Valerio Cecinati, direttore del reparto di Pediatria del SS. Annunziata.

«Medici, genitori e piccoli pazienti devono essere una cosa sola. Ho imparato molto da loro. Passi da gigante nella ricerca: più sette casi su dieci si risolvono positivamente. Taranto soffre, registra il 50% di casi in più rispetto al resto d’Italia»

Fra le interviste di “Costruiamo Insieme”, in diverse occasioni ci siamo rivolti a chi lavora nell’informazione o chi è impegnato in prima linea nel cura della salute dei cittadini tarantini. Dopo l’opinione di un genitore di uno dei piccoli assistiti sul territorio, stavolta ospitiamo un oncoematologo, Valerio Cecinati, direttore del reparto di Pediatria del SS. Annunziata di Taranto.

Oncoematologo, è una parola che mette sicurezza o paura?

«Uno e l’altro, l’oncoematologo pediatra è un pediatra che si occupa di tumori infantili, dunque di “mali” in età pediatrica ma anche di malattie del sangue; da un certo punto di vista mette timore, del resto stiamo parlando di malattie e, in alcuni casi, di malattie serie; dall’altro, mette sicurezza perché rappresenta una piccola branca della pediatria: chi si occupa di questo, si dedica esclusivamente di tumori infantili. E’ però anche capitato che oncologi ed ematologi degli adulti, nonostante l’esperienza non avessero la stessa conoscenza che ha un pediatra oncoematologo: ecco l’invito a consultare uno specialista specifico».Cecinati Copertina 2Per cosa si consulta un ematologo pediatrico?

«Per le patologie dell’età infantile, parliamo di bambini che dai trenta giorni ai diciotto anni, che possono avere malattie del sangue o tumori; è chiaro, però, che non tutte le malattie ematologiche sono gravi, in quanto ne esistono di comuni, facilmente curabili: l’anemia dovuta al ferro basso, per esempio, oppure un calo delle piastrine; poi ci sono malattie più importanti, oncologiche, e mi riferisco alle malattie del sangue, quelle neoplastiche, che sono le leucemie acute; ma l’oncoematologo si occupa anche di tumori solidi del sangue, sarcomi, tumori del cervello; dunque, malattie oncologiche (non neoplastiche) e tumori ematologici, del sangue o non del sangue».

Fin qui ci ha messo sufficientemente paura. Negli anni nella sua materia, però, sono stati compiuti passi da gigante. 

«Detto che Oncologia pediatrica è diversa dalla specializzazione che può interessare il paziente in età adulta; grazie al costante lavoro di ricerca sono stati fatti enormi passi avanti; l’Italia è uno dei Paesi cpn una grande storia nel campo dell’ematologia pediatrica; dunque, detto che è diverso rispetto a quella adulta, consideriamo che le possibilità di un bambino di salvarsi da un tumore del sangue sono superiori al 70%; fino agli anni Ottanta la percentuale di sopravvivenza era del 30%, dunque possiamo dire che è stata ribaltata la tendenza; ciò significa che sono stati compiuti passi molto importanti: un bambino che ha un tumore in età pediatrica ha delle buone, a volte ottime, probabilità di guarire».

Taranto e i problemi di salute, anche gravi. E’ una città nella norma o registra numeri più elevati rispetto alla già dolorosa media nazionale?

«Tumori infantili, considerandoli patologie rare, in Italia si registrano circa quattromila casi l’anno; l’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di Sanità sull’incidenza dei tumori infantili descrive una percentuale superiore al 50% rispetto alla media: non abbiamo un’epidemia di tumori infantili, ma tradotto in numeri, fra Taranto e provincia dovremmo avere una media di quindici casi, invece ne riscontriamo venticinque l’anno».
Cecinati Articolo 02Qual è il rapporto con i genitori dei suoi piccoli pazienti?

«Prima di arrivare a Taranto, ho lavorato a Roma, Pescara e Bari; ho sempre avuto un buon rapporto con i genitori dei piccoli: non è un rapporto facile, ma quanto imparato nelle relazioni lo devo a loro; papà e mamma dei bambini attraversano un rapporto molto complicato della loro vita: quando uno di questi casi investe una famiglia, blocca ogni attività quotidiana, in casa come al lavoro; è, però, importante far capire che ci sei, che possono contare su di te».

Specialista, ma anche genitore. Il suo rapporto con i piccoli?

«E’ una delle cose più belle, ma dipende dall’età; con gli adolescenti non è sempre facile, loro vorrebbero stare ovunque tranne che in un reparto di ospedale; ho invece imparato dai piccoli, che ho assistito in chemioterapia: hanno una forza straordinaria, spesso molto superiore a quella degli adulti nelle stesse condizioni; e i bambini più fragili? Il più delle volte sono i più forti».

Esistono sintomi da monitorare? 

«Una vera prevenzione in età pediatrica non esiste, con la Fondazione Veronesi però siamo andati nelle scuole medie superiori per suggerire ai ragazzi uno stile di vita attento rispetto ad alimentazione, fumo e droghe; per quanto riguarda la cura, quando lo stato di salute cagionevole di un piccolo persiste, è bene rivolgersi a uno specialista».