Malal e Jannat, morte schiacciate da un pioppo enorme
I genitori autorizzano la donazione degli organi: «Le loro vite salveranno altre vite». Una vacanza si trasforma in una tragedia. Famiglia di origine marocchina, residente a Torino, dopo anni di lavoro si prepara per una vacanza a tempo. Tutti insieme, marito, moglie e quattro figli. Rimandano di un giorno il rientro a casa, il maltempo abbatte l’unico albero del villaggio seppellendo le due vittime.
«Quest’anno si va in vacanza e tutti insieme! Non a due passi da casa, ma in un campeggio, vicino Marina di Massa: c’è la pineta, c’è il mare, sarà divertimento a tempo pieno». Papà Hicham Lassiri e mamma Fatima, origini marocchine, in Italia da diversi anni, lo avevano comunicato ai loro quattro figli, fra questi, Malal e Jammat, quattordici anni la prima, tre anni non ancora compiuti la seconda. Alla notizia le urla di gioia, i lunghi preparativi insieme con Nissrin, diciannove anni, la più grande dei quattro, e Tari, nove anni, per riempire i bagagli di giocattoli e attrezzi per il mare. E vestitini, buoni per andare in spiaggia e per la sera, metti ci fosse stata qualche festicciola all’interno del campeggio. Quando si tratta di organizzare il viaggio di ritorno, sui volti dei ragazzi scende la tristezza. «Peccato, mamma!», esclamano i più grandi.
«Abbiamo fatto tante di quelle amicizie, perfino scambiato i numeri telefonici, i profili sui social, che al solo pensare di andarcene, ci viene una tristezza». Papà Hicham e mamma Fatima, si guardano negli occhi, rinunceranno a un giorno di riposo una volta tornati nella loro Torino, tanto vale dare ancora un po’ di gioia ai loro figlioli. «Restiamo ancora un giorno!». Altre urla di gioia. Come alla partenza. Quel giorno in più servirà ad ammorbidire il distacco con tutti quei nuovi amici conosciuti al campeggio e a mare.
DALLA GIOIA ALL’INCUBO
E, invece, quel viaggio, quella vacanza, tanto desiderati in tutti questi anni, diventerà un incubo. Peggio, una tragedia che lascerà un segno indelebile nella famiglia Lassiri. E’ in arrivo il maltempo, pioggia e vento di una forza inaudita. Un impeto tale da sradicare anche un albero, un enorme pioppo, che si abbatte con tutto il suo peso e la sua violenza sulla tenda sotto la quale c’è tutta la famiglia, comprese Malal e Jannat. Loro erano in una tenda accanto, meglio stare tutti insieme però. Una serie di circostanze, una fatalità. Quell’albero si abbatte sulle due ultime arrivate. «Qualcuno mi dia una mano, faccia qualcosa, vi prego!». Hicham stringe fra le braccia il corpicino di Jannat. E’ disperato, la sua piccola non dà segni di vita.
Nonostante il maltempo, inesorabile, i villeggianti che sentono le urla si precipitano all’esterno di tende, roulotte e camper. «Ci siamo accorti subito della tragedia, così abbiamo avvertito il primo presidio sanitario perché si precipitassero nel campeggio», dicono i primi soccorritori. «Il medico intervenuto poco dopo ha provato ad allertare un elicottero per prestare soccorso, ma il maltempo, il forte vento, sconsigliavano di alzarsi in volo, si sarebbe potuta consumare una tragedia nella tragedia». Il terrore piomba sull’intero villaggio, la gente piange. Quella piccoletta, vispa, diventata una delle mascotte del campeggio, non dava più segni di vita. Molti si abbracciano disperati, non riescono a dare conforto ai due genitori, che stanno per seguire i soccorsi nel vicino presidio ospedaliero. Dopo tre ore, giunge la seconda notizia. Dolorosa quanto la prima: anche Malal non ce l’ha fatta. Le ferite riportate alla testa, schiacciata da quel peso inaudito, le hanno provocato ferite insanabili.
UNA BAMBOLINA, UNO ZAINETTO…
Doveva essere un momento di grande gioia quella vacanza, si è trasformato in una tragedia. Così dolorosa da spegnere non solo i sorrisi, ma la voglia di vivere. Il sindaco di Massa, Francesco Persiani, proclama un giorno di lutto cittadino. Il Comune da lui presieduto, promette, presterà aiuto alla famiglia Lassiri.
Dopo ore di maltempo, ecco ciò che resta nella zona in cui la famiglia Lassiri trovava riparo dopo una giornata di svago fra mare e pineta. Un secchiello arancione, presumibilmente di Jannat, un ombrellone da mare, una bambolina, una collanina, un paio di scarpe e uno zainetto. E un asciugamano, con su stampato il volto di un’eroina dei cartoni animati, rimasto appeso a un filo dell’albero-killer.
Oggetti e giochi delle sorelle Lassiri, torinesi, figlie di genitori arrivati anni fa in Italia da Casablanca, in Marocco. Avevano finito i pochi giorni di vacanza, ma, si diceva, avevano ritardato il ritorno a casa di un giorno, tanto che sarebbero partiti nella giornata di domenica. Quando i medici hanno comunicato loro la morte delle figlie, papà Hicham, 43 anni e mamma Fatima, 36, hanno abbracciato gli altri due figli, Nissrin e il piccolo Tari. Hanno raccolto le loro ultime forze e autorizzato la donazione degli organi delle due piccole: «Le loro vite salveranno altre vite».