Don Marco Gerardo, preparatore spirituale del “Carmine”

«Non è folklore, ma preghiera. L’impegno della Confraternita a sostegno dei più deboli. Oggi c’è più sofferenza, la Mensa dei poveri accoglie cento ospiti al giorno. Da settembre al Venerdì santo, preghiamo, per tutti»

Nelle scorse settimane abbiamo avuto un confronto di carattere religioso con don Marco Gerardo, parroco della chiesa del Carmine di Taranto. Abbiamo parlato dei bisogni della comunità cristiana e di quanto la Confraternita da lui rappresentata, come la nostra cooperativa, “Costruiamo Insieme” di cui è stato ospite, siano impegnate a sostegno dei deboli con percorsi diversi, ma sostanzialmente simili. L’obiettivo è dare speranza, fiducia a quanti avvertono un momento di abbandono.

Alla vigilia dei Riti della Settimana Santa a Taranto vissuti come in nessuna altra città italiana, abbiamo voluto sentire nuovamente don Marco, questa volta in veste preparatore spirituale della Confraternita del Carmine.

Dunque, don Marco, ci spieghi qual è il suo compito.

«Fare in modo che chiunque si accosti alle manifestazioni della Pietà popolare tarantina, come quella del Venerdì santo, possa comprendere che vivere intensamente i Sacri riti non è un momento di folklore ma un insieme di eventi di fede, preghiera ed evangelizzazione».

Prepararsi alla Settimana Santa, volendo entrare nello specifico.

«Detto che l’organizzazione pratica richiede mesi di lavoro, in qualità di confraternita svolgiamo una preparazione di tipo spirituale che comincia con l’Anno pastorale, dunque da settembre; personalmente ho introdotto alcuni momenti nella comunità della Confraternita, facendo in modo che il Venerdì santo non colga impreparati i confratelli: pertanto, una catechesi specifica; ogni giovedì sera, una breve lectio divina con commento della Parola e un fioretto da fare il venerdì successivo – perché ogni venerdì possa essere preparatorio al Venerdì santo – con una preghiera rivolta all’immagine di Gesù morto».I GIORNI Articolo 01 - 1Dopo le festività natalizi, i confratelli entrano nel clima della Passione.

«Esiste una forma di rispetto verso il Natale, ma dal 7 gennaio in poi i confratelli si proiettano in modo positivo verso questo clima: preghiera, pensiero e preparazione di quanto verrà vissuto in questi giorni».

Quanti sono i confratelli, c’è una continua domanda per entrare a far parte della Confraternita del Carmine?

«Al momento i confratelli sono 2.400, la più grande confraternita dell’Arcidiocesi di Taranto, probabilmente anche della Puglia; ogni anno svolgiamo un corso di noviziato con una media intorno alla cinquantina di adesioni; quando ho cominciato erano diciassette, dall’anno successivo non abbiamo mai registrato un numero inferiore alle cinquanta domande».

Un tempo le raccolte di danaro per finanziare i Riti e opere di beneficenza, si chiamavano “aste”, successivamente “gare”. La Confraternita svolge anche un impegno quotidiano. 

«La Mensa dei poveri, a Taranto non ha bisogno di presentazione: abbiamo spostato la sede storica da via Cavour, purtroppo – il numero dei bisognosi è in costante aumento – perché troppo piccola; nel frattempo abbiamo conosciuto nuove fasce di poveri: pensionati, monoreddito, persone con alle spalle dolorose separazioni o con una libera professione con la quale a malapena riescono ad affrontare il mantenimento dei figli e non possono pensare a se stessi: così chiedono quotidiana assistenza a noi; le nuove povertà possiamo dire di averle conosciute tutte: la mensa non conosce pausa, non chiude a Natale, Capodanno, Ferragosto; ogni giorno assiste un centinaio di persone».I GIORNI Articolo 02 - 1In questo sistema di mutuo soccorso subentrano anche i confratelli.

«Esiste l’aiuto meno conosciuto: sono tante le famiglie di confratelli assistite dalla segreteria della Confraternita che chiedono aiuto: per l’acquisto di un paio di occhiali, il pagamento di una bolletta o un intervento chirurgico; sono, inoltre, testimone degli interventi di confratelli nei confronti di non iscritti che hanno bisogno di interventi economici e materiali».

I passaggi religiosi che portano al Venerdì santo.

«Da settembre, dicevo: catechesi e preghiera, l’offerta di piccoli sacrifici spirituali, quelli che un tempo si chiamavano fioretti; nella Quaresima l’attività spirituale si intensifica: Mercoledì delle ceneri, un momento di interiorità: meditare sull’orientamento che si dà alla propria vita, fa bene a tutti, non solo ai confratelli; ogni domenica la celebrazione dell’Eucarestia, la Via Crucis molto amata a Taranto; poi un corso di preghiera e meditazione sulla Passione del Signore con altre cinque confraternite delle diocesi di Taranto e Castellaneta; una delle cose che abbiamo voluto realizzare in questi anni, è stata proprio l’apertura nei confronti di altre realtà: oggi occorre fare “rete”, sarebbe assurdo non lo facesse la comunità cristiana che ha nel suo dna la Comunione».

Partecipa alla Processione dei Misteri anche chi non ha preso parte alle gare.

«Esiste un lavoro di organizzazione senza il quale non avremmo lo stesso risultato di preghiera: anche chi non si “veste” durante la Processione dei Misteri, in realtà la sente sua, in quanto nella perfetta riuscita dell’evento religioso c’è la sua preghiera, perché pregano tutti, non solo le anime incappucciate».