Freddie, americano, abbandonato fra i rifiuti e adottato da gente modesta, ma dal cuore d’oro
«I miei genitori adottivi mi hanno insegnato i valori, l’educazione, a ragionare e non reagire». Nathan e Betty, già in età avanzata, lo accolsero in casa, il papà gli comprò un computer scassato, che il piccolo rimise in moto. Poi il brevetto milionario per seguire gli anziani malati di Alzheimer, una compagnia di telecomunicazioni e una fondazione per aiutare i più deboli.
«I miei genitori adottivi sono stati i miei eroi e i miei modelli di vita», dice Freddie Figgers, trentunenne americano, nero, abbandonato dalla mamma dopo appena due giorni dalla sua nascita in un cassonetto dell’immondizia. «Papà e mamma, non più giovani, e che in passato avevano avuto piccoli in adozione, non appena vennero a conoscenza del mio abbandono, per giunta in quel modo abbietto, come fossi un rifiuto, non esitarono nemmeno un momento a chiedermi in adozione».
I suoi genitori, i suoi «eroi», come li chiama lo stesso Freddie, sono l’artigiano Nathan e la moglie Betty, contadina in una comunità agricola. Nonostante non fossero più giovanissimi, avessero una posizione sociale modesta – ecco l’atto eroico, secondo Freddie – decisero di adottarlo dopo aver già cresciuto diversi bambini in affidamento. A due giorni dalla sua nascita e da un destino che sembrava per lui ormai segnato, dunque, il piccolo abbandonato nel cassonetto dell’immondizia, aveva trovato una famiglia, adottiva – ma questo non lo consideriamo nemmeno un dettaglio, i bambini sono di chi li cresce, li educa – ritrovò nuovamente una famiglia adottiva, povera ma felice.
Per Freddie, Nathan e Betty, divennero dei veri e propri modelli da seguire. Un quotidiano nazionale, il Messaggero, che ha ripreso la notizia, ha riportato le dichiarazioni di Freddie Figgers: «I miei genitori adottivi sono stati i miei eroi e i miei modelli di vita».
GENIO E MANAGER
Oggi Freddie è sposato con una avvocatessa e padre di bella una bambina che si coccola non appena i suoi impegni lo consentono. «La mia piccola non deve patire nemmeno un solo istante quanto mi è accaduto: non ne ho memoria, ma deve essere triste crescere con il chiodo fisso di essere stato trattato come se fossi spazzatura», avrà ripetuto mille e mille altre volte ancora.
Nel corso della sua infanzia, infatti, il ragazzo che ha studiato e successivamente diventato un manager milionario, ha dovuto anche lottare contro i soliti imbecilli, bulli da strapazzo, che con miserabile fantasia lo chiamano “immondizia” ficcandolo nei bidoni della spazzatura. Il padre, Nathan, non alimentava in lui l’odio. Il discorso era molto semplice: la dignità va conquistata intelligenza e tenacia, così alla fine Freddie ha deciso di seguire questi saggi consigli.
Il giovanotto oggetto di scherno da parte dei ragazzacci del quartiere, dimostrò subito di essere un vero genio. Papà Nathan riuscì a mettere da parte ventisette dollari per comprargli un MacIntosh, non funzionante, ma che il figlio riuscì a riparare e far ripartire. Iniziò così a riparare i computer della scuola passando poi a quelli del municipio. A quindici anni, come ha scritto “Il Messaggero”, Freddie decise di lasciare la scuola e dedicarsi al lavoro che lo portò a disegnare software.
UNA SOCIETA’ DI TELECOMUNICAZIONI
A ventuno anni gestiva già una rete di banda larga diventando il più giovane imprenditore di settore in tutti gli Stati Uniti, tanto che ad oggi è ancora l’unico proprietario afroamericano di una società di telecomunicazioni: la Figgers Communication. Gli anni avanzavano, il padre Nathan ben presto iniziò ad avere i primi sintomi dell’Alzheimer e Freddie riuscì ad inventare un congegno caratterizzato da un circuito, un microfono da 90 MHz e una scheda di rete che permetteva di rintracciarlo fuori casa. La vendita dei diritti di questa sua invenzione gli fruttò oltre due milioni di dollari.
Con parte del denaro avrebbe voluto comprare al padre l’auto dei suoi sogni e una barca, ma il genitore si spense prima del tempo. «L’esperienza – ebbe a dire Freddie – mi ha insegnato che i soldi non sono altro che un mezzo, quel giorno ho deciso che avrei cercato di fare del mio meglio per rendere il mondo migliore prima di quando dovrò lasciarlo».
In comune con il padre adottivo l’uomo sembra avere la grande generosità. Non è un caso, infatti, che Freddie abbia aperto una fondazione che raccoglie fondi per assicurare la copertura delle spese sanitarie per le comunità meno abbienti del nord della Florida. Ma ha fatto anche di più: si è impegnato, inoltre, a pagare la retta universitaria ai giovani talenti provenienti da famiglie meno abbienti.