Intervista a Michele Conversano, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl
«Attivate le strutture di ricovero. Il “distanziamento sociale” ha permesso di non avere una diffusione massiccia. Concittadini collaborativi: i comportamenti individuali determinano il risultato collettivo. Gestire la ripresa con intelligenza. Sistema sanitario attivo e Residenze sanitarie assistenziali sotto costante controllo».
In queste settimane stiamo svolgendo anche attività informativa sul Covid-19 attraverso sito, web radio e canale youtube. Per la rubrica “Con parole mie”, oggi abbiamo ospitato il dott. Michele Conversano, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria locale di Taranto. A lui abbiamo rivolto domande per conoscere da vicino, nel rispetto del “distanziamento sociale”, l’attività dell’Asl, l’Azienda sanitaria locale impegnata nel contrasto al diffondersi del virus che ha messo in ginocchio il mondo intero.
Direttore, letteralmente bombardati da informazioni, talvolta anche approssimative, qual è ad oggi la situazione nella provincia di Taranto a proposito del Covid-19?
«Incrociamo le dita, fino a questo momento è tutto sotto controllo, nonostante si tratti di un’emergenza molto importante; pur avendo registrato il primo caso di coronavirus nella nostra regione, abbiamo avuto il tempo necessario per organizzarci meglio di quanto, invece, non è stato possibile fare nelle altre regioni d’Italia; nella nostra provincia abbiamo attivato un’azione di contenimento mettendo in isolamento domiciliare fino a milleduecento persone, con particolare riferimento al periodo di inizio marzo, quando hanno fatto ritorno dal Nord numerosi concittadini purtroppo già contagiati dal virus; contenuto i casi, abbiamo avuto il tempo necessario per attivare le strutture di ricovero in grado di poter sostenere il carico di soggetti positivizzati da quel momento in poi».
Un momento di difficoltà, rispetto all’attività quotidiana?
«Non abbiamo mai avuto difficoltà – lo confermano i colleghi ospedalieri – ad offrire le migliori cure del caso a soggetti che presentavano patologie legate al virus, anche se ci sono stati decessi – purtroppo, anche uno solo di questi per chiunque rappresenta un dramma… – in numero contenuto rispetto ad zone anche vicine alla nostra provincia; detto questo, nelle nostre strutture sanitarie attrezzate abbiamo accolto anche pazienti provenienti da altre province e regioni. Avendo qualche giorno in più a disposizione, grazie alle azioni di contenimento varate da Governo centrale e Regione Puglia, il “distanziamento sociale” ha permesso di non avere una diffusione massiccia come accaduto in altre aree; da un lato ci ha allungato il periodo di ripresa delle normali attività sociali, dall’altro ci è stata data la possibilità di gestire meglio un problema non sempre di facile soluzione».Come possiamo interpretare i dati, spesso contrastanti?
«Bisognerebbe vedere quanti sono risultati i casi positivi rispetto ai tamponi eseguiti: nonostante questi siano aumentati, il contagio è in calo: questo dato dà l’idea su quanto la circolazione del virus sia stata ridotta; ripeto, fondamentali le misure di contenimento, anche grazie all’attenzione posta dai nostri concittadini: sono, infatti, i comportamenti individuali che, alla fine, fanno il comportamento collettivo. Mi permetto di rivolgere un suggerimento ai giornalisti, fra le tante domande ponete anche la seguente: “Avete posti liberi nei reparti Malattie infettive, in Pneumologia, come è messa la Terapia intensiva?”. Risposta: l’altro giorno avevamo sei, sette pazienti rispetto ai ventiquattro posti attrezzati; questo dà il senso di preparazione del Sistema sanitario rispetto all’eventuale emergenza».
Residenze sanitarie assistenziali, un tema che al momento non ci sta sfiorando.
«Sempre facendo i debiti scongiuri, le RSA sono i punti critici di ogni area. Come accaduto non solo al Nord, ma anche in altre province pugliesi, le Residenze sanitarie assistenziali possono rappresentare una concentrazione di anziani malati, che potrebbe diventare esplosiva in qualsiasi momento; complessivamente, fra tutti i nostri Centri, all’inizio del diffondersi del coronavirus abbiamo registrato un paio di casi sospetti, ma immediatamente tenuti sotto controllo: fra operatori e degenti non c’è stato alcun caso in strutture di riabilitazione, assistenziali e socio-assistenziali; anche questo risultato, insieme alla nostra azione costante, si deve all’attività di controllo che stanno svolgendo titolari e società che gestiscono queste strutture: nel caso ci fosse segnalato un assistito con febbre ci attiveremmo con urgenza per praticare il tampone e avere immediatamente l’esatto stato di salute del soggetto in causa; qualora l’anziano risultasse positivo al controllo, verrebbe isolato in una stanza dedicata a questo tipo di emergenza».
Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi giorni, qual è la prospettiva per l’estate?
«Non si può continuare ad affrontare l’emergenza restando chiusi in casa e bloccando qualsiasi tipo di attività sociale; come ha detto Pierluigi Lopalco, coordinatore scientifico della task-force regionale, dobbiamo gestire il momento di ripresa con intelligenza cercando di proseguire quelle azioni di distanziamento sociale che ci possono permettere di tenere bassa la circolazione del virus; perché se è vero che in autunno potrebbe esserci una ripresa del contagio, è anche vero che con una ripartenza alla carlona, due settimane dopo potremmo trovarci nuovamente a fare i conti con un nuovo picco di contagi: non possiamo permettercelo, sarebbe grave sì per la nostra economia, ma daccapo drammatico e letale per la nostra salute».
Dunque, la ripresa delle attività.
«Massima prudenza, dal nostro canto rafforziamo quelle azioni di identificazione per contenere possibili focolai, isolando in tempi brevi i contatti stretti di quel preciso gruppo eventualmente interessato dal virus; dunque, se i contatti stretti non saranno quelli – per intenderci – di locali da ballo, che renderebbero impossibile l’opera di contenimento, saremo nelle condizioni di isolare subito qualsiasi contagio sul nascere. Temo, però, che una simile modalità ci toccherà ancora per diverso tempo, fino a quando cioè un vaccino o una terapia efficace – senza effetti collaterali – potrà finalmente aiutarci ad uscire dall’incubo e debellare questa pandemia».