Negozi orientali in centro a Taranto. La città si apre a un mondo nuovo. Generi alimentari e prodotti artigianali. Non solo per indiani, pakistani, cingalesi

IMG-20171027-WA0030Da qualche tempo nel centro di Taranto hanno avviato la propria attività negozi che commerciano articoli alimentari e prodotti artigianali orientali. Negozi sorti di recente in via Principe Amedeo e via Berardi, perfino in via D’Aquino, il salotto buono di Taranto.

E’ il fronte di una nuova impresa che commercia prodotti indirizzati non solo a propri connazionali, ma anche ad attività locali e agli stessi residenti che cominciano con l’apprezzare la cucina, quando parliamo di attività che commerciano generi alimentari, e manufatti artigianali orientali.

Aprire un’attività con i crismi necessari, oggi è una bella impresa. Il commercio in generale è in crisi. E’ sufficiente fare un giro in città per vedere alcune delle sue vie, un tempo floride e votate al commercio, oggi praticamente abbandonate a se stesse, desolate. Giorni fa un vecchio commerciante tarantino non nascondeva stupore misto a una certa ammirazione. Una di queste nuove attività a due passi dalla sua aveva “riacceso” una vetrina e la speranza che qualcosa, in qualche modo, stesse cambiando. «Questa gente – diceva – dà luce in uno degli angoli cittadini un tempo ambìti dai nostri commercianti: fino a poche settimane fa io e la mia attività ci sentivamo isolati, al buio, adesso accanto abbiamo una vetrina illuminata, un’insegna che alimenta una piccola speranza».

Nuove attività con prodotti e manufatti artigianali di origine orientale. Non solo vetrine e insegne daccapo illuminate. Questi, infatti, rappresentano impegni che producono economia, piccola o grande che sia. Intanto i “nuovi commercianti” occupano negozi sfitti, che diversamente come unico scopo avrebbero avuto l’incupire di più un settore, il commercio, e una città intenzionata a riprendersi, ma che continua a trovare una serie di paletti difficili da abbattere. Crisi, regole e condizioni con le quali diventa sempre più complicato confrontarsi.

Ma la città è il riflesso della globalizzazione. Non certo florida, opulenta come nel periodo fra gli anni ’70 e gli anni ’90. Non sono più quei tempi, molte sono le griffe ad aver chiuso battenti provocando un effetto-domino sull’intero tessuto economico locale.

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Ma da qualche parte occorre ripartire. Da nuovi investimenti, anche con piccoli contributi come l’apertura di negozi “orientali” nei quali, insistiamo, non si servono solo indiani, pakistani, cingalesi. Attività di ristorazione, tarantini affascinati da un nuovo tipo di cucina, hanno iniziato ad entrare e frequentare queste nuove attività.

Altri negozi realizzano prodotti artigianali, collane, braccialetti, elementi decorativi in genere, a prezzi contenuti, un po’ come il nuovo trend delle attività commerciali presenti sul territorio. Insistono i brand storici, ma nel frattempo la città si è aperta all’idea di una politica più abbordabile considerando la posizione odierna di una famiglia tarantina media. Dunque, benvenuta nuova economia, nuovo modo di vedere le cose. E’ giunto il momento di aprirsi a un mondo nuovo, un modo di guardare e approcciarsi a un mercato fino a qualche tempo fa impensabile. E’ una novità, ma anche una discreta boccata di ossigeno per una Taranto che invoca una nuova ripresa.