«Mar Piccolo, biodiversità in aumento»

Dalla Rai a Mediaset, tv e stampa nazionale lodano la ripresa di Taranto

«Sono state rilevate connessioni tra biodiversità e bonifiche a seguito della chiusura di 180 scarichi abusivi», ha dichiarato Vito Felice Uricchio, Commissario governativo per le Bonifiche dell’area locale, durante la “due giorni” sul progetto “Pnrr National Biodiversity Future Center – Nbfc Spoke 3” svoltasi in città il 14 e il 18 maggio. «In questi anni abbiamo lavorato per dimostrare l’importanza come questa può supportare le economie locali e favorire il miglioramento della qualità della vita delle persone», ha aggiunto Francesco Petracchini, direttore del Dipartimento Scienze del Sistema Terra e tecnologie per l’ambiente del Cnr

 

Ieri, sul Tg2, a ruota anche gli altri canali nazionali, dalla stessa Rai a Mediaset, le altre tv, da Sky  a La7, e via via tutto il panorama informativo, è andato in onda un ampio servizio sulla biodiversità in aumento nel Mar Piccolo. Finalmente giustizia per il nostro territorio, considerando che proprio sul nostro sito abbiamo parlato a più riprese di come si stesse riposizionando Taranto al centro del Paese, lontana dall’aspetto industriale del quale si è fatta carico con problemi di carattere ambientale negli ultimi sessant’anni: una sciagura. Bene, ora Taranto riprende a vivere, e bene, grazie all’ultima notizia ripresa da tutte le agenzie di stampa, le testate, i siti, viva il Cielo, rendendo giustizia, si diceva, a un territorio.

La notizia alla quale hanno fatto riferimento gli organi di informazione, a proposito della biodiversità in aumento, nel Mar Piccolo, scaturisce dalla “due giorni” del mini BioBlitz nell’ambito del progetto “Pnrr National Biodiversity Future Center – Nbfc Spoke 3” che, il 14 e il 18 maggio scorso ha coinvolto, a Taranto, studenti e cittadini.

 

 

SOTTO CON L’INFORMAZIONE

L’aumento in tema di biodiversità, come documentato da tv e stampa, è un dato in controtendenza rispetto a quanto in questo momento sta accadendo nel resto del mondo. Un dato incoraggiante che avrebbe una sua spiegazione, posto che si è registrata in questi anni la chiusura di numerosi scarichi abusivi.

La “due giorni” cui facciamo riferimento è stata organizzata dai ricercatori Fernando Rubino e Antonella Petrocelli del Cnr – Irsa Talassografico di Taranto con il supporto della Casa delle Tecnologie Emergenti Calliope. Grazia a questo impegno e quello di esperti ricercatori, sono stati in tanti ad aver scoperto un ecosistema unico.

«Si rilevano profonde connessioni tra biodiversità e bonifiche – ha dichiarato Vito Felice Uricchio, Commissario governativo per le Bonifiche dell’area di Taranto – testimoniate anche dall’importante incremento della biodiversità nel Mar Piccolo di Taranto a valle della chiusura di circa 180 scarichi abusivi; è questo un momento di scelte decisive per il territorio tarantino, di un serio impegno collettivo sul riconoscimento del valore della biodiversità e degli ecosistemi, su un uso responsabile delle risorse naturali, sul rafforzamento e la sostenibilità di tutte le attività produttive, oltre che di una progressiva ma inesorabile riduzione della contaminazione, al fine di assicurare un ecosistema florido e resiliente ed un Mar Piccolo fucina di biodiversità, in un contesto naturale integro e rigoglioso».

 

 

PETRACCHINI: «E’ LA STRADA GIUSTA»

Alla giornata inaugurale era presente anche il direttore del Dipartimento Scienze del Sistema Terra e tecnologie per l’ambiente del Cnr, Francesco Petracchini. «In questi anni – ha spiegato Petracchini – abbiamo lavorato in tutta Italia insieme ad altri enti di ricerca per studiare e dimostrare l’importanza della biodiversità e come, soprattutto nel Mediterraneo che ne è ricchissimo, questa può supportare le economie locali e favorire il miglioramento della qualità della vita delle persone».

«Comprendere l’equilibrio tra gli elementi fondamentali della natura, come il mare e un ecosistema unico come quello di Mar Piccolo – ha dichiarato il direttore scientifico di Calliope, Rodolfo Sardone – significa riconoscere il valore profondo della biodiversità come risorsa per la salute umana; il vero approccio One Health non pone l’uomo al centro, ma lo integra in un sistema complesso che va tutelato con responsabilità, innovazione e visione scientifica. Calliope lavora proprio in questa direzione, mettendo la tecnologia al servizio della sostenibilità e della vita».

 

 

UN “GRAZIE!” GRANDE COSI’

L’iniziativa rientra nella “Biodiversity Sampling Week – BSW” organizzata su scala nazionale. Promotore è il National Biodiversity Future Center (Nbfc), primo centro di ricerca nazionale dedicato alla biodiversità finanziato dal Pnrr – Next Generation EU. Tutto questo, poi, in vista della Giornata Mondiale della Biodiversità che cade il 22 maggio. Promotori: Nbfc, Irsa–Cnr, Commissario straordinario del governo per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione dell’area di Taranto, Università degli studi di Bari Aldo Moro, Dipartimento Jonico UniBA, Arpa Puglia, Cte Calliope, Comune di Taranto. A collaborare alle attività: Asd Enjoy Your Dive, Asl Taranto, Guardia Costiera, Jonian Dolphin Conservation, Protezione Civile, Wwf.

Aiuti a Gaza a rischio 14.000 bambini

Prossime quarantotto ore decisive, serve accelerare le trattative

«Autorizzare l’ingresso di soli dieci camion con viveri è come una goccia nel mare», dicono i mediatori. «Serve con urgenza un flusso massiccio di aiuti umanitari», aggiungono con profonda amarezza. «Il negoziato tra Israele e Hamas in corso a Doha prosegue», dunque esisterebbe la possibilità di raggiungere un accordo all’ultimo momento

 

«Aiuti massicci a Gaza, dice l’Onu, l’Organizzazione delle Nazioni unite, oppure altri quattordicimila bambini moriranno». Notizia agghiacciante, l’ennesima, ripresa dalle agenzie e trattata con attenzione e dovizia di particolari da quella italiana, l’Ansa, che al suo primo “lancio” aggiunge: «…tanto che serve con urgenza un flusso massiccio di aiuti umanitari».

Questa la notizia che ancora una volta lascia di stucco e provoca impotenza per quanti vorrebbero fare qualcosa, ma gli viene impedito. Cronaca che fa il paio con un’altra delle ultime gravi “news” sempre a proposito di Gaza: funzionari sanitari palestinesi affermano che sessanta persone sono state uccise nel corso di attacchi israeliani nella “Striscia” la notte scorsa, per lo più bambini e donne, oltre a decine di feriti, in seguito ai nuovi massacri commessi dall’occupazione. E’ quanto dichiarato alla Afp il portavoce della Difesa civile, Mahmoud Bassal.

 

 

LA SITUAZIONE PRECIPITA

La situazione precipita, l’unica soluzione sarebbe il “cessate il fuoco”, un intervento deciso degli Stati che hanno una forte influenza su Israele, diversamente altri “14.000 bebè” (bimbi in tenera età) potranno morire già nelle prossime 48 ore. Lo ha dichiarato alla Bbc il diplomatico britannico Tom Fletcher, vistosamente preoccupato, che nell’Onu ricopre il ruolo di vicesegretario generale, nonché quello di coordinatore delle Missioni di soccorso di emergenza nel mondo, dopo aver definito il “via libera” dato da Israele all’ingresso di meno di 10 camion d’aiuti (dopo undici settimane di nuovo blocco totale). «Dobbiamo fare in modo che questi quattordicimila bambini siano salvati: non abbiamo molto tempo a disposizione, solo quarantotto ore», ha aggiunto il vicesegretario generale Onu.

 

 

“ALTRI”, COME A DIRE “ALTRE VITTIME”

Non che sia sfuggita ai più la sottigliezza lessicale, ma quando le agenzie, i mediatori parlano di vite umane, quelle di bambini a repentaglio, dicono, scrivono “altri”: non dobbiamo certamente spiegarlo noi, ci mancherebbe altro, ma “altri” sta per “che andrebbero a sommarsi alle decine di migliaia di vittime fino ad oggi mietute da un attacco unilaterale (non si può parlare di conflitto).

All’apertura del Qatar Economic Forum, il premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani, mediatore tra Israele e Hamas, insiste sul fatto che alla luce di quanto accaduto fino ad oggi e potrebbe accadere nelle prossime ore. E dichiara che l’inasprimento dell’offensiva israeliana nella “Striscia di Gaza” mette a repentaglio ogni possibilità di pace nel territorio palestinese. «Quando l’israelo-americano Edan Alexander è stato rilasciato – ha aggiunto nella sua dichiarazione ufficiale resa alla stampa – pensavamo che questo tipo di azione avrebbe in qualche modo aperto la strada alla fine di questa tragedia: la risposta, purtroppo, è stata un’ondata di attacchi ancora più violenti che hanno causato la morte di centinaia di innocenti: questo comportamento aggressivo e irresponsabile mina ogni possibilità di pace».

 

 

FORSE UNA SCHIARITA, FORSE…

«Oggi avremo una difficile discussione su Gaza; sul tavolo abbiamo la proposta olandese di revisione dell’Articolo 2 dell’accordo di associazione con Israele: ne discuteremo, non posso prevedere il risultato». Lo ha dichiarato l’alto rappresentante dell’Unione europea Kaja Kallas arrivando al consiglio Affari esteri e difesa. «Gli aiuti devono raggiungere Gaza il prima possibile – ha aggiunto – quello che passa ora non è abbastanza, è una goccia nell’oceano, ci sono migliaia di camion che aspettano».

Infine, ancora l’Ansa a proposito di quanto dichiarato da fonti palestinesi. Parlare di schiarita appare un azzardo, ma questo è quanto riferisce l’agenzia palestinese Maan citando fonti informate: «Il negoziato tra Israele e Hamas in corso a Doha non è ancora concluso ma prosegue; nonostante la complessità dei colloqui e l’insistenza di entrambe le parti sulle rispettive condizioni, le fonti sostengono che esisterebbe la possibilità di raggiungere un accordo all’ultimo momento».

«Oro per il Battaglini di Taranto!»

Olimpiadi nazionali di Matematica

Medaglia per Ciro Urselli (singolarista), Menzione d’onore per Mirko Saracino. Applausi meritatissimi per Gianluca Maggi, Lorenzo Tittarelli, Carlo Albano, Daniele Calia, Ciro Urselli, Mirko Saracino e Daniele Maggi, che hanno sfiorato il podio a squadre. La cronaca e le emozioni raccontate dalla docente Giuseppina Serafica e le congratulazioni della dirigente scolastica Patrizia Arzeni agli studenti del prestigioso liceo tarantino

 

Il Liceo scientifico trionfa nella fase finale delle Olimpiadi nazionali svoltesi nei giorni scorsi a Cesenatico, conquista il podio più alto e porta a casa la Medaglia d’Oro. In particolare, si sono messi in luce: Ciro Urselli (Medaglia d’oro singolarista) della classe 4H e Mirko Saracino della 3M (Menzione d’onore).

Che il liceo scientifico “Battaglini” fosse uno dei fiori all’occhiello di Taranto, questo era risaputo. Lo dice la storia, dal Dopoguerra in poi, gli studenti che hanno conseguito la maturità liceale nella scuola con la storica sede di Corso Umberto, hanno proseguito gli studi universitari, contribuito alla crescita culturale e sociale di Taranto. Quanti, poi, per motivi di lavoro sono rimasti fuori sede o trasferiti all’estero, anche se a distanza, hanno dato lustro alla città. Così, quando sei in un’altra città, parli di Puglia, di studio, scuole, non puoi sbagliarti: mostri, fiero, il petto e dici “Battaglini”, non puoi che pensare a Taranto, ai prèsidi, ai dirigenti scolastici, ai docenti, severi – secondo qualcuno, che non sa quanto sia importante una certa intransigenza nello studio, che ancora oggi a queste latitudini viene considerata “cosa seria” – sicuramente preparatissimi. Del resto, solo un buon insegnante può fare di uno studente con delle qualità, un grande professionista.

 

 

UNA GIORNATA, UN’EMOZIONE

Una giornata pienissima in fatto di impegni, descrive il sito del “Battaglini”. Una mattinata nel corso della quale le professoresse Serafica e Iorio hanno accompagnato i due singolaristi del liceo tarantino, Mirko Saracino (3M) e Ciro Urselli (4H) nell’enorme sala della Colonia Agip, che ospitava trecento ragazzi selezionati fra milleduecento scuole e centocinquantamila studenti.

«L’aula in cui i ragazzi svolgono la prova nazionale, sembra sconfinata – confessa, emozionata, la professoressa Giuseppina Serafica – ogni volta ho quasi timore nel lasciarli lì, tanto mi sembrano troppo piccoli, per una cosa tanto grande da fare; quest’anno, poi, la sensazione è stata particolarmente forte: nessuno dei due ragazzi è maggiorenne e, come accaduto in passato, mi sono chiesta: e se non dovesse andare come i ragazzi desiderano? Alla fine sono stati proprio loro, con un risultato straordinario, a rasserenarmi a distanza, dimostrandomi quanto siano grandi come “matematici in erba”, due giganti».

La professoressa Giuseppina Serafica, oltre ad essere docente storica del “Battaglini”, ricorda il sito scolastico, è anche responsabile distrettuale delle Olimpiadi di Matematica. Anche lei, infatti, in prima persona, è stata protagonista in questa edizione. Su invito della Commissione Olimpiadi, la prof del liceo tarantino ha tenuto una conferenza agli altri responsabili sul tema “Teoria dei giochi”. L’incipit dell’incontro è stato dedicato ad alcuni problemi classici di John Nash, dal dilemma del prigioniero alle applicazioni della teoria dei giochi nei problemi olimpici e alle metodologie per affrontare problemi che sicuramente esercitano enorme fascino. Un interesse talmente elevato da aver registrato numerose richieste da parte di colleghi interessati nel ricevere il suo intervento articolato ed esaustivo.

 

 

UNA SCUOLA, UNA SQUADRA

Nel pomeriggio dei “Giochi”, la giornata è proseguita con la semifinale a squadre. Gli alunni del “Battaglini”, anche loro orgoglio del liceo tarantino, hanno partecipato alla prima delle quattro semifinali, conducendo la gara con grande capacità e sicurezza, restando sempre nelle squadre di testa della classifica per concludere la partecipazione alle Olimpiadi nel gruppo delle squadre convocate per la finale.

Finalissima a squadre che si è svolta il giorno dopo. Uniche squadre del Sud ammesse: Il “Battaglini” di Taranto e lo “Scacchi” di Bari. Una gara entusiasmante, con continui capovolgimenti di classifica con gli studenti del liceo tarantino in grande evidenza nel giocarsi le carte giuste al momento giusto, senza mai mollare il terreno della battaglia, anche quando la risoluzione di qualche problema ha rischiato di metterli all’angolo. Alla fine è arrivato un riconoscimento per la loro brillante prestazione con l’accesso alla premiazione. Questa la squadra dei giovani talenti matematici: Gianluca Maggi (Capitano), Lorenzo Tittarelli (Consegnatore), Carlo Albano, Daniele Calia, Ciro Urselli, Mirko Saracino, Daniele Maggi.

 

 

TU CHIAMALE, SE VUOI, EMOZIONI…

Il momento più emozionante, lo racconta la professoressa Gisueppina Serafica: «E’ stato con la premiazione dei singolaristi: come sempre nessuno sapeva nulla circa i ragazzi che avrebbero avuto accesso ai premi o circa i cut-off, e cioè i punteggi minimi, che avrebbero dato accesso ai vari tipi di medaglia. Quindi la cerimonia è iniziata con l’introduzione alla premiazione a cura del Presidente della Commissione Olimpiadi prof. Ludovico Pernazza. Tra il serio e il faceto, anche per stemperare gli animi dei partecipanti in trepidante attesa, Pernazza ha compiuto una disamina su come era andata globalmente la prova. Una suspence altissima: i punteggi andavano in crescendo e del nome di Ciro Urselli nemmeno l’ombra, fino a quando non è arrivata la proclamazione sullo stile “the winner is…”:  “Ciro Urselli – Liceo Battaglini di Taranto, Medaglia d’oro!”. Esplosione di gioia incontenibile, con il cuore di tutti a mille e gli occhi emozionatissimi: Oro, oro, orooo!».

Soddisfazione anche per Mirko Saracino. Pur non essendo arrivato in zona–medaglia, lo studente del liceo tarantino ha avuto una meritatissima “menzione d’onore”, avendo svolto perfettamente due quesiti molto impegnativi, tanto che la sua giovane età fa ben sperare per il suo futuro nelle Olimpiadi.

 

APPLAUSI E CONGRATULAZIONI

La professoressa Giuseppina Serafica, infine, grande docente, una insospettabile stoffa da cronista nel trasmettere grandi emozioni, ha rivolto il suo ringraziamento a tutti i ragazzi, ai loro genitori, che li hanno sostenuti in questa avventura ed alla dirigente del Battaglini, dott.ssa Patrizia Arzeni, che ha fatto del Progetto Olimpiadi, uno dei momenti di punta della Programmazione scolastica. Infine, proprio la dott.ssa Arzeni, insieme a tutta la comunità scolastica del “Battaglini”, nel congratularsi con gli studenti, ha rivolto i più fervidi auguri a quanti hanno partecipato al progetto, perché questo sia il primo passo verso un futuro ancora più radioso.

«E dieci…»

Con l’arrivo di Achille, Chiara e Matteo, pugliesi, hanno fatto “cifra tonda”

I coniugi Amico-Calsolaro di Alessano, avevano programmato l’arrivo del piccoletto. «Parenti e amici erano già al corrente che l’ultimo nostro pargoletto ci avrebbe raggiunti a maggio e così è stato…», dicono i due genitori del nascituro venuto alla luce nell’ospedale di Tricase. Come si organizzerà la famiglia: «Spesa una volta la settimana, privilegiamo le offerte e le grandi quantità; i vestiti “passano”, a scalare, dal più grande al più piccolo»

 

«Lo abbiamo chiamato Achille, il nome è importante: ha un suo significato, la mitologia lo dipinge come un guerriero forte, coraggioso, qualità che proviamo a mettere in atto ogni giorno, perché non è semplice, ma con l’amore e l’armonia, tutto è possibile». Come dar torto a Matteo Amico, quarantuno anni, che a giornalisti di stampa e tv offre, anche a nome della moglie, Chiara Calsolaro, quarant’anni, un sorriso contagioso.

Uno di quei sorrisi che non mettono in secondo piano “varie ed eventuali” della coppia di Alessano, provincia di Lecce, che ha annunciato con gioia immensa il loro decimo figlio: Achille, si diceva: un maschietto, tre chili e mezzo, bracciotte e gambotte piene di energia, dato alla luce un pomeriggio di qualche giorno fa.

«Mamma e neonato godono di ottima salute e sono pronti a tornare nella loro affollata casa», hanno fatto sapere medici e personale dell’ospedale “Cardinale Panico” di Tricase. Insomma, una famiglia a tutto Salento. Meglio di così…

 

 

«AL MIO SEGNALE…»

Non è il Massimo Decimo Meridio del “Gladiatore”, ma ci piace pensare che l’ultimo pargolo al suo arrivo abbia accettato la sfida con la frase ormai leggendaria «Al mio segnale scatenate l’inferno!». Con l’arrivo del piccolo Achille, la coppia salentina può dirsi pienamente soddisfatta nell’aver fatto ancora una volta “strike”, il progetto di una famiglia numerosa, proprio come i due coniugi l’avevano pensata, desiderata. Adesso la “figliolanza” conta sette maschi e tre femmine. Il più grande ha diciannove anni. La scoperta della decima gravidanza di Chiara, appena dopo la nascita della loro ultima figlia, Vittoria, un anno compiuto lo scorso marzo.

Una scelta in qualche modo in controtendenza, quella di Chiara e Matteo nel costruire una famiglia così numerosa, posto il continuo calo demografico che si registra al Sud.

A qualcuno scapperà un sorriso (a noi basta quello di Chiara e Matteo), ma questa è la formazione dei due genitori da guinness dei prima, altro che “Show dei record”, con tanti saluti a Gerry Scotti: Mattia (diciannove anni), seguito da Azzurra (sedici), Francesco (quattordici), Riccardo (dodici), Enea (nove), Ludovica (sette), Diego (cinque), Luigi Maria (due), Vittoria (uno). «Ogni bambino – ha ribadito in più occasione la coppia – è stata una benedizione».

 

 

«FAMIGLIA NUMEROSA»

Qualcuno, perché non mancano quanti avranno benevolmente criticato marito e moglie, si sarà lasciato scappare un «Va bene una famiglia numerosa, ma loro l’hanno presa troppo alla lettera…». «Certo, questione di organizzazione familiare – ha risposto qualcun altro in difesa di Chiara e Matteo – ma se i due si organizzano, fanno incastrare i loro impegni, che male c’è?». Del resto, e questa è un’informazione certa, dal più grande al più piccolo gli Amico’s hanno imparato a fare squadra.

La notizia della nascita di Achille è arrivata puntuale. Achille, già si sapeva fosse un maschietto, doveva nascere a maggio e maggio è stato. Una notizia bellissima e soprattutto fuori dal comune che per la Puglia, di questi tempi poi, segna un vero e proprio primato. 

«Amici e parenti – hanno rivelato Chiara e Matteo – sapevano che volevamo arrivare a una cifra tonda, così è stato: diciamo che da quando abbiamo abbracciato Achille, contestualmente abbiamo alzato anche l’asticella, e dunque, siamo qui ad impegnarci in quella che considero una sfida bellissima, che non si può descrivere…».

 

 

UNA SQUADRA, TIFIAMO!

Qualcuno fa spallucce, da queste parti succede e su questo, papà e mamma, sono ferratissimi e allenati: «E i soldi? Non ci pensate che occorrono tanti soldi per portare una famiglia che conta fra genitori e figli dodici elementi?». Secondo il nostro modesto punto di vista, papà e mamma ci avranno pensato,e nemmeno una volta. Da qualche parte si dice «So quel che faccio, so quel che posso» e crediamo che Matteo il problema, se vogliamo chiamarlo “problema”, se lo sia posto. Il programma non si sposta di una virgola: «Spesa una volta alla settimana; privilegiamo le offerte e le grandi quantità; i vestiti “passano”, a scalare, dal più grande al più piccolo».

Una scelta singolare, ma a Chiara e Matteo, vogliamo far vivere questo sogno senza che qualcuno non si lasci sfuggire paternali? E se arrivasse un bel contratto pubblicitario? Hai visto mai? Coraggio, ragazzi, fuori i muscoli, come quelli che il piccolo Achille ha già mostrato, e fate vedere che la squadra può vincere a occhi chiusi. Tifiamo per voi.

Pace, parliamone…

Spiraglio per un “cessate il fuoco” fra Ucraina e Russia

Trump auspica un colloquio in Turchia. Da Mosca fanno sapere che Putin ci sta riflettendo, mentre Zelensky crede che lo “zar” prenda tempo. Sarebbe il caso di riporre l’odio e avviare la trattativa, che sarebbe comunque lenta e laboriosa. Insomma, massima prudenza, prima di dire che la strada giusta sia stata intrapresa. Le prime parole di papa Leone XIV mietono ottimismo

 

Pace, maneggiare con cura. Sono in molti a sostenerlo, la prudenza non è mai troppa. A volte si era intravisto uno spiraglio per mettere fine a un conflitto; spesso, però, si è stati sconfessati dai fatti: molti, per dirla tutta, predicano bene, ma razzolano male.

Predicare. Tutto nasce da lì. Non è banale pensare che l’elezione del nuovo papa, Leone XIV, abbia in qualche modo accelerato il processo di pace. De resto, il primo pontefice americano della storia, è stato chiaro fin dall’inizio; dalle prime parole pronunciate davanti alle decine e decine di migliaia di persone che avevano affollato piazza San Pietro, e le centinaia di milioni di fedeli collegate con tv, radio, social: pace. Pace, il primo forte segnale. Come a dire: la politica internazionale, i temi sul tavolo saranno diversi, ma quello centrale è sempre lo stesso: pace.

 

 

LE “ULTIME” NEWS…

Le ultime notizie diffuse dalle agenzie di stampa internazionali, “parlano” chiaro: la Russia continua a “prepararsi” alle trattative dirette con l’Ucraina, in programma domani (giovedì 15 maggio per chi ci legge) a Istanbul, ma il portavoce del Cremlino è prudente: chi sarà presente in rappresentanza di Mosca, lo deciderà personalmente Vladimir Putin.

Per contro, piuttosto che stemperare gli animi, Kiev fa trapelare che l’assenza di Putin dai colloqui in Turchia, dove è prevista la partecipazione di Zelensky, sarebbe il “segnale definitivo” che Mosca non vuole porre fine alla guerra. Ipotesi azzardata, considerando che in una posizione mediatica favorevole il governo ucraino, aveva dato addosso alla politica di Putin, facendo trapelare che le perdite inflitte all’esercito russo avevano messo in ginocchio il governo dello “zar”. Ora, ancora prima dell’incontro, dei temi che potrebbero essere affrontati, gli stessi avanzano l’ipotesi che sia proprio la Russia a non volere l’accordo, come se i due presidenti dovessero incontrarsi per firmare l’impegno di pace. Gli incontri, invece, servono per incontrarsi, confrontarsi, andare a fondo ai discorsi che hanno scatenato la guerra, e trovare punti di contatto. Infine, la riflessione, gli eventuali ritocchi, piccoli o significativi, prima la tregua, poi, finalmente, la pace.

 

 

PACE, MASSIMA PRUDENZA

Da qui la prudenza. Non solo. Da qui, anche l’interesse di Trump a prendere parte all’incontro, perché abbia notizie di prima mano e comprendere chi veramente voglia la pace e chi, invece, faccia finta. Nei giorni scorsi Zelensky aveva dichiarato che sarebbe andato a Istanbul per incontrare Putin, che domenica aveva proposto negoziati diretti tra Mosca e Kiev. Martedì il presidente americano, Donald Trump, aveva auspicato la presenza in Turchia di Zelensky e Putin. 

I leader europei, dal loro canto, fanno sapere, secondo fonti autorevoli, che sarebbero pronti ad attendere fino a dopo l’incontro tra Zelensky e Putin in Turchia, prima di “spingere” gli Stati Uniti ad annunciare nuove sanzioni contro Mosca. E’ quanto sostiene, scrive l’agenzia giornalistica Ansa, Bloomberg citando fonti a conoscenza della questione. A seguito dei colloqui tra funzionari statunitensi ed europei di lunedì, pare sia chiaro che la parte americana auspicava i colloqui tra Russia e Ucraina per domani (giovedì), prima di esercitare una eventuale, nuova pressione su Putin.

Miggiano, la Polinesia a un passo

Frazione di San Cesareo Terme, in estate diventa attrattore irresistibile

A volte paragonate ai Caraibi, le nostre spiagge non temono confronti. Basta sapersi organizzare. E per chi viene da fuori, ecco il percorso in auto. E se uno arriva da più lontano, aeroporto, ferrovia e bus. Per sole e mare come in nessuna altra parte del mondo, se escludiamo…le isole dell’Oceania

 

Quella dei Caraibi è la regione che più di altre, riesce a richiamare turisti da tutto il mondo. La bellezza delle spiagge, Cuba, Repubblica Dominicana, Aruba, Giamaica, Bahamas: ovunque caschi, caschi bene. Abbiamo fatto più volte paragoni, in passato, perfino con Miami e la Florida, per accoglienza e serie di servizi, superati nel tempo da altri posti. Ma, c’è un ma, che, servizi a parte, non puoi trasformare a meno che non entrino in ballo le odiatissime trivelle o pale eoliche, perché ce ne sarebbero da farsele…girare, eccome: la bellezza di un posto, la suggestione di un angolo, di una spiaggia interminabile, la vegetazione a ridosso delle spiagge, l’acqua cristallina a perdita d’occhio.

Non più tardi di qualche giorno fa, un angolo della Puglia è stato paragonato, a ragione, dalla giornalista Annarita Faggioni (statodonna.it) alla Polinesia, una delle regioni in cui tradizionalmente viene divisa l’Oceania, compresa più o meno, in un triangolo di isole: Nuova Zelanda, di Pasqua e Hawaii.

 

 

INSENATURA DA SOGNO

E, allora, la località che mentalmente ci fa fare le valigie e disporre sulla battigia fatta di sabbia sottile, ombrellone e sdraio è in Puglia, perché dalle nostre parti c’è un angolo di sole che è stato ribattezzato “la Polinesia italiana”. Brava la curatrice dell’articolo a pareggiare i conti con uno dei posti, rispetto alla Puglia, più lontani al mondo, che con questa località costiera può avere similitudini (e lo diciamo senza vergognarci neanche un po’, perché è bella!): trattasi di Porto Miggiano, località costiera del comune di Santa Cesarea Terme, anche quest’ultima una bella e accogliente località.

Porto Miggiano, scrive statodonna.it, Porto Miggiano, scrive statodonna.it, «non sarebbe tra gli itinerari tradizionali e potresti trovare meno folla se prenoti con un certo anticipo: è una meravigliosa insenatura, il posto perfetto per chi cerca quiete: mare pulito e fondali da esplorare con maschera e boccaglio». Se preferisci, suggerisce il sito, non passare via terra: puoi arrivare in pedalò o in barca dal vicino porticciolo (notizia riportata da tuttonotizie.eu).

 

 

COME ARRIVARCI…

Miggiano, diciamolo senza giri di parole, è una località che si anima praticamente nel periodo estivo. Possiede un piccolo porto turistico e una torre (XVI secolo, a difesa dagli attacchi dei saraceni). Fino al 1913 Porto Miggiano era parte delle marine di Vignacastrisi. La nascita del comune di Santa Cesarea Terme, avvenuta proprio in quell’anno, ha fatto in modo che Porto Miggiano diventasse una sua frazione (come Vitigliano e Cerfignano).

Porto Miggiano in auto. Dalla SP358 in direzione Santa Cesarea Terme. Una volta lì, percorrere via Umberto I. Per chi giungesse in Puglia da località più lontane, può beneficiare dell’aeroporto di Brindisi, farsi accompagnare da un mezzo in stazione e prendere un treno per Lecce, proseguendo con le Ferrovie del Sud Est fino a Poggiardo. Una volta a Poggiardo, un autobus accompagnerà a destinazione. «Per goderti – scrive Faggioni – panorama, mare limpido e natura selvaggia». Ma, attenzione, il suggerimento: «il Salento è pieno anche di spiagge meno note o affollate: occorre ingegnarsi e cercare per risparmiare».

«Inclusione per poveri e migranti»

Il nuovo papa è Robert Francis Prevost, Leone XIV

«Habemus Papam!». L’annuncio alle 19.13 di ieri, giovedì 8 maggio, dato dal cardinale Mamberti. «La pace sia con tutti voi, aiutateci a costruire ponti», le prime parole del primo papa americano. Avvicinarci gli uni agli altri, giammai allontanarci. Prevost, il nuovo papa, si distingue per aver aderito con profonda convinzione alla linea pastorale di Papa Francesco. Pertanto massima vicinanza alle persone

  

«Habemus Papam!». L’annuncio alle 19.13 di ieri, giovedì 8 maggio, è stato dato da protodiacono cardinal Mamberti. Il nuovo Papa è Robert Francis Prevost, per la Chiesa Leone XIV. Le prime parole pronunciate dal nuovo pontefice: «La pace sia con tutti voi, aiutateci a costruire ponti». Dunque, ad avvicinarci gli uni con gli altri, non ad allontanarci. Prevost, il nuovo papa, si distingue per aver aderito con profonda convinzione alla linea pastorale di Papa Francesco. Pertanto particolare attenzione a temi come «l’inclusione dei poveri, dei migranti e la massima vicinanza alle persone».

Naturalmente gli organi di informazione americani sono i primi a lanciare la notizia, ad avanzare ipotesi su quali potranno essere i temi sui quali Leone XIV interverrà. Infatti, «Il primo Papa americano», è quanto scrive l’autorevole New York Times. «Il nuovo Pontefice è lo statunitense Robert Prevost, il primo Papa americano nella storia», lancia nel suo primo notiziario la Cnn.

 

 

DONALD TRUMP: «CONGRATULATIONS!»

Sempre dagli Stati Uniti, nemmeno a dirlo, arrivano le congratulazioni di Donald Trump, il presidente USA. «Congratulazioni vivissime al cardinale Robert Francis Prevost, appena nominato Papa; è un grande onore sapere che è stato eletto il primo pontefice americano», ha riportato nel suo post su uno dei social dell’inquilino della Casa Bianca. «Non vedo l’ora – ha aggiunto Trump – d’incontrare Papa Leone XIV; sarà un momento molto significativo». Ce lo auguriamo tutti, ovviamente, anche se nel breve messaggio del presidente americano non si leggono commenti sul discorso con il quale LeoneXIV si è insediato, a proposito di «pace e uguaglianza». Magari il social in questione non raccoglieva più di un tot di caratteri.

«La pace sia con tutti voi, fratelli e sorelle carissimi – le prime parole del pontefice – questo è il primo saluto del Cristo risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio; anche io vorrei che questo saluto di pace raggiungesse le vostre famiglie, tutte le persone, a tutti i popoli, a tutta la terra: la pace sia con voi».

 

 

AGOSTINO, UN SANTO AFRICANO

Prevost, si diceva, si distingue per la sua adesione alla linea pastorale di Papa Francesco. Particolare l’attenzione a temi l’inclusione dei poveri e dei migranti, la promozione di un episcopato vicino alle persone. Leone XIV, come ha spiegato lo stesso papa nel suo primo discorso, è un agostiniano. Un americano di origini francesi, italiane, spagnole, come ha spiegato in una intervista resa di recente alla Rai. Sant’Agostino che unì civiltà classica e cristianesimo, un santo africano eppure romano, cattolico, ma onorato anche da protestanti e ortodossi; Leone, come Leone Magno che fermò Attila e obbligò Genserico a rispettare i civili e le chiese. Come Leone XIII che con la “Rerum Novarum” pose le fondamenta della dottrina sociale della Chiesa.

Robert Francis Prevost, grande e solida cultura, uomo di quell’Occidente che sa essere universale. Nelle sue e nelle premesse di chi spiega il suo punto di vista, la speranza di un’era nuova di pace, valori eterni, solidarietà fra gli uomini. «Auguri, Pontefice romano!», così su X, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Lo riporta il sito “Orizzontescuola.it”, che puntualmente ha riportato i passaggi che hanno condotto in così breve tempo l’elezione del nuovo papa.

 

 

CHI E’ PAPA LEONE XIV

Nato a Chicago il 14 settembre 1955, rappresenta una delle figure più influenti della Chiesa cattolica contemporanea. Dopo una lunga esperienza missionaria in Perù, dove ha guidato il seminario agostiniano di Trujillo e ricoperto incarichi pastorali e formativi, Prevost ha assunto ruoli di primo piano nell’Ordine degli Agostiniani, di cui è stato priore generale per due mandati. Nel 2014 Papa Francesco lo ha nominato amministratore apostolico della diocesi di Chiclayo, di cui è poi diventato vescovo, distinguendosi anche come vicepresidente della Conferenza Episcopale Peruviana in un periodo di forte instabilità politica nel Paese.

Tifoso picchiato davanti al figlio

Bari, stadio San Nicola, tanti contro uno

Indignato il sindaco del capoluogo pugliese, Vito Leccese. L’attore Paolo Sassanelli, più severo: «Non vado più allo stadio, gli altri facessero lo stesso…». L’invito alla collaborazione per individuare i colpevoli. Dal tifo organizzato ferma condanna: «ma giornalisti e social si informassero prima di darci addosso»

 

Sgombriamo subito il campo da equivoci. Non è una città che fa di un gruppo di “tifosi”, ammesso che lo siano e non prendano per pretesto una curva di calcio, per commettere qualsiasi atto di violenza, per giunta pensando di farla franca. Bari non c’entra, anche se il capoluogo pugliese, suo malgrado, ha trascinato in questa spirale di violenza una regione e il Sud. Come se la violenza abitasse solo da queste parti e, lo diciamo senza con questo volerci alleggerire la coscienza, a Bergamo o Brescia, per fare un paio di esempi, dove nelle scorse ore sono avvenuti tremendi fatti di cronaca, non accadesse nulla.

Ma è successo a Bari. Baresi e pugliesi tutti, intanto, devono indignarsi. Incazzarsi, se ci fate passare questa forte espressione alla quale raramente facciamo ricorso. Sorvoliamo sulla retorica del “Ma non sai che aveva detto l’uomo sul quale si è abbattuta la furia vendicativa”, oppure “Ci aveva offeso la mamma, aveva offeso la nostra città!”. Non sappiamo cosa abbia scatenato quell’indegno episodio consumato alla presenza di un bambino, che ne resterà traumatizzato, di sicuro il grande Eduardo, uno di noi, avrebbe esclamato: “Ma abbiate pazienza: non c’è proporzione!”. Da “Uomo e galantuomo”, la moglie vedendo una macchia di sugna sulla giacca si arrabbia talmente con il marito tanto da suggerirgli di farla finita: “Perché non ti ammazzi!”. Da qui: “Non c’è proporzione!”. Per farla breve: qualsiasi sia stata la scintilla che ha provocato l’episodio, dopo una calda risposta, doveva esserci uno stop. Invece, mattanza come se non ci fosse un domani.

 

 

QUEI “BRAVI RAGAZZI”

Quei tipi violenti li conosciamo. Conosciamo il loro senso di giustizia. Da piccoli, una volta, nel gioco “Guardie e ladri”, la maggior parte dei bambini sceglieva di essere guardia, perché agiva per bene di tutti. Oggi, ci dicono, la scelta non è più come un tempo, decisa. Anzi, dopo aver tentennato, il piccoletto di solito decide: “Il ladro lo faccio io”, pausa, “…tu, invece, fai lo sbirro!” (poliziotto in senso dispregiativo). Perché è questo che insegnano le cronache, la tv del pomeriggio che apre ai fatti di cronaca ancora con la pistola fumante al dibattito. E, la sera, a una delle tante serie nelle quali, ci spiegano, non c’è solo un “capo dei capi”, ma esiste anche un “patriarca”, una filosofia che eleva la figura del malavitoso: da manovale a capitano d’azienda.  E così sia.

Li conosciamo quei delinquenti che assalgono solo in compagnia, mai da soli, e che proteggono i loro piccoli e le loro mogli a costo della vita, salvo poi essere padre-padrone di quella e di altre vite. Ma non allontaniamoci troppo dalla cronaca, altrimenti anche noi corriamo il rischio di imbatterci nella retorica.

 

 

SINDACO DI BARI: SCONCERTATO

Fra i primi quotidiani a commentare, riprendere la notizia di quanto accaduto lunedì a Bari, il quotidiano La Gazzetta dello sport, che riporta un coro fatto di grave sdegno, dal sindaco di Bari, Vito Leccese, all’attore barese Paolo Sassanelli. Posizioni forti, che ci piace condividere con quanti ci leggono.

Il pestaggio del tifoso avvenuto fuori dallo stadio San Nicola di Bari da parte di cinque persone lascia sgomento il sindaco del capoluogo pugliese, Vito Leccese, che affida il proprio pensiero a un comunicato, scrive la Rosea: «Sono sconcertato dalla brutalità dell’aggressione perpetrata ai danni di un tifoso all’esterno dello stadio San Nicola; niente può giustificare la violenza, mai, a maggior ragione in contesti di aggregazione e sport; questi bruti, capaci di accanirsi con violenza e totale sprezzo di ogni regola del vivere civile contro un uomo solo, per giunta in compagnia di un bambino, sono nient’altro che ignobili».

La violenza dell’aggressione non ha lasciato indifferente Paolo Sassanelli, attore barese e tifoso biancorosso, il quale ha postato un video su Facebook: «Io, da oggi e per il futuro – riporta la Gazzetta dello sport – non metterò più piede allo stadio San Nicola di Bari; quello che è accaduto è qualcosa di terribile, contro ogni logica: un padre picchiato da più persone contemporaneamente, quando andare allo stadio è una festa; ricordo la prima volta quando allo stadio sono andato con il mio papà, mio mito, a sostenere il Bari. Posso solo immaginare il dolore che deve aver provato quel bambino e quella roba gli rimarrà tutta la vita».

 

 

SASSANELLI: «BASTA ANDARE ALLO STADIO!»

Poi l’invito a «tutte le persone di buona coscienza e di buon senso a fare la stessa cosa». E ancora, conclude la Gazzetta a proposito del pensiero di Sassanelli. «Queste persone devono essere identificate e denunciate e anche la società deve partecipare alla ricerca dei colpevoli, perché è accaduto all’interno e all’esterno dello stadio: basta girarsi dall’altra parte, tanto che finché non si risolverà questa situazione io non metterò più piede allo stadio di Bari».

Sull’episodio anche l’intervento del tifo organizzato barese: «Esprimiamo ferma condanna, teniamo a rimarcare la nostra totale estraneità ai fatti: giornalisti e fruitori dei social farebbero meglio ad accertarsi dei fatti, prima di puntare il dito contro i gruppi organizzati che, nel momento dell’accaduto, erano intenti a protestare sotto la porta numero 1 dello stadio». Ferma condanna. Di collaborazione con le forze dell’ordine per individuare gli aggressori, che non saranno tifosi occasionali, e che hanno gettato violenza e fango su una città – magari lo pensano anche – non se ne parla.

«Papa io? No, grazie…»

Francesco, il pontefice in una biografia di Fabio Marchese Ragona

Da ieri il libro “Life: La mia storia nella Storia, (HarperCollins) anche in edicola, presto un film. I retroscena, le anticipazioni in una bella intervista di Virginia Piccolillo per il Corriere della sera. «Inconsciamente non volevo essere eletto, il mio pensiero andò a mia nonna ai poveri in Argentina», spiega il vaticanista di Mediaset

 

Simpatico, catturato dalla battuta, tanto era il senso dell’ironia che aveva, ma anche determinato. Carattere forte, quando c’era da tirare fuori la grinta e non ci riferiamo al pugno che mostrò a un giornalista quando confessò che se gli avessero offeso la mamma avrebbe risposto con un “cassotto, con quel suo tipico accento argentino. Jorge Mario Bergoglio, per tutti Papa Francesco, il pontefice amato da tutti e scomparso il 21 aprile scorso, farà parlare ancora per tanti anni di sé. Ieri, sabato 3 maggio, per esempio, grande iniziativa del Corriere della sera e della Gazzetta dello sport. Insieme con una copia dei due giornali, ad un prezzo contenuto, in edicola è stato pubblicato il libro “Life: la mia storia nella Storia” di Fabio Marchese Ragona. Un testo dal quale sarà tratto un film prodotto dalla Casa di produzione Lucky Red.

Proprio il Corriere della sera, in un bell’articolo di Virginia Piccolillo, riporta alcune impressioni dello scrittore e autore della biografia di Papa Francesco. Marchese Ragona racconta di un pontefice sempre pronto alla battuta, buono sì, ma non ingenuo.

 

 

«SENSIBILE, IRONICO, DETERMINATO»

«Sensibile, ironico e determinato», dice il vaticanista Mediaset Fabio Marchese Ragona.Sulle prime Papa Francesco era restio nel rilasciare una biografia. Forse gli sembrava un atto di presunzione, o forse pensava che non fosse il caso di farlo per via di qualche questione, sia chiaro non a causa sua, rimasta irrisolta. Eppure l’autore di “Life: la mia storia nella Storia”, è riuscito nell’impresa. «Gli dissi che sarebbe stato bello ascoltare la sua storia attraverso i grandi eventi – rivela alla Piccolillo – ma accettò in quanto, da anziano, gli interessava che fossero i giovani a leggerlo, ascoltarlo: a loro, Sua Santità, voleva lasciare un messaggio». Un bilancio, anticipa per quanti ancora non avessero fra le mani il libro appena pubblicato ieri, fatto di gioie, dolori, successi e anche sconfitte.

Senza tanto anticipare i temi, trattati con puntualità e competenza nel libro, la giornalista del Corsera, ricava il titolo della sua intervista ripresa dalle agenzie e dai siti di tutto il mondo. Un “retroscena del Conclave”, domanda Virginia Piccolillo. «Mi ha detto di aver capito – le risponde Fabio Marchese Ragonasubito dopo pranzo, quel giorno, che sarebbe stato eletto; non voleva entrare nella cappella Sistina: si soffermò con il cardinaleRavasi a discutere di libri sapienziali, tanto che li richiamarono: “Inconsciamente – ammette Bergoglio – non volevo essere eletto”».

 

 

LA GUERRA, LA PACE, L’ELEZIONE

Papa Francesco e lo scoppio della guerra. «Aveva solo tre anni, gli ho chiesto come facesse a ricordare – dice il vaticanista al quotidiano edito da Cairo – si apriva e confessava di avere dei flash: “Mamma e papà urlavano: ‘Hitler è un mostro’; Margherita Musonero, amica di nonna, ci raccontava cosa succedesse ai parenti in Italia; a noi bambini ci mandavano via, ma origliavamo e sentivamo di storie di piccoli separati dalle mamme: un trauma”». Poila fine della guerra e la pace. «Ricordava una vicina che gridava a sua mamma: “Signora Regina, esca, è finita la guerra”. Vedere quelle donne semplici piangere, felici, per la pace, diceva, lo ha segnato e convinto a lottare sempre contro le guerre».

Virginia Piccolillo domanda se Papa Francesco si sia mai commosso nel suo racconto. «Sì, della dittatura in Argentina: “Un genocidio generazionale”. Ha detto di aver fatto tutto ciò che poteva». Le accuse di complicità con il regime. «Andò da Videla – dice Marchese Ragona – a celebrare messa, per liberare due confratelli gesuiti; ci riuscì ma non poténemmeno salvare la sua amica Esther».

E per concludere, anche se l’intervista è molto più lunga (da recuperare, lo stesso il libro pubblicato ieri, ma ancora in edicola), a proposito degli scherzi che gli piaceva fare e il primo pensiero davanti alla folla che lo acclamava alla sua elezione a pontefice. «Una volta mi chiamò dicendo: “Sono el Coco che significa l’Uomo nero – anche se mi vesto di bianco”; una volta eletto il suo pensiero lo rivolse alla nonna, alla mamma e ai poveri di Buenos Aires che non avrebbe rivisto».

«Stipendio da fame, non ce la faccio più!» 

Giovanni, milleduecento euro al mese, confessa la condizione

“Lavoratore povero”, ecco l’ultima categoria. Secondo l’Istat rientra nella categoria “occupati”, ma nell’Italia degli stipendi bloccati da venti anni lavorare non sempre significa fare una vita dignitosa. «Tante famiglie non reggono l’aumento del costo della vita», ha detto il presidente Sergio Mattarella  

 

Ieri, giovedì, Uno maggio, Festa del Lavoro. Detta così, secondo quelli che scrivono bene, “Festa del lavoro” tout court, è un ossimoro. E’, cioè, una cosa e il contrario della stessa. In sintesi, la “festa del lavoro” (scritta a caratteri minuscoli, volutamente) è il lavoro che fa festa, non va a cercare più nessuno, come un tempo. Di lavoro ce n’è sempre di meno in giro. E quello che c’è è pagato male.

Non sappiamo nemmeno cosa le manifestazioni di Roma e Taranto, con il massimo rispetto per le idee messe in campo possano realmente fare nel segnalare un tema, il lavoro, che sta a cuore a tutti: quella tarantina ha uno spessore politico, quella romana è solo un avvicendamento di musica, la diretta Rai contiene qualsiasi tentativo di messaggio, criptico o palese che possa essere.

 

 

MATTARELLA: SALARI BASSI!

Il presidente della Repubblica, Segio Mattarella, ultimo Capo dello Stato a difesa della Costituzione, ha lanciato un monito sui salari bassi: come fa una famiglia monoreddito “a campare”, a sopravvivere ad una incessante ascesa dei prezzi sui beni primari. Qui si parla di carrello, di spesa alimentare, dunque di povertà, ma le prime pagine dei giornali scrivono di dazi su auto e tecnologia. Pazzesco. Ci vergogniamo anche un po’ a ricordarle certe cose, tante volte a qualcuno venisse in mente di considerare queste poche righe come qualunquismo o populismo: parole, sostanzialmente, da sbandierare al vento, come se volessimo fare scena. Invece, entriamo subito in partita, come si dice, in argomento.

L’altro giorno il Corriere di Torino, dorso del Corriere della sera, quotidiano magistralmente diretto da dieci anni precisi (dall’1 maggio del 2015) da Luciano Fontana, ha pubblicato un’intervista di Nicolò Fagone La Zita, a Giovanni, quarantotto anni, assunto a tempo indeterminato, milleduecento euro al mese. Praticamente “lavoratore povero”.

 

 

«LAVORO DALL’ETA’ DI 15 ANNI»

«Lavoro da quando ho quindici anni – racconta al giornalista del Corsera – la mia sfortuna è quella di essere un metalmeccanico, a Torino, nel 2025». Padre separato, contratto a tempo indeterminato, Giovanni rientra nella neocategoria “lavoratori poveri”. “Non cerca impiego”, scrive Fagone La Zita, perché Giovanni è assunto. Allo stesso tempo, pur volendo, “non fa gli straordinari perché mancano le commesse, la sua speranza è quella di finire il meno possibile in cassa integrazione”. Sarebbe un dramma nel dramma.

Secondo le statistiche Istat, Giovanni, come tanti altri suoi colleghi, rientra nella categoria degli “occupati”, anche se nell’Italia degli stipendi bloccati da venti anni lavorare non sempre significa fare una vita dignitosa, come invece previsto dalla Costituzione. «Tante famiglie – ha detto nei giorni scorsi Mattarella – non reggono l’aumento del costo della vita; i salari insufficienti sono una grande questione per l’Italia».

 

 

MILLEDUECENTO EURO AL MESE!

«Oggi – spiega Giovanni – guadagno circa milleduecento euro al mese, ma tra affitto, mutuo e mantenimento del bambino se ne vanno settecentocinquanta euro: di euro ne restano appena quattrocentocinquanta, per pagare le bollette, per fare la spesa e sostenere i costi quotidiani: arrivo a malapena a metà mese: non mi rivolgo agli amici per orgoglio; l’ultima volta ho chiesto aiuto a mio padre, ottantacinque anni; vive in Sicilia, quella stessa terra  che ho lasciato affascinato da un futuro migliore».

In Sicilia, Giovanni ci tornerebbe pure, ma vuole stare accanto al figlio di undici anni e al quale non vuol far mancare nulla». Riflessione e chiusura circa l’intervista che può essere consultata interamente sul sito torino.corriere.it .«Gas, luce, beni alimentari, assicurazione, benzina: tutto è aumentato a ritmi insostenibili; non credo si tornerà indietro: mi sento abbandonato dalla politica, nessuno mi rappresenta davvero».