Karima, origini algerine, ci racconta
Dal titolo del suo debutto alla difesa dei ragazzi africani. A Taranto per un concerto dedicato a Bacharach. «Sogno un mondo che non abbia padroni, tutto dovrebbe appartenere a tutti. Molti di loro vengono in Italia per trovare un’occasione di vita. I tg enfatizzano spesso qualche episodio, mostrando di essere loro i primi ad essere intolleranti. Rispetto chiunque, la spiritualità, la religione. Burt, maestro in tutto, a cominciare dall’umiltà…».
«Siamo figli di un mondo in cui non dovrebbe esistere un padrone, tutto dovrebbe appartenere a tutti. Dico cose forse qualcosa che qualcuno troverà scontate, ma queste cose le penso davvero: siamo di passaggio e la vita di ognuno di noi ha lo stesso valore di quella di un altro». Karima, all’anagrafe Karima Ammar, padre di origine algerina e mamma italiana, è stata a Taranto, ospite del Magna Grecia Festival, rassegna a cura dell’OMG, realizzata in collaborazione con il Comune di Taranto e con la direzione artistica del maestro Piero Romano. Lo spettacolo in programma all’Arena Peripato di Taranto, “Bacharach Forever”, è stato un successo.
Protagonista la cantante lanciata da un reality forte, importante, come può essere “Amici”, il programma ideato da Maria De Filippi, ha una visione precisa a proposito della vita, della tolleranza. Se non altro, perché ha pubblicato una decina di anni fa un EP dal titolo “Amare le differenze”. Un titolo non casuale, come non è stata casuale la collaborazione con un artista come Enzo Avitabile, uno dei nostri più grandi musicisti, aperto ad esperienze e studi di musiche ed etnie, stili diversi. A proposito della tolleranza, Karima. «Ognuno di noi ha la sua visione del mondo, della vita, padrone di credere in ciò che sente, essere più o meno spirituale, ben sapendo che l’attaccamento alle cose ci avvelena e può condurci allo scontro».
RISPETTO DEL CREDO
Lei, un’artista di statura internazionale. Detto della spiritualità, affrontiamo la religione. «Ho il massimo rispetto per chiunque, detto questo non discrimino religioni, anzi provo sempre a comprendere a fondo i motivi che esasperano e portano a una cosa insopportabile: l’intolleranza; posso anche arrivare a comprendere la paura che si può avere nei confronti dei migranti, spesso messi alla berlina; detto che i reati violenti vanno condannati, a volte capita che extracomunitari commettano reati identici a quelli di certi italiani: radiogiornali e telegiornali trattano spesso – non sempre, sia chiaro – la notizia in modo diverso; il più delle volte reati commessi per fame, come a dire che sia certi extracomunitari, che certi italiani, hanno lo stesso problema: non c’è lavoro, dunque, che importanza può avere il posto dal quale vieni, se anche un qualunque italiano che arriva a fine mese fra qualche stento, può vedersi costretto a fare gli stessi errori di un africano?».
Prima di parlare dei giorni nostri, della sua empatia con un autore come Marcello Pieri, Enzo Avitabile. «Lui arriva dalla cultura musicale napoletana, molto vicina a quella araba, a partire dalle note e dalle scale che vengono utilizzate nella composizione di canzoni. Lui ha questo amore sviscerato per il mondo arabo e per le sue sonorità; quando ci siamo conosciuti, è stato curioso di ascoltare la mia storia, quasi come cercasse lo spunto per scrivere una canzone che mi calzasse a pennello: gli ho raccontato le mie origini, quelle dei miei genitori e lui ha scritto un pezzo che praticamente racconta la mia storia».
«CANTI COME CAREY E DION»
Manca da un po’ dal Festival. Fra gli altri ricordiamo quello nel quale cantò accompagnata dal grande Bacharach. «Ci ho riprovato nelle ultime edizioni, non mi è andata bene, non sono stata selezionata, riproverò quest’anno; per quanto riguarda il grande Burt, che dire, mi ritengo fortunatissima nell’averlo interpretato, averlo incontrata, essere stata ospite e avere aperto i suoi concerti italiani. Avevo ventidue anni quando l’ho conosciuto personalmente, qualcuno pensava non sapessi chi fosse, invece lo studiavo da quando avevo sedici anni: è così che ho coronato il mio primo sogno; a seguire una sua produzione, la presenza al Festival di Sanremo accanto a me, insieme con Mario Biondi, che la sera della riproposizione dei brani, mi accompagnò nel brano “Come in ogni ora”».
Durante il concerto tarantino, Karima racconta Bacharach, una semplicità disarmante, tipica dei grandi. «Sono stata a casa sua per la pre-produzione dell’album, in questa occasione ho potuto constatare quanto sia umano ed essenziale in tutto, nonostante le comodità cui potrebbe affidarsi avendone le risorse: penso che i grandi si vedano anche da queste cose. Un professionista ineccepibile: durante la “prova dei suoni ” si presenta in tuta, poi, prima del concerto indossa il suo “abito da sera”».
Un complimento che le ha rivolto il maestro. «“Canti come Mariah Carey e Céline Dion!”. E io, emozionatissima per un complimento così esagerato: “Maestro, ma è proprio sicuro?”. Mi fece un cenno col capo accompagnandolo con il suo inconfondibile sorriso, come a dire “Dico proprio a te…”».