Clemente Salvaggio, aveva guidato il Corriere del giorno
Le vicende del “Corriere”, la scelta di una professione. Calciatori e presidenti, un esercizio di memoria straordinario nell’ultima intervista rilasciata al sottoscritto. Un sorriso impareggiabile, la battuta pronta, il mestiere di coach per fare di un giornale un vera squadra
Non c’è più Clemente Salvaggio, uno dei più grandi giornalisti tarantini. Colonna del Corriere del giorno, è scomparso lunedì 18 luglio a ottantotto anni. Da eccellente cronista qual era, aveva contribuito a scrivere la storia di una città che ha vissuto momenti alterni in fatto di benessere. Primo squillo il Dopoguerra, a seguire l’industria siderurgica, infine una prima flessione, con una generazione che cominciava ad abbandonare i luoghi d’origine, qualcosa che aveva provocato grande dolore a un tarantino verace come lui (nonostante i natali toscani, a Livorno infatti c’era solo nato…).
GRAZIE, TI DEVO UN “MESTIERE”
Chi scrive lo aveva conosciuto a metà degli Anni Settanta nella sede del “Corriere” di via Di Palma (ora, al suo posto, l’Archivio di Stato). Nello stesso stanzone-redazione, Vincenzo Petrocelli, altro grande del passato. Nonostante la giovane età, era stato Salvaggio a iniziarmi al giornalismo. Primo compito: i campionati di calcio minori, a seguire il Torneo dell’Amicizia in notturna a Fragagnano. Era da lì che si cominciava. E io, iniziai per non fermarmi più (gli sarò grato in eterno)
Fra le firme di quel tempo, Riccardo Catacchio, Peppino Catapano, Narciso Bino, Nino Botta, Paolo Aquaro, Peppino Tripaldi, Luigi Ferrajolo, Franco Cigliola, Cataldo Acquaviva. Breve chiusura, trasferimento del giornale in piazza Dante, infine piazza Immacolata. Salvaggio era stato direttore di un giornale scritto, più avanti nel tempo, da colleghi come Antonio Biella e Luisa Campatelli, diventati a loro volta direttori, Silvano Trevisani, Mino Ianne, Mario D’Anzi, Vito Traetta, Roberto Raschillà, Pierpaolo D’Auria, Maurizio Masoni, Marcello Di Noi, Ettore Raschillà, Michele Tursi, Angelo Di Leo, Annalisa Latartara, Fulvio Paglialunga, Nicola Savino, Antonio Bargelloni e altri ancora.
“SAL” IN ESTREMA SINTESI
Infine, un esercizio di memoria, i “suoi” calciatori. «Silvestri, grande attaccante, realizzava trenta, quaranta gol a campionato, con Schillaci e Bellucco formava una linea d’attacco irresistibile; Castellano e Petagna, invece, coppia straordinaria di centrocampo. C’era anche Tedeschi, tarantino, grande portiere; Tonino De Bellis, tarantino anche lui, terzino con i controfiocchi; gli attaccanti Tortul e Virgili: il primo vestì le maglie di Sampdoria e Triestina, l’altro di Fiorentina e Torino…». Dai Sessanta agli Ottanta. «Napoleoni, Jannarilli, Casini, Biondi, Selvaggi, il compianto Iacovone, De Vitis, Maiellaro». Infine i presidenti del “suo” Taranto. «Di Maggio, Fico, Carelli, Pignatelli, Fasano. Bei momenti. In un paio di campionati di serie B avevamo accarezzato anche il sogno di lottare per la serie A: a uno di questi dissi “Presidente, regalaci la serie A, anche un solo anno!”. E lui, guardandomi di traverso, “Dino, tu i tarantini li conosci meglio di me: non si accontentano del solo profumo del massimo campionato». Chi fu quel presidente, non lo sapremo mai. Ciao, direttore.
Claudio Frascella