Giuseppe Bungaro, diciannove anni, già Eccellenza italiana

A quindici ha inventato un nuovo stent pericardiaco. Insignito dal presidente della Repubblica, ha lavorato in una pizzeria per pagarsi scuola guida e benzina per andare spesso a Lecce, ad assistere ad interventi in sala operatoria.

Scienziato in erba. Ha appena diciannove anni, all’età di quindici aveva ideato un nuovo stent pericardiaco capace di ridurre ai minimi termini i rischi post-operatori dei pazienti. Lo scorso anno aveva vinto la Medaglia d’oro alle Olimpiadi internazionali dei Progetti Scientifici, tanto da esser autorevolmente inserito nelle Cento Eccellenze Italiane in veste di giovane talento della medicina (European Union contest for young scientists).

L’ultimo riconoscimento lo ha ritirato a Taranto, nella Cattedrale di San Cataldo in Città vecchia. Cornice, il “Mysterium Festival”, la rassegna di Fede, Arte, Cultura, Musica, Storia e Tradizione promossa dal Comitato scientifico presieduto da Donato Fusillo, coordinato da Adriana Chirico, e patrocinato dall’Arcidiocesi di Taranto in collaborazione con Comune di Taranto, Orchestra della Magna Grecia, Mibac, Regione Puglia e le Corti di Taras. Alla fine del concerto di Pasqua, eseguito dall’Orchestra della Magna Grecia e diretto dal maestro Piero Romano, il celebrato diciannovenne in questione, Giuseppe Bungaro, si è lasciato andare ad una convincente dichiarazione. A porgli il microfono, Nicla Pastore, conduttrice della serata. «Sono fiero del premio – ha dichiarato Bungaro, studente tarantino arrivato da Fragagnano, dove vive insieme con i suoi genitori – è segno che la città di Taranto non perde di vista i suoi figli che si impegnano in qualsiasi campo della vita, nella Medicina nel mio caso; anche per questo motivo, fiero della mia gente, difficilmente andrò via dall’Italia, non mi farò lusingare da borse di studio provenienti dall’estero…».COPERTINA Domenicale - 1 copiaMEGLIO IL SILENZIO DI UNA SALA OPERATORIA, CHE APPLAUSI

Applausi a scena aperta. Disinvolto nel parlare, Giuseppe, tradito dall’emozione, il suo viso arrossisce a causa di tanta attenzione. Preferisce di sicuro il silenzio della sala operatoria. Agli applausi le pulsazioni di un cuore, che può finalmente osservare stando ad un passo dal professore Luigi Specchia, il chirurgo che lo considera a ragione uno dei suoi più attenti “collaboratori”. Anche se quel giovanotto con quel paio di occhialoni si direbbe disposto a fare qualcosa di più, oggi deve solo assistere. «E’ già tanto – dice a proposito Giuseppe Bungaro – ho sempre sognato di far parte di una equipe medica, in qualche modo ho coronato il mio sogno: voglio fare il chirurgo, ma oggi mi accontento di fare lo spettatore, imparare le tecniche grazie a un grande chirurgo».

Bella la storia di Giuseppe. Non avendo ancora diciotto anni, dunque non avendo la patente, si svegliava all’alba per prendere il treno del mattino e trasferirsi Lecce, destinazione la città ospedaliera. partendo da Taranto. Aveva tenuto uno stage al Maria Cecilia Hospital di Cotignola, vicino Ravenna. Con l’aiuto di papà e mamma aveva preso casa in fitto, non voleva saltare una sola lezione. «Cose dell’altro mondo – ha dichiarato più di una volta Specchia, il suo “insegnante” – mai viste cose così, un giovanissimo così appassionato di Medicina, un predestinato alla carriera di chirurgo». Oggi Giuseppe ha diciannove anni. Lavora il sabato sera in pizzeria, mettere i soldi da parte per pagarsi la benzina e viaggiare da Taranto a Lecce.

PATENTE E BENZINA, COL LAVORO IN PIZZERIA

Figlio di un operaio Ilva, Bungaro comincia la sua esperienza in sala operatoria con Fausto Castriota, coordinatore dell’Unità Operativa di Emodinamica e Cardiologia Interventistica di Maria Cecilia Hospital e ora all’Humanitas di Bergamo. Passava le estati in Romangna, a Lugo. Lo ricorda bene il professor Specchia, cardiochirurgo di Lecce con cui oggi collabora il giovane tarantino. Castriota gli telefonò chiedendogli se avesse voluto seguirlo personalmente, considerando che Giuseppe aveva un solo desiderio: fare il chirurgo. Così è tornato a casa.

Giuseppe si presenta in ospedale quando può. Approfittando di qualche giorno di sciopero o durante assemblee scolastiche. Nel marzo scorso, il presidente Sergio Mattarella lo ha nominato ‘Alfiere della Repubblica’. Completata la maturità, Giuseppe tenterà il concorso a Roma per entrare alla facoltà di Medicina. «La tentazione di trasferirmi all’estero – ha detto Giuseppe – e diventare cardiochirurgo l’ho anche avuta, ma voglio restare nel mio paese, aiutare la mia gente, quanti avranno bisogno di assistenza».