Matteo Garrone, “Io capitano” e la corsa all’Oscar 2024
«A conti fatti, siamo andati incontro a troppi errori. Se avessimo corso per tutte le categorie, forse, ce l’avremmo fatta. Votano in diecimila, ma per la categoria Miglior film straniero solo in mille, da qui la differenza, peccato…»
«Agli Oscar potevamo vincere, evidentemente siamo andati incontro a troppi errori». E’ un Matteo Garrone, che manifesta il suo disappunto, con grande signorilità, sia chiaro, ma mette in discussione l’evolversi della “Pratica Oscar”, che poteva concretizzarsi in modo diverso. Fra le perplessità del grande regista di “Io capitano”, la mancata iscrizione in tutte le categorie. Pare che nessuno avesse ventilato una simile ipotesi. Una chance che il film sugli sbarchi dei clandestini sulle nostre coste, avrebbe potuto giocarsi.
Insomma, la campagna degli Oscar non è andata nel verso giusto. «Non abbiamo avuto il distributore americano giusto – dichiara Garrone all’agenzia Ansa -che ha investito quello che andava investito e poi, soprattutto, nessuno ci ha detto che si poteva correre in tutte le categorie».

A CHE SERVE PRENDERSELA…
L’Oscar non è una gara in cui tutti partono alla pari. «Se corri per tutte le categorie – la condivisibile riflessione di Garrone – sai che votano in diecimila, tutti gli aventi diritto di voto all’Academy, mentre per la categoria Miglior film straniero a votare sono in mille, insomma, una bella differenza».
Non è il caso di prendersela, però, più di tanto, provare a fare allusioni a complotti sulla vittoria del film “La zona di interesse” di Jonathan Glazer che ha avuto la meglio nella categoria Miglior film straniero, lasciando al palo “Io Capitano”.
Garrone in più di un’occasione torna sull’argomento “Oscar 2024”. La cosa è evidente, poi è a caldo: la sconfitta, sul filo di lana, altro che “palo”, non gli è andata giù. Torna sull’argomento ospite al Teatro Petruzzelli, dove il suo film è stato appena proiettato.

DOVEVA ANDARE COSI’
«Gli inglesi votanti sono novecento, mentre gli italiani appena cento: se ci fossimo iscritti in tutte le categorie avremmo avuto più occasioni». «“Io capitano” – spiega all’Ansa il regista – è comunque un film davvero strano. È stato rifiutato da alcune rassegne e da diversi distributori e anche il fondo europeo di Euroimages, che di solito sostiene i miei film, questa volta ha detto no: nessuna motivazione scritta, il tema, impegnativo, altamente drammatico lo trattava invece in maniera avventurosa».
«Avevamo proiettato il film nella sede del Parlamento europeo: lunga “standing ovation”, per poi apprendere solo due settimane dopo, che buona parte di chi aveva applaudito, aveva dato il benestare per una legge sui migranti anche peggiore».
A chi chiede a Garrone programmi per il futuro, il regista anticipa. «In aprile andremo in Senegal, è lì che tutto ha avuto inizio: porteremo il film nei villaggi più lontani impiantando schermi mobili, perché lo possa vedere il maggior numero di persone. Torneremo nei posti nei quali i due protagonisti, Seydou Sarr e Moustapha Fall, al loro primo impegno cinematografico, hanno cominciato il loro viaggio».