Osimhen, campione dentro e fuori dal campo

Dopo l’ultima gara del Napoli, navigando su internet il calciatore nigeriano si imbatte nella foto di una sua connazionale, una ragazza con una sola gamba. Lancia un appello social, la trova, le parla, le promette di starle accanto. Una storia simile la sua. «Persi mamma da piccolo, papà senza lavoro, tanti sacrifici e la fortuna di diventare un talento. Oggi aiuto la mia famiglia e chi ha bisogno di conforto»

 

«Trovata, grazie a tutti quelli che mi hanno aiutato, Dio vi benedica!». Missione compiuta. Victor Osimhen, il ventiduenne nigeriano attaccante del Napoli, dopo aver visto sui social l’immagine di una donna, sua connazionale, senza una gamba, probabilmente un’ambulante,  poche ore prima aveva lanciato un appello sui social. Victor aveva chiesto ai suoi amici di internet come poter rintracciare quella donna mutilata.

Si sa quanto siano generosi i napoletani, specie quando in campo ci sia un calciatore già amatissimo e sentimenti forti. In brevissimo tempo il calciatore è stato accontentato e ha potuto comunicare a distanza con la donna.

Insieme hanno chiacchierato, una immagine di quell’incontro è stata subito postata dall’attaccante nigeriano, che non dimentica le sue umili origini: da ragazzino, infatti, vendeva acqua insieme ai fratelli per portare a casa pochi spiccioli.

Trascorse poche ore dal bel gol contro la Sampdoria nella vittoria maturata domenica scorsa a Genova, Victor si è rilassato davanti al suo pc. E’ stato durante la navigazione su internet che il calciatore si è imbattuto nella foto di quella donna che lavora pur con una gamba sola. Copiata l’immagine, ha subito postato quella stessa immagine aggiungendo un suo breve commento. «È scoraggiante – ha scritto Osimhen – ma, allo stesso tempo, una grande motivazione: vi prego non esitate a contattarmi per fornirmi qualsiasi informazione utile a farmi trovare questa ragazza». Come accade spesso nelle storie social, la richiesta del ragazzone nigeriano è circolata velocemente realizzando in men che non si dica il desiderio social di Osimhen. Il calciatore è riuscito ad avere il numero di telefono della donna con la quale ha effettuato una videochiamata.

 

GENEROSO, AMATISSIMO

L’attaccante del Napoli ha così dimostrato di essere un ragazzo dal cuore grande. Una generosità apprezzata anche in campo, in questa sua prima stagione in Serie A quando si spende come un matto anche per i compagni. Osimhen non ha disputato tante gare, è stato fuori lontano dai campi per motivi diversi, prima di ritrovare il campo e la via del gol (tre gol nelle ultime cinque partite di campionato).

Una storia a tinte drammatiche ma con lieto fine quella del ragazzo nigeriano, per giunta riportata sul sito del Napoli. «Sono nato e cresciuto in Lagos, in un posto chiamato Olusosun – racconta il ventiduenne attaccante – e cresciuto in un ambiente molto umile, fra mille difficoltà. Mia madre è venuta a mancare quando ero ancora piccolo, tre mesi dopo la sua scomparsa mio padre ha perso il lavoro: è stato un periodo molto difficile per me e i miei fratelli e sorelle, dovevo vendere acqua nelle strade trafficate di Lagos per poter sopravvivere».

«Difficile, complicato – ha proseguito nel suo racconto Victor – come il posto da cui sono venuto via; è un luogo in cui non c’è speranza, dove nessuno ti dice di credere in te. Faccio tutto questo perché credo che il calcio sia l’unica speranza per me e la mia famiglia, per poter vivere una vita dignitosa. Se aveste chiesto alle persone del luogo, vi avrebbero detto che non sarebbe uscito nulla di buono dalla famiglia di Victor. Invece, sono felice di dove sono ora, ho imparato a non abbattermi e a credere in me stesso».

 

 «PAPA’, QUANTA FATICA!»

Papà ha faticato tanto per non far mancare niente ai propri figlioli. «Crescendo, questa esperienza mi ha insegnato molto. Ho avuto un’infanzia dura, a differenza di altri bambini – verso i quali non provo invidia, ci mancherebbe – che magari se la godono. Io ho imparato quello che nessuna scuola ti può insegnare: sopravvivere, impegnato com’ero a guadagnare da vivere, per me e la mia famiglia. Sono andato via di casa che ero molto giovane. Vivevo in mezzo al traffico di Lagos, cercando di fare lavoretti: tagliavo l’erba, facevo commissioni per altre persone, portavo l’acqua ai vicini; guadagnavo così qualche soldo per mangiare e aiutare la mia famiglia. Confesso di avere avuto una infanzia dura, non c’è nulla di quel periodo che mi sia veramente piaciuto. Forse anche le lotte quotidiane mi hanno aiutato a maturare e diventare quello sono».

I sogni son desideri, il Napoli ne ha realizzato uno, uno dei più importanti. «Se qualcuno, tre anni fa, mi avesse detto che avrei giocato in una delle squadre più importanti al mondo non ci avrei creduto: ho trascorso momenti difficili al Wolfsburg, sono stato rifiutato da due squadre belghe e poi sono stato reclutato dallo Charleroi. La mia vita era molto stressante all’epoca. Circa tre anni fa. Se qualcuno mi avesse detto che avrei firmato per il Napoli avrei risposto che sarebbe stato impossibile. Ora credo che nulla sia impossibile. Ho continuato a lavorare e fare le mie cose e ora sono qui».

 

I SOGNI SON DESIDERI…

Ecco, dunque il sogno che si avvera, con il pensiero rivolto a chi ha bisogno e viene da storie simili alla sua. «E’ un sogno che si avvera e sono grato per questo. Ancora prima di firmare con il Napoli, moltissimi tifosi del Napoli mi scrivevano, mi parlavano della città. Mi dicevano che la città era bella, che la gente è meravigliosa. Non credo che a Napoli esistano persone razziste, non ho mai visto nulla del genere da quando sono arrivato. E’ stato fantastico vedere la passione della gente per il calcio. Il Napoli è la loro vita e i tifosi darebbero qualsiasi cosa pur di vedere la squadra vincere».

Victor e un altro grande obiettivo. «Un altro sogno: vincere il premio per il miglior calciatore africano dell’anno. Devo fare ancora molta strada e sto lavorando per raggiungere questo obiettivo. Penso di essere sulla strada giusta. Non sarà semplice, ma come persona avere una famiglia sarebbe un sogno. Ho ancora molte cose da fare e quindi per ora non ci penso. Il calcio è l’unica cosa che ho in testa ora, voglio concentrarmi su questo. Il mio idolo è stato Didier Drogba, un vero esempio per me e tutti i ragazzi come me. E’ stato un amore a prima vista con il suo calcio: un giorno, mentre mi allenavo, mia zia mi ha chiamato, chiedendomi se sapessi chi le ricordavo: mi ha detto di andare a vedere come giocava Drogba. Ecco, proprio in quell’occasione mi sono innamorato del suo modo di giocare e del suo straordinario carattere».