Cinquantacinque anni, cattolica, scagionata dalle accuse di blasfemia
Un banale litigio con alcune donne. Giorni dopo scatta l’accusa e la richiesta di condanna a morte per impiccagione. Avrebbe bestemmiato il Profeta Maometto. La Corte suprema del Pakistan, assolve la donna, anche in appello. Oggi è in Canada, con la famiglia, spera di tornare al più presto alla vita normale.
Dieci anni. Ci sono voluti tanti anni per mettere fine alla dolorosa vicenda di Asia Bibi, cinquantacinque anni, cattolica, madre di cinque figli, accusata di blasfemia da un gruppo di donne islamiche con cui aveva litigato. Durante il diverbio, questa è l’accusa, avrebbe offeso il profeta Maometto. Da quel momento momento, intorno alla vittima di simili accusa si scatena l’inferno. Ma l’Alta corte suprema del Pakistan è irremovibile: la donna è innocente. C’è un ricorso di gruppi estremisti islamici in totale disaccordo con la sentenza: Asia Bibi deve essere condannata a morte mediante impiccagione. I fondamentalisti formulano l’appello. L’Alta corte suprema non si lascia intimidire, conferma l’assoluzione. Non soddisfatti di processo, appello e assoluzione definitiva, i più ostinati scendono in piazza e inscenano manifestazioni non autorizzate. Sollecitano un ulteriore intervento del governo pakistano che, invece, sulla vicenda di Asia Bibi si è pronunciato mediante l’Alta corte. I disordini proseguono, fino a quando il governo assume misure severe arrestando i più facinorosi.
Unico dato certo: l’incubo di Asia Bibi è finito. La donna pakistana, seguita con la massima attenzione da giornali, radio, tv e siti di tutto il mondo, vivrà una nuova vita. Dopo la sentenza definitiva, insieme con il marito, la donna è volata in Canada, dove si è finalmente riunita al resto della famiglia. In Canada sarà aiutata a tornare nell’anonimato, a un’esistenza tranquilla, lontana migliaia di chilometri da dove ebbe inizio l’incubo che le cambiò la vita.
La storia risale al 14 giugno 2009. Asia Naurin Bibi, madre di cinque figli, mentre si trova a lavoro discute con altre lavoratrici di fede musulmana. A qualcuna la storia che una donna abbia idee diverse – ma non è stato mai appurato che il diverbio fosse per motivi religiosi – non va già. Scatta la denuncia, l’accusa sostiene che durante il litigio, Asia abbia offeso il Profeta Maometto.
UN BANALE LITIGIO, LA RICHIESTA DI CONDANNA A MORTE
Quel giorno, nel villaggio pakistano di Ittan Wali, la donna di fede cattolica non avrebbe mai immaginato che da un banale litigio con le sue vicine di casa di fede musulmana sarebbe scoppiata una vicenda giudiziaria senza fine. La richiesta di una condanna all’impiccagione per blasfemia e, con questa, una catena di morti e disordini che avrebbero scosso l’intero Pakistan, una mobilitazione a livello internazionale, dai capi di Stato all’Unione europea, fino al Vaticano.
Tutto questo, ora, pare sia finito. Dopo essere stata scagionata nello scorso ottobre dalle pesanti accuse in seguito alle quali ha rischiato per più di otto anni di finire sul patibolo, Asia Bibi ha lasciato il Pakistan. Per mesi era stata tenuta in un luogo segreto dalle autorità, in attesa che ci fossero le condizioni per farla uscire dal Paese nella massima sicurezza, verso la destinazione già scelta dalle figlie: il Canada.
La sua assoluzione qualche mese fa. Una prima condanna a morte nel 2010, aveva fatto piombare il Pakistan nel caos. Proteste, manifestazioni e scioperi degli islamisti radicali, che del caso avevano fatto una questione di principio e avrebbero voluto vedere Asia con un cappio intorno al collo. Il governo, si diceva, aveva risposto con un giro di vite e decine di arresti. Gli integralisti avevano quindi presentato un appello perché l’Alta Corte rivedesse la sentenza. Richiesta rigettata a gennaio, Asia Bibi era stata definitivamente prosciolta dalle accuse di blasfemia.
LA VICENDA GIUDIZIARIA DI ASIA BIBI
19 GIUGNO 2009
Asia Bibi, 45 anni, viene arrestata nel villaggio di Ittanwali, nella provincia del Punjab, con la falsa accusa di blasfemia. A denunciarla, un gruppo di vicine islamiche con cui aveva litigato.
11 NOVEMBRE 2010
Il tribunale del distretto di Nankana la condanna a morte. I legali difensori della madre cattolica presentano ricorso all’Alta corte del Punjab.
16 OTTOBRE 2014
Dopo tre anni di rinvii del processo, l’Alto tribunale conferma la condanna capitale suscitando lo sdegno internazionale. La difesa non si arrende e presenta il ricorso alla Corte Suprema.
22 LUGLIO 2015
La prima udienza di fronte al massimo tribunale ha un esito positivo: l’istanza della difesa viene accettata e la sentenza capitale sospesa. Il giudizio, però, viene continuamente rinviato, fino ad ora.
9 LUGLIO 2017
Uno dei principali legali di Asia Bibi, l’avvocato cristiano Sardar Mushtaq Gill, è costretto ad abbandonare la professione dopo una raffica di intimidazioni e il sequestro della famiglia.
12 MARZO 2018
Asia riceve nel carcere di Multan dal marito, Ashiq Masih e dalla figlia Eisham, un rosario donatole da papa Francesco.
31 OTTOBRE 2018
La Corte suprema cancella la condanna a morte. Asia Bibi lascia il carcere e viene tenuta sotto protezione in una località segreta.
29 GENNAIO 2019
La Corte suprema respinge il ricorso di un imam. La sentenza è definitiva: Asia Bibi è finalmente libera di lasciare il Pakistan.