Regina, trentasei anni, accompagnata all’altare dal poliziotto che si prese cura di lei

Nigeriana, arrivò in Italia a tredici anni. Durante un sopralluogo in un Centro di accoglienza di Foggia, Antonio, oggi commissario, incrociò il suo sguardo smarrito. Diventò una di famiglia. Quando ha deciso di coronare il suo sogno d’amore con un connazionale, la ragazza ha voluto che il suo salvatore le facesse da padre.

 

«Certi amori, non finiscono mai…», intonava il poeta. Proprio vero, «…fanno dei giri immensi e poi ritornano». Non solo amori, anche riconoscenza. Insomma, sentimenti forti, se è vero che Regina, trentasei anni, nigeriana, ha voluto che all’altare, alla celebrazione del suo matrimonio con un connazionale, l’accompagnasse un poliziotto. Oggi, commissario. Legato alla protagonista della storia, Regina, appunto, che non ha mai dimenticato, lo sguardo tenero di Antonio D’Amore (un cognome che è tutto un programma…). Uno sguardo di quelli che danno sicurezza e il più delle volte rivolgono i padri ai propri figliuoli indifesi.

Antonio, il poliziotto, si prese cura di lei più di ventitré anni fa, quando l’allora tredicenne Regina arrivò in Italia dalla Nigeria dove aveva lasciato l’intera famiglia. E ora che per lei, Antonio, nel frattempo diventato commissario, è diventato un secondo padre, l’ha voluto al suo fianco fino all’altare della chiesa di Foggia dove ha sposato il suo amato Daniel, nigeriano come lei, conosciuto in Italia.

Il matrimonio è stato celebrato alcuni giorni fa. La Polizia ricorda questa storia su uno dei social più “sfogliati”, Instagram. La foto del poliziotto, oggi commissario, e della sposa: lei sottobraccio a lui. «Fiori d’arancio per Regina, accompagnata all’altare, al posto del papà, da Antonio che 23 anni fa le salvò la vita», scrivono sui social.

 

FOGGIA, CENTRO DI ACCOGLIENZA

«Lui era un ispettore in servizio alla squadra mobile di Foggia – raccontano, orgogliosi, i colleghi – quando conobbe Regina durante un’indagine: lei aveva solo tredici anni, in Italia era sola, tutta la sua famiglia era rimasta in Nigeria».

«Nello sguardo di questa bambina spaventata – ricordano i colleghi di D’Amore – Antonio vide gli occhi delle sue figlie ed aiutandola, poco per volta, conquistò la sua fiducia; l’accolse nella sua famiglia, trascorrendo insieme tanti bei momenti. E’ per questo motivo che Regina l’ha voluto al suo fianco nel giorno più bello della sua vita». «Complimenti al generoso commissario e auguri a questa ragazza», chiude la serie di messaggi.

“Queen Elizabeth”, come una famosa nave da crociera, questo il nome per esteso della sposa conosciuta da tutti, appunto, come Regina, arrivata in Italia a tredici anni (oggi ne ha trentasei).

 

SOLA, SMARRITA…

Era sola, quella ragazzina smarrita. I genitori erano rimasti nel loro piccolo villaggio in Africa. Fu durante alcune indagini in un Centro accoglienza per minori, che Antonio D’Amore, allora ispettore, incrociò lo sguardo di Regina. Ne fu talmente colpito che da allora decise di prendersene cura come una figlia.

Con lui e la sua famiglia, a detta della stessa Regina, ha trascorso tanti bei momenti. Con lui e l’intera famiglia ha stretto un legame fortissimo. Anche con le due figlie di D’Amore, tanto che oggi per lei sono come sorelle. Regina, oggi vive la sua vita fatta di lavoro e soddisfazioni. E’ rimasta in Italia, si rende utile al prossimo, anche di quanti hanno vissuto e vivono momenti di smarrimento come accadde a lei ventisei anni fa, quando incontrò l’uomo che l’avrebbe accompagnata all’altare. Ora, infatti, Regina è una mediatrice culturale, un’attività che le ha permesso di conoscere il suo attuale marito con il quale nei giorni scorsi è convolata, si dice, a giuste nozze. Auguri, Regina. Un forte abbraccio, quale segno di riconoscenza ad Antonio, che ha dimostrato senza clamori, come si fa accoglienza. In modo discreto e con tanto amore.