Bob Dylan lancia un appello
«La mancanza di acqua potabile aumenta il rischio di contrarre le malattie della povertà – dice il padre dei cantautori – niente acqua significa anche suolo arido; suolo arido significa niente raccolti e niente da mangiare; quindi migrazione». E che almeno stavolta non siano “Blowin’ in the wind”, parole al vento. Juanuaria Piromallo in un suo articolo scrive che il quasi ottantenne artista intende «organizzare un grande evento benefico dedicato ai bambini in Africa. Un charity che coinvolga coscienze e portafogli per raccogliere fondi per l’emergenza idrica».
In campo le artiglierie pesanti della comunicazione. Un appello, ma anche un intervento propositivo, di quelli che sanno tanto di pazienza ai minimi storici, arriva dal grande Bob Dylan. “La mancanza di acqua potabile aumenta il rischio di contrarre le malattie della povertà – urla il grande Bob – niente acqua significa anche suolo arido; suolo arido significa niente raccolti e niente da mangiare; quindi migrazione”. Il teorema, ripreso dal Fatto Quotidiano, che spiega la posizione del padre dei cantautori, è semplice: se gli si dà l’acqua diminuirebbero anche le immigrazioni. Nessuno lo ascolta, allora lancia un appello su Instagram: organizziamo un concerto per i bambini africani. “Io ci sto!”, fa sapere.
Dylan è un’icona della canzone di protesta, dunque, anche in questo caso, rievocando i “tempi belli” di “Blowin’ in the wind”, per intenderci. Parole al vento. Provate a chiedere a Francesco De Gregori, chi è Dylan. E’ stato la sua musa ispiratrice per decenni. Anche il suo modo di dire le cose è ispirato all’artista di Duluth, Stati Uniti.
«Non ho Bob Dylan fra i miei follower su Instagram – scrive Juanuaria Piromallo – e invidio Antonio Gallo, infallibile comunicatore per la Pirelli e sui social che con il Premio Nobel della Letteratura, leggenda vivente del rock, 2300 concerti in giro per il mondo, cantautore e compositore di poesie, chatta come fosse uno di noi; Bob, lo chiamo anche io per nome, vuole che Antonio gli dia una mano a organizzare un grande evento benefico dedicato ai bambini in Africa. Un charity che coinvolga coscienze e portafogli per raccogliere fondi per l’emergenza acqua».
Dylan va e viene dall’Africa subsahariana. Impossibile non trattenere il fiato davanti alle statistiche di World Vision International. Bere acqua non potabile provoca più morti di qualsiasi forma di violenza, inclusa la guerra. Ancora oggi il 10% della popolazione mondiale (che equivale a 750 milioni, due volte la popolazione degli Stati Uniti più Canada e un pezzetto del Messico) non ha accesso all’acqua potabile, considerato uno dei diritti umani fondamentali. Non ha neanche il minimo indispensabile per garantire la propria sussistenza, per avere una vita dignitosa.
La mancanza di acqua potabile – in sostanza la posizione di Bob Dylan – aumenta il rischio di contrarre quelle che vengono chiamate malattie della povertà. Niente acqua significa anche suolo arido. Suolo arido significa niente raccolti e niente da mangiare. Quindi migrazione. Il teorema di Bob è semplice: se gli si dà l’acqua diminuirebbero anche le immigrazioni. Per procurarsi l’acqua per bere, spesso bisogna camminare quattro-cinque ore prima di arrivare alla fonte più vicina. Un compito che ricade, di solito, sulle bambine. Si stima che, in Africa, una ragazza su dieci non vada a scuola durante il periodo mestruale a causa della mancanza di acqua. Più della metà delle scuole primarie non ha acqua corrente nei servizi igienici.
«Bob – continua Juanuaria Piromallo – consegna ad Antonio Gallo numeri da paura: la dissenteria uccide 842mila persone ogni anno, circa 2.300 persone ogni giorno. Eppure basterebbero pastiglie purificanti per l’acqua o costruire pompe d’acqua nei villaggi. Sono passati oltre 50 anni da quando Bob cantava how many ears must one man have before he can hear people cry?…how many deaths will it take till he knows that too many people have died?..The answer, my friend, is blowin’ in the wind…”». Parole al vento. “Blowin’ in the wind”, appunto.
Parole al vento, adesso Bob ha detto basta, ci pensa lui, perché “The Times They Are A-Changin’” ( i tempi stanno cambiando) altro suo inno per la difesa dei diritti civili. Fra le papabili location del super evento Castel dell’Ovo di Napoli, l’unico al mondo costruito sull’acqua.
Per concludere, un esame di coscienza, una riflessione che tutti noi dovremmo fare almeno una volta al giorno. Pochi istanti, non di più. «Quanta strada deve fare un uomo prima di essere chiamato uomo?». Anche stavolta ha ragione il grande Bob. Sperando che almeno stavolta non siano “parole al vento”.