Spiraglio per un “cessate il fuoco” fra Ucraina e Russia
Trump auspica un colloquio in Turchia. Da Mosca fanno sapere che Putin ci sta riflettendo, mentre Zelensky crede che lo “zar” prenda tempo. Sarebbe il caso di riporre l’odio e avviare la trattativa, che sarebbe comunque lenta e laboriosa. Insomma, massima prudenza, prima di dire che la strada giusta sia stata intrapresa. Le prime parole di papa Leone XIV mietono ottimismo
Pace, maneggiare con cura. Sono in molti a sostenerlo, la prudenza non è mai troppa. A volte si era intravisto uno spiraglio per mettere fine a un conflitto; spesso, però, si è stati sconfessati dai fatti: molti, per dirla tutta, predicano bene, ma razzolano male.
Predicare. Tutto nasce da lì. Non è banale pensare che l’elezione del nuovo papa, Leone XIV, abbia in qualche modo accelerato il processo di pace. De resto, il primo pontefice americano della storia, è stato chiaro fin dall’inizio; dalle prime parole pronunciate davanti alle decine e decine di migliaia di persone che avevano affollato piazza San Pietro, e le centinaia di milioni di fedeli collegate con tv, radio, social: pace. Pace, il primo forte segnale. Come a dire: la politica internazionale, i temi sul tavolo saranno diversi, ma quello centrale è sempre lo stesso: pace.

LE “ULTIME” NEWS…
Le ultime notizie diffuse dalle agenzie di stampa internazionali, “parlano” chiaro: la Russia continua a “prepararsi” alle trattative dirette con l’Ucraina, in programma domani (giovedì 15 maggio per chi ci legge) a Istanbul, ma il portavoce del Cremlino è prudente: chi sarà presente in rappresentanza di Mosca, lo deciderà personalmente Vladimir Putin.
Per contro, piuttosto che stemperare gli animi, Kiev fa trapelare che l’assenza di Putin dai colloqui in Turchia, dove è prevista la partecipazione di Zelensky, sarebbe il “segnale definitivo” che Mosca non vuole porre fine alla guerra. Ipotesi azzardata, considerando che in una posizione mediatica favorevole il governo ucraino, aveva dato addosso alla politica di Putin, facendo trapelare che le perdite inflitte all’esercito russo avevano messo in ginocchio il governo dello “zar”. Ora, ancora prima dell’incontro, dei temi che potrebbero essere affrontati, gli stessi avanzano l’ipotesi che sia proprio la Russia a non volere l’accordo, come se i due presidenti dovessero incontrarsi per firmare l’impegno di pace. Gli incontri, invece, servono per incontrarsi, confrontarsi, andare a fondo ai discorsi che hanno scatenato la guerra, e trovare punti di contatto. Infine, la riflessione, gli eventuali ritocchi, piccoli o significativi, prima la tregua, poi, finalmente, la pace.

PACE, MASSIMA PRUDENZA
Da qui la prudenza. Non solo. Da qui, anche l’interesse di Trump a prendere parte all’incontro, perché abbia notizie di prima mano e comprendere chi veramente voglia la pace e chi, invece, faccia finta. Nei giorni scorsi Zelensky aveva dichiarato che sarebbe andato a Istanbul per incontrare Putin, che domenica aveva proposto negoziati diretti tra Mosca e Kiev. Martedì il presidente americano, Donald Trump, aveva auspicato la presenza in Turchia di Zelensky e Putin.
I leader europei, dal loro canto, fanno sapere, secondo fonti autorevoli, che sarebbero pronti ad attendere fino a dopo l’incontro tra Zelensky e Putin in Turchia, prima di “spingere” gli Stati Uniti ad annunciare nuove sanzioni contro Mosca. E’ quanto sostiene, scrive l’agenzia giornalistica Ansa, Bloomberg citando fonti a conoscenza della questione. A seguito dei colloqui tra funzionari statunitensi ed europei di lunedì, pare sia chiaro che la parte americana auspicava i colloqui tra Russia e Ucraina per domani (giovedì), prima di esercitare una eventuale, nuova pressione su Putin.