltare e “vedere”.

«Detto che confermiamo, tutto vero e condivisibile, mancava ancora qualcosa: ci rendevamo conto che davanti a simili definizioni la gente restasse spiazzata, in volto la tipica espressione di chi è disorientato».

Mancava ancora qualcosa, un’anima. 

«Quella cosa che di giorno non riesce a far sentire la sua voce perché messa a tacere da tutto ciò che è normale, ma che di notte si ribella e timidamente comincia a cantare, impedendoti di dormire: canta lo swing quell’anima, poi incalza, vince la timidezza e balla: balla il tip tap; ci mette poco ad andare fuori di testa perché un’anima la testa non ce l’ha, infatti ha solo una gran voglia di giocare alla vita e raccontarla giocando».

C’è una formula per scrivere e portare in scena spettacoli di successo?

«E’ importante – riprende Tullo – essersi fatti in quattro prima di fare qualcosa che abbia un senso compiuto, poi una volta creato quel qualcosa, proseguire nello stesso segno: senza tanto girarci intorno, in questo lavoro occorre farsi il classico “mazzo”! Interpretare le guasconate che riportiamo sul palco – qualcuna sembra improvvisata, ma non lo è… – richiede impegno, sacrificio e tante, tante prove: proviamo davvero tanto, abbiamo bisogno di capire chi fa cosa, trovare il giusto equilibrio fra musica e gag… Ancora oggi, quando mi chiedono quale sia il segreto – ammesso ce ne sia uno… – rispondiamo sempre allo stesso modo: fatevi il mazzo!».

Le gag della Rimbamband. Renato, figlio d’arte, non perde il vizio della battuta. 

«Sono Renato Ciardo, figlio di…Uccio De Santis – ride – studiamo e proviamo con grande ritmo, tanto che il “rosso” – Pagliarulo, unico non barese, è di San Marzano, ma vive a Roma – quando dobbiamo provare uno spettacolo saluta la famiglia e ci raggiunge a Bari, insomma…j’è nu casine!  Raffaello non dorme la notte per studiare le gag che portiamo in scena: è un vulcano di idee e tante volte, davvero a malincuore, siamo costretti a cestinare un buon 80% del lavoro, tutto infatti deve essere speculare allo show». «I nostri pezzi – interviene Tullo, chiamato in causa – nascono in prova, ma è il palco a stabilire la loro funzionalità: è la fase decisiva del nostro laboratorio creativo che, alla fine, per acclamazione, diventa testo».

Renato Ciardo non comincia da tre, ma dalla base, come se papà Gianni fosse un corpo estraneo al suo percorso artistico. 

«Nasco come batterista, attratto da una musica che non ha paragoni, quella dei Beatles, tanto che insieme con amici metto in piedi una tribute-band, i Quarryman, realizzando due Beatles Day; mi appassiono talmente tanto alla musica, che suonato basso, chitarra, pianoforte e canto; un consiglio spassionato di papà Gianni: fallo con le tue gambe, ma sappi che la strada è complicata… da cinque anni porto in giro uno spettacolo “Solo-Solo” nel quale faccio di tutto, imitazioni comprese, da Tony Dallara a Nico Fidenco, i quartieri di bari, da Poggiofranco a Japigia, coinvolgendo il pubblico».

Mai pensato a un format?

«Abbiamo fatto delle proposte – conclude Raffaello Tullo – che ci siamo costruiti sulle nostre corde, nate per il web ma che strizzavano l’occhio alla tv: “Rimbanews”. Una sorta di rassegna stampa attraverso numeri comici alleggerendo, se possibile, anche notizie non sempre incoraggianti; in effetti potremmo esser noi stessi un format, ma è tutto da vedere: l’idea è nel cassetto, come in tutte le cose occorre massima applicazione e non è detto che un giorno le “rimbanews” non diventino qualcosa di più concreto, rispetto ai tanti progetti che abbiamo nella testa e che ci stanno letteralmente assorbendo…».

La Rimbamband, si diceva, ha iniziato come ospite nelle principali tv regionali, per proseguire con ospitate dalla Rai a La7, proseguendo con Canale 5. Maurizio Costanzo, grande fiuto, si accorge dell’autentico valore dei ragazzi. Dunque, li ospita su Sky Vivo (“Stella”), al “Costanzo Show”, sulle reti Mediaset e al teatro Morgana di Roma, all’interno della programmazione teatrale a cura dello stesso popolare anchorman televisivo. Il resto è vita, direbbe Costanzo. In realtà, il resto è storia.