Walter, un’impresa nel primo giorno del suo lavoro
Una storia accaduta davvero. Un ragazzo nero, americano, lascia il suo posto in un’attività dove serve panini e hamburger. Deve lavorare in un’azienda di trasporti: all’indomani è il suo primo giorno di lavoro. La sua vecchia auto non parte e, allora, decide di mettersi in cammino per otto ore. Cosa accade lo scoprite leggendo questa incredibile vera storia
Caspita, Walter che impresa. Accade tutto in un giorno, il suo primo giorno di lavoro in una nuova attività, un’azienda di traslochi. Walter è un ragazzo nero, abita in una cittadina dell’Alabama, negli Stati Uniti. Segni particolari: un sorriso contagioso e una gran voglia di lavorare. Non sa di avere un problema: la sua auto vecchiotta non parte, non trova un’alternativa per recarsi sul posto di lavoro, così senza pensarci due volte decide di fare poco più di trenta chilometri a piedi. Come se non bastasse, la sfida, quei chilometri, passo dopo passo, si trasformano in una favola. Ma andiamo per gradi.
Ditta di traslochi. Lavoro duro, di quelli che ad un ragazzo, giovane, che ha studiato, ma vuole dare una mano alla famiglia, spezzano la schiena. Sarebbe stato il caso di studiare ancora un po’, oppure continuare a fare il lavoro che svolgeva, in un fast-food, con qualche centinaio di dollari in meno, rispetto a quella che lo stesso Walter ha definito “l’occasione della vita”. Ne avrà altre di occasioni questo ragazzo. Intanto perché ha un grande senso di responsabilità: ha appena firmato un contratto e il primo giorno di lavoro non può fare tardi, o peggio, assentarsi.
L’AUTO NON PARTE…
Il pomeriggio prima di recarsi al lavoro, prova a mettere in moto la sua modesta auto. Quel mezzo avrebbe bisogno di una revisione, ma non può lasciarlo così, su due piedi. Il primo pensiero lo rivolge al lavoro: all’indomani deve marcare il primo giorno, giro di telefonate agli amici con i quali si impegna oltre ogni ragionevole proposta: nessuno è disponibile. Peccato.
L’unica alternativa: andare a piedi fino alla casa dove i colleghi dell’azienda di trasporti sarebbero stati ad attenderlo. Il nuovo lavoro si trovava a circa 20 miglia, poco più di trenta chilometri (trentadue, per essere precisi…). Significava camminare per circa otto ore, per trovarsi all’indomani alle otto in punto davanti a quella casa per cominciare a imballare cartoni, spingere, caricarsi mobili e riempire uno, due camion e poi fare l’operazione al contrario nel nuovo domicilio dei committenti.
Parte a tarda sera. Verso le quattro del mattino, si accorge che sta rispettando la sua tabella di marcia. Si siede e riposa un po’. All’improvviso un’auto della polizia lo affianca, segnala al ragazzo, gli chiede se non ci siano problemi. Walter ha un sussulto, pensa che il poliziotto potrebbe anche non credergli. E, invece, quel poliziotto di pattuglia con un suo collega, credono al ragazzo, tanto che lo accompagnano a destinazione. Prima di caricarlo in auto gli offrono da mangiare. Walter, dunque, è di colpo baciato dalla fortuna. Ha riposato le gambe, si è messo in sesto con quella cena-colazione fuori orario.
COLPO DI SCENA
Colpo di scena, Walter arriva davanti alla casa in cui avrebbe aiutato a traslocare prima delle sette del mattino. Viene accolto dalla signora che ha finito di imballare gli ultimi pacchi, sente la sua storia, si commuove, lo fa entrare in casa, si complimenta al telefono con un responsabile della ditta di autotrasporti: avete dipendenti efficienti, che sanno cosa sia il sacrificio. Intanto il resto dei colleghi–traslocatori non tarda a raggiungere la casa, così Walter conosce alcuni dei suoi nuovi colleghi di lavoro. Squadra perfetta, come Walter, anche lui in perfetta forma. Il ragazzo riesce a lavorare nonostante fosse poco riposato. Nessuno avrebbe potuto immaginare che avesse camminato tutta la notte per arrivare a destinazione.
La signora apre una pagina su Facebook, raccoglie danaro per acquistare una nuova auto per il ragazzo che ha compiuto quell’impresa straordinaria. Non è finita. L’amministratore delegato dell’azienda nella quale ha cominciato a lavorare Walter, vuole che quel ragazzo sia un esempio per tutti.
Ma un’altra persona ha voluto ringraziare Walter: l’amministratore delegato della sua nuova azienda. Tanto che lo convoca e, udite udite, davanti al resto del personale gli consegna le chiavi un’auto. «E’ tua, Walter!». L’impegno del ragazzo, aveva spiegato l’a.d. dell’azienda, era andato oltre le aspettative ed era diventato di colpo un esempio lampante per tutti gli altri dipendenti.
UN ESEMPIO DI IMPEGNO
Un’auto a gratificare un grande impegno, che se non fosse stato per quegli agenti di polizia, quella signora che doveva traslocare e aveva aperto una pagina su un social, sarebbe passata inosservata. Sì, un’impresa come tante. Come quelle che molti ragazzi che abbiamo conosciuto in questi anni in cooperativa, hanno compiuto. Chi scrive ha accompagnato a Massafra uno dei ragazzi che aveva preso parte ad una funzione religiosa in una chiesa fuori città. Quella funzione finì tardi e Samuel, anche lui nero, un sorriso di quelli che non dimentichi facilmente, senza dire nulla si era incamminato a piedi verso casa: diciotto chilometri! «Samuel dove stai andando?».
«Domani devo andare in un campo, a raccogliere frutta, è una giornata di lavoro, ho un contratto e non posso permettermi di perdere una giornata di lavoro».
Non mi fossi accorto, Samuel avrebbe proseguito dritto, a piedi, per Massafra. Al buio e su una strada che anche di giorno mette paura. Ricordo come se fosse ieri. Lo accompagnai fino a sotto casa. Mezz’ora dopo, una telefonata: era lui. «Tutto bene?», mi chiese, «Sei tornato a casa? Bene, Dio ti benedica!». Si era preoccupato per me. Quella telefonata era valsa più di ogni altro grande regalo avessi potuto avere da questa esperienza con tutti questi ragazzi che nascondo, tengono strette piccole, grandi storie di grande umanità.