«Ragazzi adorabili, alle prime lezioni di alfabetizzazione avevano preso parte in pochi, poi si sono dati voce voce e hanno praticamente cominciato a diventare sempre più numerosi per prendere parte alle lezioni». Raffaella Leno, fra gli assistenti impegnati nella cooperativa “Costruiamo insieme”, è stata fra i primi a raccogliere l’invito di giovanissimi extracomunitari che volevano semplificare il loro processo di integrazione cominciando a “studiare italiano”.

«Mostrano sete di conoscenza – dice l’operatrice – come se volessero bruciare le tappe per potersi interfacciare con una realtà a loro completamente sconosciuta fino a pochi mesi fa; esisteva la possibilità di iscriverli alla scuola media statale, ma era necessario che i ragazzi cominciassero con il prendere confidenza con la lingua italiana, parlata e scritta, fondamentale per seguire i docenti».

Come in tutte le cose, subito un primo esame. «Dopo aver frequentato liberamente il corso di alfabetizzazione – spiega Raffaella – accompagnati da un mediatore, i ragazzi hanno incontrato i docenti cui spettava valutare con la massima attenzione il loro grado di istruzione; è andata bene, oltre ad avere imparato in fretta l’essenza di lingua e scrittura, ai docenti ha colpito la loro grande volontà di imparare in fretta e bene».

Alfabetizzazione, una lavagna completamente in bianco sulla quale scrivere la storia di ognuno di questi ragazzi. «Abbiamo raccolto l’invito di alcuni di loro già nel novembre del 2015, per cominciare poco dopo a lavorare seriamente, in modo ragionato, un passo dopo l’altro; il primo impegno da parte nostra e quanti si sono relazionati con i ragazzi, è stato sul far sciogliere loro la timidezza, provando già i primi giorni a rivolgere loro domande in italiano, perché a loro volta si rivolgessero al loro interlocutore, con sforzo non indifferente, comunque provando a porre domande nella nostra lingua, per sottoporli alla fine a una sorta di immersione totale».

Cosa chiedono e vogliono imparare questi nuovi “allievi” della scuola italiana. «Intanto come rivolgersi alla gente del posto, con il dovuto rispetto: come chiedere informazioni, indicazioni utili per raggiungere un ufficio, uno sportello, per poi fare autonomamente una carta d’identità, svolgere le pratiche per un permesso di soggiorno; chiedere il proprio codice fiscale con il quale svolgere operazioni presso uno sportello postale o, cosa fondamentale, come ricevere assistenza sanitaria, accedere all’STP (Libretto sanitario) per sottoporsi a visite mediche, ricevere cure e avere medicinali; godono, comunque, dell’assistenza di un operatore che li affianca per operazioni che i primi tempi possono risultare più complicate, come una fila al Comune o in un Ufficio postale».

La prima cosa che scaturisce dagli occhi e dal cuore di questi ragazzi. «La voglia di dimenticare in fretta un passato drammatico – conclude Raffaella Leno – e guardare, se possibile, a un futuro che restituisca loro, intanto, una cosa che hanno perso: il sorriso; cercano serenità con la quale affrontare la vita in condizioni finalmente umane».