La Nazionale italiana scende in campo contro le discriminazioni razziali
Prima lo aveva fatto salomonicamente. I nostri calciatori osservavano gli avversari e poi decidevano, oggi la scelta è diversa. Dopo gli episodi di Koulibaly e Maignan in serie A, la posizione è più severa. Ragazzi, un gesto di classe, allora…
Torino, Allianz Stadium, i giocatori di Italia e Belgio si inginocchiano prima dell’inizio della finale per il terzo posto di Nations League. Il gesto, forte, è a favore del “Black Lives Matter” (Le vite nere contano), il movimento contro il razzismo.
Italia-Belgio. Era già successo nella gara precedente, sempre contro la squadra di Romelu Lukaku, ma stavolta a Monaco di Baviera, prima dei quarti di finale di Euro 2020. Era stata un’incompiuta, i calciatori azzurri, intanto erano impreparati all’evento, dunque al “cosa fare o non fare, cosa diranno nel nostro paese, i nostrri amici, e via di questo passo”. Insomma, il tema aveva accompagnato il cammino della squadra azzurra durante gli Europei. Numerose, ma anche esagerate aggiungiamo noi, perché è bene anche non enfatizzare un gesto che in piena civiltà non dovrebbe nemmeno esistere, significherebbe tornare all’Età della Pietra. C’era state comunque delle polemiche, gli Azzurri erano stati presi alla sprovvista, tant’è che quando, in occasione della terza partita successiva (Italia-Galles), Bale e il resto della squadra, compatta, si era inginocchiata prima del fischio d’inizio, solo cinque degli undici giocatori italiani in quel momento in campo avevano seguito l’esempio dei colleghi d’Oltremanica.
L’episodio aveva fatto molto discutere, animando il dibattito anche sul piano politico. In verità, la Federazione non aveva mai preso una posizione decisa lasciando libertà di scelta, all’italiana, ai giocatori, tanto che alla fine lo spogliatoio aveva deciso in per inginocchiarsi. Giù, ma solo per un fatto di rispetto nei confronti dei giocatori dell’altra squadra, che per una posizione convinta da parte delle casacche azzurre. Una decisione, al solito, salomonica, per non fare irritare più di tanto anche quella frangia di tifo, alle volte avesse cominciato a fischiare anche loro.
DALLA “A” AI DILETTANTI…
Tutti sanno che il razzismo è sempre più al centro dell’attenzione del nostro calcio, dalla serie A alle categorie di dilettanti dove giocano molti immigrati che, tecnicamente si fanno rispettare. Nelle ultime settimane avevano fatto notizia i casi del difensore senegalese del Napoli, Kalidou Koulibaly, oggetto di “buuu” e insulti vari, dopo la partita con la Fiorentina. Prima ancora era toccato al portiere rossonero Mike Maignan (ne abbiamo scritto nei giorni scorsi, un intervento elegante il suo, da Premio Pulitzer!). Durante la partita Juventus-Milan l’estremo difensore rossonero era stato oggetto di offese di stampo razziale.
In entrambi i casi, Koulibaly e Maignan, si erano attivate le indagini federali e penali (perché l’offesa razzista entra nell’ambito del penale, pertanto chi non ha rispetto non prendesse la cosa tanto alla leggera). Le indagini avevano portato all’identificazione dei responsabili (puniti con il Daspo, impedire ai colpevoli di assistere a qualsiasi gara sportiva). Sul tema, inoltre, avevano fatto molto discutere le ultime dichiarazioni di Marco Materazzi (“A me davano del figlio di… ma nessuno prendeva posizione”). Siamo riconoscenti ad uno dei campioni Mondiali di Berlino, ma non è la stessa cosa. Lo diciamo in senso provocatorio, la cosa, “figlio di…”, in qualche modo rende uguali: come a dire che sia i bianchi che i neri possono essere così scorretti da guadagnarsi un appellativo identico.
UN CORO DI “NON CI STIAMO!”
Tornando alla gara Italia-Belgio, finita con l’identico risultato (2-1), il gesto dei calciatori della Nazionale italiana non provoca grandi sorprese, visto che per i Diavoli Rossi è diventata una consuetudine inginocchiarsi prima di ogni partita. Anzi a questo proposito della gara il centrocampista della Juve (e della Nazionale), Manuel Locatelli, aveva spiegato chiaramente come la posizione sua e dei suoi compagni di squadra non fosse affatto cambiata. “Se i nostri avversari si inginocchieranno – aveva detto alla stampa – lo faremo anche noi: chi è protagonista di episodi di razzismo non deve più entrare negli stadi, occorrono decisioni severe, è ora che il razzismo esca dal calcio”.
Sottoscriviamo. Ma se ci inginocchiassimo senza aspettare che lo facciano per primi gli avversari, non sarebbe anche questo un bel colpo di tacco? Come a dire un gesto di alta classe.