Mimmo Cavallo e il regalo natalizio di “Sugar”

«Aveva in mente il testo di “Non illudermi così”, poi mi ha fatto questa graditissima sorpresa. Mi stimava da prima che diventassimo amici. Non seguo la moda, ne ho parlato con lui, dobbiamo continuare ad essere noi stessi: se la storia torna da noi, bene, sennò…»

Mimmo Cavallo, cantautore, cantante e autore. Interprete delle proprie canzoni, da “Siamo meridionali” a “Uh, mammà”, autore di brani per Mannoia, Mia Martini, Vanoni, Berté, Syria e Giorgia. Unico a firmare una canzone con il grande giornalista Enzo Biagi, poi a scrivere anche per Morandi e Zucchero. Proprio qust’ultimo,  “Sugar”, gli ha confezionato un bel regalo, una strenna natalizia. Un ricampionamento di “D.O.C.”, raccolta fra editi e inediti. Dopo “Vedo nero”, Zucchero oltre a un brano con Sting stavolta ha messo dentro un altro brano di Cavallo: “Non illudermi così”.

Intanto, auguri di buon Natale e un felice anno nuovo. Cosa hai trovato sotto l’albero: un vaccino anticovid, una canzone, un saluto come quello di Zucchero, che ha tenuto fede a una promessa.

«Era una cosa che in qualche modo già sapevo, lui mi aveva detto che era innamorato del testo di “Non illudermi così”, poi mi ha chiamato giorni fa e mi ha detto che stava per uscire l’album con dentro alcuni inediti, fra questi, il mio. Così ecco la strenna natalizia, il “disco”: vinile più cd».

Parliamo della canzone e del tuo rapporto con Zucchero.

«La canzone. E’ uno dei brani inediti di questa raccolta fra vissuto e novità. Un regalo bellissimo. Ho grande stima di lui e credo che la cosa sia reciproca. Zucchero non è uno che ama cantare le canzoni di altri. Ha relazioni con i grandi, gli capita di cantare Sting, per questo motivo mi sento doppiamente lusingato che mi abbia scelto: come autore e come amico».

Qualcuno ti ha cercato perché facessi da interlocutore?

«Molti mi scrivono, chiedendomi di fargli ascoltare le loro canzoni. Non nascondo, però, che ho difficoltà a far comprendere che Zucchero è difficile che faccia canzoni con altri. Con me si è stabilito un bel rapporto, mi conosceva e mi seguiva da prima che incidesse “Vedo nero”. Quando poi ci siamo incontrati è stata empatia: lui è molto attento ai testi, alle musiche, alle melodie, un ricercatore nato».

Di “Non illudermi così” hai scritto il testo.

«Mi ha detto che gli piaceva molto, alcuni passaggi in particolare: “Credi a ciò che è vero, ama ciò che è raro…”, oppure “Ho piantato un pino, guarda te è nato un pero”; a lui piacciono questi giochi di parole, poi ci ha messo di suo ed ecco la magia di un pezzo tirato fuori dal suo proverbiale cilindro».

Hai sempre goduto di stima fra gli addetti ai lavori.

«Credo di averne. Tanti anni fa ho incontrato Lucio Dalla, con il suo abbraccio mi ha fatto capire l’affetto, un incontro intenso: ho compreso che conosceva e apprezzava quello che facevo. Alla fine credo che gli autori si conoscano fra loro, poi il rapporto con il pubblico è un’altra storia».CAVALLO 02 - MalfattiHai cominciato quarant’anni fa. Com’è cambiato il mondo musicale?

«E’ il mondo ad essere cambiato, il modo di scrivere e comunicare; oggi esistono leggi alle quali non siamo abituati; ognuno di noi è stato abituato a un certo andazzo: casa discografica, manager, produttore; adesso è tutto diverso, c’è facebook, internet, i vari media; è cambiato tanto, la struttura delle canzoni per esempio, il modo di scrivere. Di questo me ne rendo conto, ma ciò non significa seguire questo nuovo modo di scrivere. Anzi, credo che ognuno di noi debba continuare a fare ciò che meglio sa fare.

Ne parlavo proprio con Zucchero l’altro giorno: siamo quasi costretti a scrivere e fare quello che meglio sappiamo fare. Pertanto, o la storia ripassa da noi, oppure pazienza: non posso inventarmi ragazzino o un nuovo modo di scrivere, diverso da quello abituale, che mi è più consono».

C’è una tua canzone scritta e interpretata da altri, che vorresti ricantare?

«Quello che è stato è stato. Certe canzoni che ho dato sono state interpretate splendidamente, la cosa bella è che potrei ricantarle. Ma sinceramente guardo sempre avanti, anche in un momento così complicato come quello che stiamo attraversando. Nel periodo di isolamento ne ho approfittato per scrivere un libro…».

Un libro e non un album?

«Ho lavorato al libro e all’album. Il libro, perché sentivo il bisogno di scrivere qualcosa che da tempo mi frullava nella testa: in sintesi, un ritorno alle origini, ai propri luoghi; tornando, stranamente – sorride, Mimmo – ho trovato amici e conoscenti invecchiati: stranamente, dicevo, perché non ci accorgiamo che gli anni passano per tutti; una sensazione stranissima, come se fossi stato proiettato nel futuro da una macchina del tempo; ho scritto anche di mia madre, mia nonna, il coraggio di una piccola donna, la meschinità degli uomini del Novecento…».

Dipingessi di parole un quadro per il 2021, che soggetto sarebbe: un ritratto, un paesaggio, una festa?

«Una festa. Senza volere essere offensivo nei riguardi di chi non c’è più o colleghi che hanno sofferto, credo sia il caso di reagire e uscirne fuori, non c’è altra soluzione: gli uomini, del resto, hanno superato qualsiasi cosa. Sofferenza e dolore, purtroppo, fanno parte della nostra vita, del nostro DNA…».

Per concludere, visto che ne abbiamo accennato. A quando un album di “riappropriazioni debite”?

«Sarebbe una bella operazione, Zucchero insegna. Come prendere un libro che non è mai stato aperto, anche perché le canzoni quando le dai diventano automaticamente di altri. Ma non mi dispiacerebbe che quanti mi conoscono, mi stimano, dovessero leggermi in quest’altro “libro”. Sarebbe come un viaggio nell’essenziale. Quando scrivo, ricanto a voce alta per sentire il suono delle mie parole: è così che mi rendo conto se sto scrivendo eresie o qualcosa che, invece, funziona. Cantare canzoni scritte da me e che altri hanno interpretato, sarebbe come provarci per la prima volta. E’ un’idea che terrò a mente».