Tani, dieci anni, nigeriano, il più piccolo campione di scacchi
«Voglio diventare il più giovane Grand Master di sempre», dice il ragazzino ex senzatetto fuggito con la famiglia per sottrarsi alle violenze nel suo Paese. «Tra un anno, al massimo due, diventerò campione». E i suoi, che facevano mestieri umili, ora sono cresciuti professionalmente. E danno i soldi raccolti per aiutare tanti altri homeless a migliorare la qualità della vita.
Annusando un po’ la storia del piccolo-grande Tani, dieci anni e mezzo, già campione di scacchi, pare di trovarsi, con le debite proporzioni nella sceneggiatura di “Scoprendo Forrester”. Lì un giovanottone nero aveva il dono della scrittura e si imbatte in un Premio Pulitzer, interpretato da Sean Connery. Chi è meno giovane, invece, ricorderà “Erasmo il lentigginoso”, ragazzetto-prodigio in matematica con un papà apprensivo e stupito con la faccia di James Stewart.
Bene, pare che adesso, a proposito di film e sceneggiature americane, anche la storia di Tani possa diventare un film, magari una saga del piccolo re degli scacchi. Ci avrebbe pensato Steven Conrad, uno che quando scrive sa andare dritto al cuore della gente. Sua, infatti, è la sceneggiatura di “La Ricerca della Felicità”, struggente storia interpretata da un grande Will Smith e da un piccolo, Jaden Smith, suo figlio nel film e nella vita di tutti i giorni. Pare che Conrad stia adattando per il cinema il libro “My name is Tani…e credo nei miracoli” (per il mercato italiano questo titolo è una furbata…) scritto dai genitori di Tani, che di cognome fa Adewumi. Tani è bimbo profugo, arrivato negli Stati Uniti dalla Nigeria Nigeria. Appena tre anni fa era un senzatetto, ora è un “National Master”, praticamente laureato in…Scacchi.
COMINCIA A SETTE ANNI…
Tani aveva iniziato a giocare a sette anni. «Voglio diventare il più giovane Grand Master di sempre», diceva e scommetteva, con i compagni e con papà e mamma, «tra un anno, al massimo due». E non lo diceva, convinto, solo ai suoi genitori. Lo diceva in giro, a costo di rimetterci quell’adorabile faccino. La stessa cosa, scrive l’agenzia Ansa, Tani l’ha dichiarata, pari pari, a Nicholas Kristof, giornalista del New York Times che di Tanti ne aveva scritto già due anni fa. Il record appartiene ad un giocatore di scacchi russo di trent’anni anni, che al riconoscimento ci era arrivato a dodici anni.
Il piccolo nigeriano sta bruciando le tappe. E fa più notizia il fatto che Tani quando si è avvicinato alla scacchiera viveva con la famiglia in un quartiere per senzatetto. Un anno dopo, il piccolo era già campione dello stato di New York avendo battuto coetanei di famiglie benestanti ed addestrati nelle più costose scuole della città. Gli americani che in queste cose sono campioni di generosità, avevano risposto al New York Times donando 250mila dollari in favore della famiglia insieme a un appartamento con anno di affitto pagato. Praticamente un film.
«Quando penso a come eravamo, dove siamo oggi grazie al mio piccolo Tani, e dove speriamo di arrivare, penso sia frutto di un miracolo», la mamma del piccolo che aveva lavorato come donna delle pulizie e oggi, si è diplomata da infermiera. Il padre di Tani, ai tempi del quartiere dei senzatetto, lavapiatti e autista, oggi è agente immobiliare.
…A DIECI E’ CAMPIONE!
Non è finita, sentite questa. La famiglia di Tani, scappata dalla Nigeria per sfuggire alla violenza di Boko Haram, ha usato i fondi raccolti per loro per dar vita a una fondazione che aiuterà altri senzatetto. Se non è solidarietà da libro “Cuore” questa…
Con una certa indipendenza economica, hanno ingaggiato un Grand Master, che allena il figlio tre volte alla settimana. Perché Tani, uno che ha visto “La Regina degli Scacchi”, vuole migliorare ancora. La “Regina”, in programma su Netflix, la conoscono tutti: è un’orfanella estranea al giro dei tornei ma presto si rivela uno straordinario talento. «Sembro io, in tutto e per tutto», ha esclamato il ragazzo venuto dall’Africa. Dopo la prima vittoria a New York, erano state molte le scuole private gli avevano offerto un posto, ma la famiglia ha preferito tenere Tani nel sistema pubblico che ha subito capito il suo talento.
C’è un problema, ora. Tani potrebbe diventare un campione mondiale, ma, c’è un “ma”. E’ un immigrato e ciò impedisce a Tani di viaggiare e, dunque, prendere parte a competizioni internazionali. La famiglia ha chiesto asilo per “motivi religiosi” e c’è il forte rischio che il ragazzo-prodigio al suo ritorno non possa essere riammesso negli Stati Uniti. Gli americani tifano per lui, come noi del resto. Ma questo è un altro pezzetto del film a lieto fine del piccolo fenomeno della scacchiera.