Papa Francesco e l’arcivescovo di Taranto durante la Cinquantesima Giornata mondiale per la pace, rivolgono un invito ai fedeli. Sua eccellenza, monsignor Filippo Santoro, ribadisce quanto dichiarato al sito “Costruiamo Insieme” in una intervista esclusiva.  Abbracciare ogni uomo, specie quelli che soffrono e che fuggono da persecuzione, guerra, fame e morte.

In questi giorni, papa Francesco e l’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, hanno prestato molta attenzione dei loro discorsi di fine-inizio anni al tema dei migranti. Lo ha fatto Sua Santità durante l’Angelus, lo ha fatto l’arcivescovo nel corso di un impegno svoltosi a Sotto il Monte, in provincia di Bergamo, paese natale di Papa Giovanni XXIII, santo dei nostri giorni, per partecipare alla Cinquantesima Marcia per la Pace. L’inizio dell’anno, lo stesso monsignor Filippo Santoro, in occasione della Cinquantunesima  Giornata mondiale della pace sul tema “Migranti e Rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”. In questa occasione, l’arcivescovo ha ribadito e dato forza alle sue posizioni sulla migrazione, argomento sul quale si è già volentieri intrattenuto rilasciando una lunga intervista al sito di “Costruiamo Insieme”.

Papa Francesco, nel suo intervento ha parlato dei bisogni degli uomini, ponendo l’accento proprio sui più deboli e disagiati. E proprio a queste persone è stato dedicato il tema della Giornata Mondiale della Pace: “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”.

«Una pace – ha sottolineato Sua Santità – che è diritto di tutti; molti di loro (migranti e rifugiati, ndr) sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso; sono disposti ad affrontare fatiche e sofferenze».

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SUA SANTITA’: NON SPEGNIAMO LA SPERANZA

«Per favore – proseguito papa Francesco – non spegniamo la speranza nel loro cuore; non soffochiamo le loro aspettative di pace! È importante che da parte di tutti, istituzioni civili, realtà educative, assistenziali ed ecclesiali, ci sia l’impegno per assicurare ai rifugiati, ai migranti, a tutti un avvenire di pace. Ci conceda il Signore di operare in questo nuovo anno con generosità, con generosità, per realizzare un mondo più solidale e accogliente. Vi invito a pregare per questo, mentre insieme con voi affido a Maria, Madre di Dio e Madre nostra, il 2018 appena iniziato. I vecchi monaci russi, mistici, dicevano che in tempo di turbolenze spirituali era necessario raccogliersi sotto il manto della Santa Madre di Dio. Pensando a tante turbolenze di oggi, e soprattutto ai migranti e ai rifugiati, preghiamo come loro ci hanno insegnato a pregare: “Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta”».

«Vorrei che sentiste tutti il grande respiro della Chiesa – riferendosi proprio alle parole pronunciate dal Santo Padre, ha dichiarato l’arcivescovo Filippo Santoro – che nella misericordia, come dice Papa Francesco nel suo messaggio, cerca di abbracciare ogni uomo, specie quelli che soffrono e che fuggono da persecuzione, guerra, fame e morte».

«Ci auguriamo una pace che accolga e abbracci: “Chi è animato da questo sguardo – dice il papa – sarà in grado di riconoscere i germogli di pace che già stanno spuntando e si prenderà cura della loro crescita. Trasformerà così in cantieri di pace le nostre città, spesso divise e polarizzate da conflitti”».

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SUA ECCELLENZA: TARANTO CITTA’ DI PACE E ACCOGLIENZA

«La pace è sì un dono di Dio – prosegue nel suo messaggio monsignor Filippo Santoro – ma ha bisogno dei suoi “costruttori”. Tutti dobbiamo esserne operatori. L’idea di edificare città di pace deve accompagnare i propositi dell’anno che viene. Porto in questa marcia, con tanti giovani provenienti da tutta l’Italia, l’intenzione di rafforzare la comunione nella mia città, Taranto, manifestando il mio sostegno a tutti coloro che vorranno battersi per essa praticando i ponti del dialogo e del confronto. Taranto è sì la Città dei Due Mari ma anche dei tre ponti, è come se strutturalmente raccontasse lo sforzo sempre maggiore di riunire, di collegare di raccordare, non di spartire, di separare di fronteggiare».

«Non dobbiamo scoraggiarci mai – ha concluso Sua Eccellenza – oggi il nostro quarto ponte potrebbe essere quel protocollo d’intesa, di programma, auspicato dal nostro sindaco Melucci, per rendere maggiori garanzie in questo cammino del Governo e delle forze locali per cominciare a colmare il debito ecologico, per usare un termine dell’enciclica “Laudato Si’ ”, che l’Italia ha con la Città di Taranto. Avanti nel dialogo franco e raccoglieremo buoni frutti».