Francesco Pannofino, attore, doppiatore
In scena a Taranto con “Bukurosh mio nipote”, parla del suo impegno sociale e delle sue attività fra teatro, cinema, tv e radio. «Sostenere chiunque abbia bisogno, amo diversificare il mio lavoro, nel doppiaggio rispetto l’impegno dell’attore, ci metto del mio, ma quando è possibile prendo». Un saluto ai bambini del reparto di Oncoematologia di Taranto.
«Chiunque abbia avuto fortuna, viva una vita brillante, un lavoro appagante, ha il dovere di dare una mano ai più deboli: lanciare un appello, realizzare un video, sensibilizzare l’opinione pubblica su certi temi, non costa niente». Parole di Francesco Pannofino. E’ lui un altro personaggio del mondo dello spettacolo portato ai microfoni di sito e web radio di “Costruiamo Insieme”. Attore, doppiatore, direttore di doppiaggio, è attualmente in teatro con “Bukurosh mio nipote”, ideale seguito de “I suoceri albanesi”, commedia dalle oltre duecento repliche. Anche questo titolo è all’interno della Stagione teatrale 2018-2019 promossa dell’associazione “Angela Casavola” di Taranto con la direzione artistica di Renato Forte.
Pannofino, le danno del “versatile”, la lusinga o le va stretto?
«Ci può stare, nel senso che mi piace diversificare, dunque, fare cinema, televisione, teatro, radio e doppiaggio: non sono scelte, sono occasioni di lavoro che si succedono fra loro e, questo non può che far piacere; naturalmente il teatro è il lavoro più emozionate che ti possa capitare fra i diversi impegni: c’è il pubblico in sala a darti subito il suo responso, ti fa sapere all’istante se gli stai piacendo o no; attualmente stiamo portando in scena una commedia di Gianni Clementi, “Bukurosh” appunto, che è figlia dei “Suoceri albanesi”: è la storia che continua, ma può essere vista a sé stante, vivendo di luce propria rispetto al precedente lavoro; certo, chi ha visto i “suoceri” è già affezionato ai personaggi, chi non li ha visti impara a conoscere personaggi e interpreti a partire dalle prime battute».Voce di George Clooney, Denzel Washington e tanti altri. Come entra in simbiosi con il personaggio?
«Il doppiaggio è un lavoro molto complesso, non è facile coniugare diverse cose alla tecnica; è un trucco cinematografico, ricordiamolo: deve sembrare che in quel momento stia parlando l’attore originale; certamente più l’attore è bravo, più impegnativo ma evidentemente più bello è il doppiarlo, e anche più facile, se vogliamo. Se fai attenzione, quando doppi attori bravi può capitare di afferrare sfumature utili a migliorarsi nel lavoro».
Prende, ma dà anche.
«Non bisogna tradire l’opera originale, è necessario stare dietro ai tempi comici, occorre rispettarli altrimenti il rischio è andare fuori synch. C’è però anche una metamorfosi: molti attori li doppio da tanti anni e si può dire sia cresciuto assieme a loro».
Cinema, teatro, tv. Cosa dà e toglie ciascuna di queste attività nelle quali lei è impegnato?
«Dipende sempre da quello che fai, amo tutto il mio lavoro, non faccio gerarchie; non saprei: è bello quando giri un film, una fiction, quando fai teatro, un turno di doppiaggio, la radio; dipende anche come prendi l’impegno, poi, come dicevo, è anche bello diversificare, fare sempre la stessa cosa alla fine ti viene a noia».
Tv, da “Boris” a “Nero Wolfe”, voce fuori campo di “Emigratis”, programma con i pugliesi Pio e Amedeo. Appuntamento arrivato nei momenti giusti, quello con la tv, o più volte rimandato?
«Personalmente non scelgo, a volte ti chiamano per partecipare a un provino. Ringraziando il cielo, da quando ho iniziato a lavorare non ho avuto molti giorni di pausa, anzi un po’ di riposo non guasterebbe».
Quante volte al giorno le chiedono di rifare la voce di Clooney, Washington, Mickey Rourke, Wesley Snipes, Jean-Claude Van Damme?
«Sì, mi chiedono di fare dediche, una volta mi è stato chiesto di fare la sveglia per la nonna e sono stato costretto a dire “Sono le sette, Lucia, è ora di alzarsi”».
Nel suo futuro, più teatro, tv, cinema o doppiaggio?
«Non mi aspetto niente, meglio non aspettarsi niente, quello che poi arriva è tanto di guadagnato: ho sempre lavorato, intanto fino a Natale portiamo in scena “Bukurosh mio nipote”, poi ci sono film da finire, film girati in attesa di uscire, presto per parlare di progetti, insomma che dio ce la mandi buona…».
Sito e web radio di “Costruiamo Insieme” si rivolgono alle fasce deboli, quanto è importante in un momento storico che vive il nostro Paese, a quanti hanno bisogno del nostro aiuto.
«Fare da testimonial a una qualsiasi iniziativa benefica lo ritengo un dovere, non mi è costato niente rivolgere un saluto ai bambini ricoverati nel reparto di Oncoematologia di Taranto. Mi sembra davvero il minimo realizzare un video per salutare i piccoli ricoverati in ospedale che trascorreranno il Natale in corsia, piuttosto che al caldo di casa propria. Per quanto riguarda le fasce deboli più in generale, per quanto posso cerco di dare una mano a chi soffre: chi è fortunato ha il dovere di pensare al prossimo, a chi non ha avuto la stessa fortuna tua».