Il dramma del calciatore e l’obbligo del defibrillatore

Corsi di primo soccorso per tutti. Per calciatori professionisti e dilettanti. «Il calciatore danese era già alle porte dell’aldilà, la fibrillazione ventricolare è l’anticamera della morte», ha spiegato il professore Thiene. «Questa volta è avvenuto il miracolo, prima il suo capitano Kjaer, poi i sanitari che hanno prestato immediato soccorso gli hanno salvato la vita…»

 

Dramma Eriksen, il calciatore della Danimarca accasciatosi senza un motivo apparente durante una gara degli Europei. All’indomani il caso viene studiato, discusso, si avanzano ipotesi e soluzioni per contrastare episodi simili, non solo nel “calcio che conta”, ma anche nei campionati, nei tornei minori, di qualsiasi disciplina si tratti. Ma torniamo a Christian Eriksen. «Una patologia sottostante c’è di sicuro, il calciatore danese era già alle porte dell’aldilà, la fibrillazione ventricolare è l’anticamera della morte», sostiene il professore Gaetano Thiene in una intervista rilasciata al Corriere della sera. «Questa volta, però – prosegue il professionista – è avvenuto il miracolo, i sanitari che gli hanno prestato soccorso gli hanno salvato la vita, quella di Eriksen è stata una morte abortita, cioè un grande successo».

«Ho proposto di inserire nelle licenze nazionali l’obbligatorietà di corsi di formazione per calciatori per l’uso del defibrillatore; noi faremo tutti i passi possibili per far sì che tali corsi non siano solo per i professionisti, ma anche nei dilettanti: per me questa differenza non può esistere». E’ così che il presidente della Federazione italiano gioco calcio, Gabriele Gravina, alla luce del caso Eriksen, illustra a “Casa Azzurri” le novità in materia di sicurezza che la Federazione da lui rappresentata sta pensando di introdurre. Intanto, cos’è il defibrillatore. E’ un apparecchio “salvavita” in grado di rilevare le alterazioni del ritmo della frequenza cardiaca e di erogare una scarica elettrica al cuore qualora sia necessario; l’erogazione di uno shock elettrico serve per azzerare il battito cardiaco e, successivamente, ristabilirne il ritmo.

 

PRIMA LA PAURA…

L’episodio che scatena il dibattito, si diceva, è noto. Christian Eriksen su un innocuo fallo laterale si avvicina al compagno che sta rimettendo in gioco il pallone. E’ un istante, si accascia come se avesse ricevuto un colpo improvviso. Casca terra, resta per diversi istanti in bilico fra la vita e la morte. Ci pensa subito il suo compagno di squadra e capitano Simon Kjaer. E’ il calciatore del Milan che per primo assiste il calciatore dell’Inter. Kjaer si assicura che non soffochi, prova a non fargli ingoiare la lingua. A quel punto il capitano della Danimarca, richiama i medici che poi, si capirà, salveranno il campione stesa e privo di vita per diversi istanti. Non è solo un passaggio di questi Europei, è un richiamare l’attenzione su ciò che potrebbe capitare su qualsiasi campo di calcio. Un segnale, si diceva, che il presidente Gravina e la stessa Figc da lui presieduta, ha deciso di raccogliere. A partire dalla prossima stagione, i calciatori di Serie A e degli altri campionati italiani, anche quelli minori, dunque non professionistici, dovranno partecipare a corsi di Primo soccorso per essere pronti a fronteggiare situazioni simili a quella accaduta nei giorni scorsi durante Danimarca-Finlandia, gara valevole per gli Europei. Prima sospesa e poi ripresa, pare, anche per volontà dello stesso Eriksen, nel frattempo trasferito in ospedale. Non appena riprende coscienza, caccia un bel sorriso, invita i compagni a giocare.

«Durante i ritiri delle singole squadre, attraverso la commissione presieduta dal professor Zeppilli, attiveremo dei corsi di formazione di Primo soccorso attraverso un programma che la commissione sta già studiando» . Sul malore accusato sabato scorso dal calciatore danese, Gravina ha aggiunto: «Siamo scioccati, per alcuni istanti gli si è fermato il cuore, ma anche il nostro. Gli studi scientifici italiani vengono apprezzati in tutto il mondo, tutti gli atleti vengono sottoposti a visite obbligatorie per legge per individuare eventuali patologie, anche cardiache; tuttavia alcuni avvenimenti, nonostante questi sforzi straordinari, continuano a verificarsi in soggetti apparentemente sani».

 

…POI LE CONTROMISURE

Di sport si può anche morire. Il Fatto Quotidiano, per esempio, in passato aveva già raccontato in come in Italia c’è praticamente una vittima ogni tre giorni per arresto cardiaco durante l’attività fisica. Tante di queste si potrebbero prevenire con un semplice defibrillatore, il “salvavita” per eccellenza, strumento scontato in una partita degli Europei sotto l’egida della Uefa, ma anche in qualsiasi gara riconosciuta da una Federazione. Meno nelle piccole strutture di allenamento, durante le attività amatoriali, nonostante la legge Balduzzi entrata in vigore nel 2012 sull’onda emotiva della morte del calciatore Morosini, ma applicata in maniera intermittente.

Il caso di Eriksen, però, ha dimostrato quanto anche il primissimo intervento di chi è immediatamente vicino all’incidente, cioè dei compagni di squadra, possa fare la differenza. Di qui l’iniziativa della Figc: inserire nelle prossime licenze nazionali (i requisiti per iscriversi al campionato) l’obbligatorietà di corsi di formazione per i calciatori in primo soccorso. L’idea è di approntare, già per quest’estate, in collaborazione con le Leghe di competenza e la Federazione medico sportiva, dei corsi durante i ritiri estivi delle squadre.

L’idea, pertanto, è dotare tutti di una preparazione di base, sapere come comportarsi in simili casi. Obbligatoria per i calciatori di Serie A, la norma potrebbe essere estesa a tutti i professionisti, dunque anche B e C, persino ai dilettanti. «Noi faremo tutti i passi possibili per riuscirci – ha concluso Gravina – Se si parla di vita non può esistere una differenza fra professionisti e dilettanti». Kjaer è intervenuto con Eriksen, ma in futuro potrebbe accadere ancora. Sarebbe un delitto lasciarsi trovare impreparati.