Papa Francesco, l’omelia sui migranti

«Affamato, assetato, forestiero, chiede di essere assistito», dice il Pontefice. «La Chiesa povera e per i poveri. Libia, un inferno, di quel Paese ci danno una versione “distillata”. E la realtà si vede meglio dalle periferie che dal centro. La Vergine Maria ci aiuta a scoprire il volto del suo Figlio in tutti i fratelli e le sorelle costretti a fuggire dalla loro terra a causa di tante ingiustizie», ha spiegato ancora il Santo Padre.

«Dio bussa alla nostra porta: affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito, chiedendo di poter sbarcare». E’ uno dei passaggi di papa Francesco in una sua omelia durante la Santa messa dedicata ai migranti. La funzione religiosa la celebra a sette anni dalla sua visita a Lampedusa.

Compie un’attenta analisi. Parte da una precisa disamina, da quegli italiani che si sentono minacciati nel loro status di benestanti. «La cultura del benessere – spiega Sua Santità – ci fa pensare a noi stessi, quasi a renderci insensibili alle grida di aiuto invocato dai più deboli, dagli altri , che evidentemente non sono nelle stesse condizioni: quel benessere del quale siamo gelosi ci fa vivere in bolle di sapone, belle sicuramente, ma nulle, in quanto illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso il prossimo, fino a scadere nell’indifferenza».

«DOV’E’ TUO FRATELLO?»

Sette anni dalla visita di papa Francesco a Lampedusa e da quella domanda rivolta all’umanità nella Messa celebrata al campo sportivo dell’isola nel cuore del Mediterraneo: «“Dov’è tuo fratello? – disse il Pontefice – la voce del suo sangue grida fino a me”, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi».

«Dov’è tuo fratello?», una domanda che risuona ancora oggi, dopo quel viaggio considerato – lo ricorda l’Organo d’informazione della Santa sede – in qualche modo “programmatico” per il Pontificato di Francesco.

Nell’avamposto del Sud dell’Europa, Lampedusa, il Papa ha mostrato cosa intenda quando parla di «Chiesa in uscita». Rende concreta l’affermazione in virtù della quale «la realtà si vede meglio dalle periferie che dal centro». Parole del Santo Padre. In mezzo ai migranti fuggiti dalla guerra e dalla miseria, ha fatto toccare con mano il suo sogno di una «Chiesa povera e per i poveri». E ancora a Lampedusa parlando di Caino e Abele, Francesco aveva anche posto in primo piano l’interrogativo sulla fratellanza.

E FRANCESCO CITA MATTEO

«Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». E’ il verso dal Vangelo di Matteo che Francesco riprende per evidenziare che questo vale «nel bene e nel male». «E’ un monito – dice papa Francesco – risulta oggi di bruciante attualità; dovremmo usarlo tutti come punto fondamentale del nostro esame di coscienza che siamo chiamati a compiere tutti ogni giorno». «Penso alla Libia – prosegue il Pontefice – ai campi di detenzione, agli abusi e alle violenze di cui sono vittime i migranti, ai viaggi della speranza, ai salvataggi e ai respingimenti». La Libia è un “inferno”, un “lager”. «Di tutto questo ci danno una versione “distillata”: la guerra è brutta, lo sappiamo, ma voi non immaginate l’inferno che si vive lì, in quei lager di detenzione? Mentre questa gente ha un solo desiderio: la speranza e di attraversare il mare».

E nel finale dell’omelia, l’invocazione alla Madonna. «La Vergine Maria ci aiuti a scoprire il volto del suo Figlio in tutti i fratelli e le sorelle costretti a fuggire dalla loro terra per tante ingiustizie da cui è ancora afflitto il nostro mondo». Un richiamo alla generosità, alla preghiera, perché questa possa fare aprire il cuore, non solo ai cristiani, ma a tutta la gente di buona volontà.