Catturati nella rete
Nelle scorse settimane abbiamo parlato della “Balena Azzurra”, orribile gioco che ha come tappa finale, momento di gloriosa vittoria, il suicidio.
Il gioco utilizza la rete, quella grande autostrada informatica che collega ogni angolo del pianeta e che rappresenta lo strumento concreto della globalizzazione.
Ma, così come la scissione dell’atomo dall’essere una grande scoperta divenne la più terribile arma di sterminio di massa, gli attuali strumenti informatici stanno dimostrando tutto il loro potenziale distruttivo: per sabotare, dirottare, far precipitare un aereo non serve più un gruppo di terroristi che riesce ad imbarcarsi con qualche arma tradizionale. Basta un cracker, l’hacker cattivo capace di entrare dalla sua comoda postazione nel sistema informatico di controllo dell’aereo ed è fatta.
E questo vale per le nuove linee ferroviarie, per le metropolitane o, semplicemente, per mandare in tilt una intera città manomettendo il sistema di gestione dei semafori.
La vulnerabilità di qualsiasi Paese si è fatta ormai palese e gli esempi cominciano a moltiplicarsi: dal presunto crakeraggio delle elezioni negli Stati Uniti al blocco totale degli ospedali e degli aeroporti che ha tenuto, la scorsa settima, l’Inghilterra bloccata per 48 ore, passando attraverso gli innumerevoli attacchi al sistema finanziario mondiale che ha costruito la sua piattaforma strategica proprio sull’utilizzo della rete.
Il web è diventato il nuovo vero campo di battaglia che stravolge le vecchie logiche della guerra e che vede soldati ed eserciti scalzati da super tecnici esperti di informatica.
Volendo fare una fotografia della situazione attuale, il pericolo di una guerra nucleare, seppure sempre presente, sembra essere stato posto in secondo piano.
Lo scenario attuale, oltre al campo di battaglia rappresentato dal web, vede cadere ancora bombe in medioriente e la strategia del terrore posta in essere dall’ISIS in Europa.
E proprio il web è stata l’arma più potente utilizzata dall’ISIS e dai gruppi che praticano la strategia del terrore: attraverso il web si fa propaganda, si reclutano miliziani improvvisati in ogni dove, si rivendicano gli attentati.
Il web è un pericolo che abbiamo in casa ed in tasca attraverso computer e telefonini al quale siamo esposti tutti, soprattutto i giovani, che hanno imparato ad usarlo ma non sono stati educati ad usarlo.
I social network spesso diventano trappole micidiali, strumenti capaci di distruggere una persona stando semplicemente seduti davanti ad un computer senza avere la consapevolezza del danno che si può provocare: basta una foto che fa il giro sul web per ferire mortalmente.
E la vergogna offusca e cancella la capacità di denunciare.
Con un flessibile in mano, anche un ingegnere rischia di tagliarsi un braccio.