Papa Francesco, l’Angelus, il “no” alle guerre
Il “sì” all’accoglienza, all’assistenza dei più poveri. «Fermiamo la corsa agli armamenti quando c’è gente che muore di fame e di sete». E un invito alla stampa: «Scrivete tutto questo, la follia della corsa al denaro che miete solo vittime»
«Essere voce di chi non ha voce – è l’esortazione del papa – come chi muore per fame, chi non ha lavoro, chi è costretto a fuggire dalla proprio patria. E anche il tempo che avvicina al Giubileo sia occasione per dire “no” alla guerra e “sì” alla pace». Papa Francesco e l’Angelus, in uno dei passaggi più importanti nel suo discorso. In particolare quello sulle stragi provocate dalle guerre, dalla mancata accoglienza, dalla mancanza di assistenza sanitaria per quelle donne che non riescono a dare alla luce i propri piccoli.
Il pontefice ha fatto riferimento anche alle tensioni e ai conflitti che sconvolgono la regione del Sahel, il Corno d’Africa, il Sudan, come anche il Camerun, la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan, quindi alla “penisola coreana”, come pure al continente americano, auspicando soluzioni idonee a superare i dissidi sociali e politici, per lottare contro le povertà, le disuguaglianze e per affrontare il doloroso fenomeno delle migrazioni.
STRAGE DEGLI INNOCENTI
«Quante stragi di innocenti nel mondo! Nel grembo materno, nelle rotte dei disperati in cerca di speranza, nelle vite di tanti bambini la cui infanzia è devastata dalla guerra: sono i piccoli Gesù di oggi, questi bambini la cui infanzia è devastata dalla guerra, dalle guerre».
Questo primo intervento di papa Francesco, è uno dei momenti sicuramente più importanti in occasione del Messaggio natalizio reso ai fedeli prima della Benedizione “Urbi et Orbi” (a Roma e al mondo).
L’attenzione di tutto il mondo è rivolta a Betlemme. Proprio dove in questi giorni regnano dolore e silenzio, è risuonato l’annuncio atteso da secoli. «È nato per voi un Salvatore: è la notizia che cambia il corso della storia!». «Dire “sì” al Principe della pace significa dire “no” alla guerra, a ogni guerra, alla logica stessa della guerra, viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse!».
NO ALLE ARMI
«Ma come si può parlare di pace se aumentano la produzione, la vendita e il commercio delle armi?», è il punto di domanda. «La gente – ha proseguito papa Francesco – non vuole armi ma pane: fatica ad andare avanti e chiede pace, ignora quanti soldi pubblici sono destinati agli armamenti. Dovrebbe saperlo: se ne parli, se ne scriva, perché si sappiano gli interessi e i guadagni che muovono i fili delle guerre».
Sua Santità ha posto come centrale la soluzione in Terra Santa, impegnandoci affinché “il giorno della pace” si avvicini in Israele e Palestina, dove la guerra scuote la vita di quelle popolazioni. «Porto nel cuore il dolore per le vittime dell’esecrabile attacco del 7 ottobre scorso e rinnovo un pressante appello per la liberazione di quanti sono ancora tenuti in ostaggio: supplico che cessino le operazioni militari, con il loro spaventoso seguito di vittime civili innocenti, e che si ponga rimedio alla disperata situazione umanitaria aprendo all’arrivo degli aiuti».
Nel discorso natalizio, la gente è stata invitata a non alimentare violenza e odio, impegnandosi nel trovare una soluzione alla “Questione palestinese”, attraverso un dialogo sincero, sostenuto da una forte volontà politica e dall’appoggio della comunità internazionale.