“Righi” e Protezione civile fanno squadra
Dirigente scolastico, docenti e studenti insieme, per scacciare la crisi provocata dal Covid-19. Uomini e donne del servizio volontario che interviene in caso di eventi calamitosi e catastrofi. I computer si spostano dai banchi di scuola a casa dei ragazzi per completare un ciclo di studi. Un esempio virtuoso che fa orgoglio.
La scuola, a Taranto, ai tempi del coronavirus. Metti, insieme, gli studenti dell’Istituto scolastico “Augusto Righi”, desiderosi di completare gli studi dell’anno scolastico in corso, funestato come qualsiasi attività e cittadini deboli, da pandemia; e una dirigente scolastica, Iole De Marco, e il gioco è fatto. Gioco, andiamoci piano: lo studio è una cosa seria. E’ quanto avranno pensato una volta di più i ragazzi della scuola con sede in via Dante a Taranto.
Non è l’unica scuola sul nostro territorio ad essersi attivata per venire incontro ai disagi provocati dal maledetto Covid-19, ma di sicuro il “Righi” è stato l’Istituto che ha applicato più velocemente le linee-guida indicate dal Ministero dell’Istruzione in fatto di attività scolastiche. Intanto, la velocità su come organizzarsi e invitare allo studio i ragazzi che devono restare chiusi in casa, ma che non dispongono di un pc. Bel problema. Ma, evidentemente, la dirigente scolastica, insieme al personale insegnante e gli stessi studenti, deve aver pensato che i problemi non si spostano, ma si risolvono. Detto, fatto. Per realizzare un desiderio comune, ecco l’invito alla Protezione civile per dare un contributo fisico e sostanziale al progetto. Subito accettato dal Servizio che si occupa del coordinamento delle azioni a sostegno di istituzioni, enti, corpi e quant’altro, che interviene in occasione di calamità e catastrofi, come appunto il coronavirus che ha messo in ginocchio mezzo mondo.
ISTITUTO E “PROTEZIONE”
Anche per la Protezione civile, in particolare quella locale, va spesa più di una parola. Abituati a vedere quanti volontariamente garantiscono l’incolumità delle persone, dei beni e dell’ambiente, in occasione di eventi più o meno leggeri – quelli che in qualche modo danno visibilità – stavolta sono stati a decine i volontari a muoversi nella massima discrezione per venire incontro alla più grave emergenza che potesse accadere dal Dopoguerra ad oggi. Dunque, il merito stavolta è doppio. Dunque, bravi, bravi, bravi. Bravi tutti. Il “Righi” e la nostra Protezione civile, due entità che rappresentano un territorio desideroso di riscatto. Immediato, possibilmente. E bravi anche quanti hanno progettato e seguito un esempio così virtuoso.
Entrando nel merito di una notizia che ci è piaciuto prendere come esempio, partiamo dalla richiesta di centinaia di computer per svolgere qualsiasi attività didattica possibile da casa. L’istituto “Righi” ha letteralmente svuotato i suoi laboratori per rispondere alla domanda giunta dai suoi studenti.
Il problema, in qualche modo risolto o in via di risoluzione, si diceva, parte dalla domanda principale: c’è da studiare on line e non tutti i ragazzi dispongono della necessaria dotazione in famiglia. La risposta, immediata, che non resta solo nella testa o nella teoria di dirigente e docenti scolastici, è il sostenere quanto desiderano studenti e rispettivi genitori. I tempi per venire a capo della sciagura provocata dal virus si sono dilatati, non si parla ancora di riapertura dell’anno scolastico. Circola, intanto, più insistente, che la Scuola potrebbe non solo non riaprire a breve, ma promuovere tutti gli studenti all’anno scolastico successivo con decreti speciali.
TITOLO GRATIS, «NO GRAZIE!»
Promozione o titolo di studio in tasca, cosa ci sarebbe di meglio, volendo usare un paradosso. E, invece, non è così, quel riconoscimento – tutti, nessuno escluso – vogliono sostanziarlo come diritto. Il famoso diritto allo studio. Scendono in campo Istituto e Protezione civile, ognuno ad interpretare da primi attori, la loro parte. La Protezione civile si rimbocca le maniche a fa il suo, anche di più in tempi così sciagurati. Non solo i pc del “Righi” sono da maneggiare con cura, anche la salute invita alla prudenza. Insomma, non si tratta di spostare un computer da una scrivania al desk di casa. Occorre elaborare un piano nelle segreterie scolastiche, coordinare l’attività e relazionarsi con uomini e le donne della Protezione civile: indossare mascherine e guanti, cappelli e indumenti idonei. Potrebbe andarci di mezzo la salute, si diceva, oltre ad un anno scolastico incompleto.
Sono settimane che le migliaia di scuole del nostro Paese si muovono con tempestività per venire incontro ai primi inviti rivolti agli italiani dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Non si possono firmare decreti per ciascuna attività – fra queste, quelle scolastiche – e, allora, la fiducia di Presidente e Ministeri vengono riposte nelle mani della coscienza professionale degli italiani. Il “Righi”, dunque dirigente, docenti e studenti, personale scolastico, e la Protezione civile, sono stati fra i primi a fare squadra. E questo è motivo di orgoglio per un territorio, ma anche per un intero Paese che vuole rialzarsi subito. E non è poco. Dunque, ancora «Bravi, bravi, bravi!». Bravi tutti.