Una medaglia con due facce
“Boom – Il tuo party liceale”. Una pagina Facebook, un social network. A leggere pensi ad una iniziativa volta ad aggregare, un luogo dei giovani per i giovani, una occasione di incontro, di scambio. Luoghi dove, dentro una metropoli come Milano, gli adolescenti possano trovare il loro spazio per stare insieme, per divertirsi, per “consumare” dentro una comunità larga la loro adolescenza uscendo dalla gabbia della solitudine, dell’isolamento, dalla dipendenza diffusa dai video giochi.
Invece scopri, in un tranquillo lunedì sera, uno dei pochi in cui torni a casa presto e il divano ti sembra il luogo meno frequentato della casa, che “Boom” è ciò che non avresti mai immaginato.
In un servizio di Striscia la notizia, nota trasmissione di Canale 5, l’inviato Max Laudadio ha documentato, con telecamere nascoste, immagini raccapriccianti: ragazzi e ragazze dai 14 ai 16 anni liberi di consumare non un momento di socializzazione – ameno come la intende la mia generazione dei padri degli attuali adolescenti – ma liberi di consumare alcool e droghe come fosse una cosa normale. Senza limiti e senza freni. Tutto all’interno e all’esterno di un locale pubblico che dovrebbe sottostare a regole precise e, anzi, dovrebbe garantire il rispetto di quelle regole. E non solo di consumarle, anche di venderle le droghe: non solo fumo ed erba, ma anche micidiali droghe sintetiche, quelle che il cervello te lo sciolgono davvero. Te lo spappolano, bruciano la dimensione di persona per portarti alla stessa consistenza del nulla.
Ancora con quelle immagini che non riesci a rimuovere dalla mente e con qualche brivido che ti percorre ancora la schiena, un po’ più tardi un telegiornale lancia la notizia di un gruppo di quindici minorenni arrestati perché devastavano esercizi commerciali gestiti da immigrati al grido: “Tornate al vostro Paese!”. Nove le azioni messe a segno. Anche in questo caso le riprese delle telecamere lasciano stupiti: una lucidità da delinquente incallito, la chiarezza rispetto all’obiettivo da colpire e, soprattutto, il gruppo, il branco (perché è facile ricondurre queste pratiche ad istinti animaleschi) che l’informazione si preoccupa di definire baby gang specificando che tutti provengono da “famiglie per bene”. Strano accostamento! Perlomeno avventato!
Mercoledì sera, un giovane nigeriano è stato aggredito e accoltellato a Rimini da un trentenne al grido “Brutto negro di merda, vattene da qui!”. Neanche il padre, che era in macchina con lui è riuscito a placare la rabbia, l’insofferenza e l’odio razziale del figlio. Il trentenne è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio aggravato dalla matrice razziale.
Negli stessi giorni, Papa Francesco lancia sui social un appello ai giovani con un video messaggio: “La Chiesa e la società hanno bisogno di voi. Con il vostro approccio, con il coraggio che avete, con i vostri sogni e ideali, cadono i muri dell’immobilismo e si aprono strade che ci portano a un mondo migliore, più giusto, meno crudele e più umano. Però, occorre riconoscere che in questi nostri tempi c’è bisogno di recuperare la necessità di riflettere sulla propria vita e proiettarla verso il futuro”.
Riflettere sulla propria vita e proiettarla verso il futuro. O, semplicemente, riflettere sul valore della vita, senza pensare a quanto ti restituisce rispetto a quanto dai.
Soprattutto, senza bruciarla!